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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Israele può avere fiducia nella Germania? 02/07/2019

Israele può avere fiducia nella Germania?
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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La bandiera israeliana proiettata sulla Porta di Brandeburgo, a Berlino

I leader tedeschi e i politici in visita in Israele regolarmente rilasciano dichiarazioni dirette a Israele secondo cui una soluzione a due stati è il modo per porre fine al conflitto con i palestinesi. Uno tra i molti recidivi è l'ex leader socialista e il ministro degli esteri Sigmar Gabriel, un estremista anti-israeliano. Nella valutazione indiretta che segue dà questa spiegazione: Il genocidio degli ebrei durante la generazione dei nostri nonni è una parte orribile del nostro passato. La Germania contemporanea è una democrazia che ha imparato le lezioni necessarie dalla propria storia. Siamo una nazione potente tra le nazioni del mondo. Abbiamo quindi il diritto di dirti come dovresti agire nei confronti dei palestinesi. Già quando ero un bambino un governo tedesco eletto democraticamente aveva una sua politica nei miei confronti. Nella prima metà degli anni '40, durante l'occupazione tedesca, ero nascosto nei Paesi Bassi. Se i nazisti mi avessero trovato, avevano due opzioni. Avrebbero potuto mandarmi a Sobibor per essere gasato o a Birkenau dove mi attendeva lo stesso destino. Successivamente il mio corpo sarebbe stato bruciato insieme a quello di molti altri ebrei e non avrei avuto alcuna tomba. I governi democratici tedeschi del dopoguerra hanno giustamente riconosciuto di essere i legali successori del governo nazista democraticamente eletto. La popolazione tedesca non ha completamente digerito l'orribile storia della generazione dei loro nonni. Ciò significa che le sue istituzioni dovrebbero astenersi dall'interferire nelle raccomandazioni politiche che mi riguardano. Il motivo principale è stato appena menzionato. Eppure di motivi ce ne sono molti altri, molti tedeschi hanno oggi atteggiamenti radicalmente diversi rispetto alla maggioranza nella generazione dei loro nonni. Ma c'è anche una piccola parte che si identifica con le politiche del regime nazista. Ma ancora più importante è un altro gruppo rilevante, le cui opinioni demonizzano Israele come i loro nonni usavano fare con gli ebrei.

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Dal 2004 al 2014, sono stati effettuati sette sondaggi su questo argomento. Ai tedeschi è stato chiesto se fossero d'accordo con affermazioni come: "Israele conduce una guerra di sterminio contro i palestinesi", o "Israele sta agendo nei confronti dei palestinesi come i nazisti hanno agito nei confronti degli ebrei". Un sondaggio condotto dalla Fondazione Bertelsmann nel 2013 ha rilevato che il 41 % della popolazione tedesca era d’accordo. Nel 2007 la percentuale era del 30%, equivalente a oltre 25 milioni di tedeschi adulti che credono che Israele si comporti nei confronti dei palestinesi come i nazisti. Nella visione contemporanea del mondo occidentale comportarsi come i nazisti rappresenta il male assoluto. Lo stesso vale per le intenzioni genocide. L'ampio consenso dei tedeschi riguardo a queste affermazioni su Israele rivela anche che vaste parti della popolazione non ha compreso l'essenza della storia criminale del proprio paese. Inoltre, illustra come vasti segmenti dei giornalisti che fanno opinione in Germania sono corresponsabili in modo elevato nella diffusione di queste false notizie. Tuttavia, questa volta, non sono i giornali nazisti come Der Stuermer di Julius Streicher o il Voelkische Beobachter del NSDAP, il Partito operaio socialista nazionale. Oggi gran parte dell'istigazione viene da una varietà di media progressisti. Contro lo sfondo di cui sopra non importa se la demonizzazione sia causata da criminali di destra o progressisti. Ci sono altre ragioni per cui i politici tedeschi non dovrebbero dire a Israele come risolvere i suoi conflitti. La Germania democratica non è stata in grado di sopprimere l'antisemitismo. La cancelliera Angela Merkel continua a dire quanto ne provi vergogna. Perchè non agisce in modo da non doversi vergognare del proprio paese? Ma non finisce qui, in una società in cui l'antisemitismo non può essere sradicato, la cancelliera Merkel ha accolto più di un milione di immigrati. Tra questi molti provengono dai paesi più antisemiti del mondo. Alla fine anche Merkel ha dovuto ammettere che al di là dell'antisemitismo dei nativi tedeschi, l'antisemitismo importato dagli immigrati musulmani si è aggiunto all'odio già esistente nel paese.

Ci sono altre ragioni per cui i tedeschi dovrebbero rimanere in silenzio riguardo a ciò che Israele dovrebbe fare. In nessun altro paese gran parte della popolazione ha opinioni che ricordano la generazione criminale dei nonni come è oggi la società palestinese. Nelle uniche elezioni parlamentari palestinesi - quelle del 2006 - il movimento genocida di Hamas ha ricevuto la maggioranza assoluta. Tuttavia il governo tedesco autorizza un altro movimento genocida, Hezbollah, a operare in Germania. Approvato da tutti in partiti tranne il populista AfD. I tedeschi sono quindi anche meglio preparati per riconoscere un simile odio che proviene dalla società palestinese. Ciò vale anche per l'Iran, con cui la Germania è fin troppo amichevole. Lo stesso si può dire anche per molte altre parti del mondo musulmano, includendo anche cittadini musulmani europei così come ovunque in Occidente. Dato che i tedeschi non hanno trovato il luogo dove ero nascosto , la mia vita è stata come un bonus ricevuto. Ho imparato da quella lezione a vivere grazie a quella circostanza fortunata in un ambiente molto sfortunato. Quella lezione mi ha spinto a seguire attentamente gli sviluppi della Germania, che vota contro Israele alle Nazioni Unite. Danny Danon, ambasciatore israeliano presso l’Onu, ha sottolineato che Israele rappresenta lo 0,1% della popolazione mondiale, ma riceve il 78% delle condanne delle Nazioni Unite. Un'altra lezione che ho imparato è stata l’importanza di seguire con attenzione la profonda ipocrisia di ampi settori della Germania contemporanea e del suo governo.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC


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