Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/07/2019, a pag.9, con il titolo "Teheran: abbiamo superato i limiti di uranio", la cronaca di Francesco Semprini.
Fabio Scuto in un pezzo sul FATTO QUOTIDIANO che non riprendiamo, disinforma contro Israele. La strategia è quella consueta: far passare l'Iran per la vittima e gli Usa (insieme a Israele) per l'aggressore. Il titolo è già una sintesi di disinformazione: "L'Iran vuole la Bomba, Israele mette l'elmetto", poiché, con la parola "elmetto", allude a un supposto militarismo israeliano. Equilibrata, invece, la cronaca di Semprini.
Fabio Scuto
Ecco l'articolo:
Francesco Semprini
Battaglia nei cieli della Siria e del Mediterraneo. Israele ha lanciato nella notte un attacco aereo e missilistico sui sobborghi di Damasco, proprio quando Teheran annuncia di aver superato il tetto massimo di arricchimento dell'uranio concesso dall'accordo sul nucleare.
L'attacco aereo e missilistico ha colpito una base che ospita le Guardie rivoluzionarie iraniane e un centro di ricerca a Jamraya. Un secondo raid ha interessato l'area di Homs, dove sono stati presi di mira un laboratorio e un aeroporto militare dove si basano sempre gli iraniani e il movimento sciita libanese di Hezbollah, alleato del governo di Damasco. Il bilancio complessivo è di almeno 16 persone morte, sei civili tra cui donne e bambini, riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo cui gli altri dieci sono miliziani lealisti di nazionalità non meglio precisate. Le difese anti-aeree siriane hanno cercato di neutralizzare l'attacco con missili intercettori, ma inutilmente. Un vettore terra-aria di Damasco sarebbe finito addirittura a Cipro, mentre i media siriani parlano di un caccia israeliano abbattuto, anche se al momento non ci sono conferme oggettive. A conferma del fermento bellico che anima la Siria occidentale, poco prima dei raid israeliani Hezbollah aveva proceduto a un ridispiegamento tattico delle forze operative in territorio siriano, trasferendole dal sud di Damasco alla parte occidentale della capitale verso l'area montagnosa del Qalamun, non lontano dal confine libanese.
È il primo raid israeliano contro obiettivi iraniani dopo la crisi nel Golfo e giunge, forse non a caso, in coincidenza dell'annunciato superamento dei limiti di riserve di uranio a basso arricchimento (al 3,67%) da parte dell'Iran, ufficializzato dal ministro degli Esteri, Javad Zarif. Il limite di 300 chili, rigidamente concesso dall'accordo in cambio dell'abolizione delle sanzioni, è stato superato - affermano gli iraniani - come conseguenza dell'uscita degli Usa dal patto firmato nel 2015 e della imposizione di nuove severe sanzioni, le ultime delle quali imposte da Donald Trump direttamente sulla testa del leader supremo, l'Ayatollah Khamenei. «Lo avevamo annunciato. Riteniamo che sia un nostro diritto nell'ambito» dell'accordo, dice Zarif. La conferma giunge poco dopo dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) dell'Onu e viene cavalcata con forza dal premier israeliano Benyamin Netanyahu: «L'Iran avanza a passo veloce nella produzione di armi nucleari, violando espliciti impegni».
La replica di Teheran è rivolta a Washington: «Se l'Iran verrà costretto a entrare in guerra, la sua durata ed estensione sarà imprevedibile», avverte il generale Gholamali Rashid, alto esponente delle Guardie della rivoluzione iraniana. Gli Stati Uniti devono stare attenti a non fare «errori irreversibili di calcolo» traendo insegnamento «dalle loro esperienze militari in Iraq e Afganistan».
Anche gli Usa sono stati, nella notte tra domenica e lunedì, protagonisti di raid aerei negli infuocati cieli siriani, in particolare ad Aleppo. Ma con l'obiettivo di colpire una milizia qaedista locale nota come Hurras ad Din (Difensori della fede). «L'operazione ha preso di mira membri di al Qaeda in Siria responsabili di pianificare attacchi contro cittadini americani, nostri partner e civili innocenti», afferma il Comando centrale Usa secondo cui «il Nord-ovest della Siria rimane un rifugio sicuro per i terroristi», oltre ad essere un infuocato crocevia dei più disparati interessi destinato a ridisegnare la mappa mediorientale.
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