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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.07.2019 Con un libro, meglio due o più in valigia...
Rassegna di libri per l'estate, di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 luglio 2019
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «Con un libro, meglio due in valigia...»

Con un libro, meglio due in valigia...
Rassegna di libri per l'estate, di Giorgia Greco

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“….i libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante; e il singolo libro non insinua soltanto se stesso nel nostro animo, ma fa penetrare in noi anche i nomi di altri, e così l’uno fa venire il desiderio dell’altro” (Lettera del 1346 di F. Petrarca all’amico Giovanni Anchiseo)

Da quel lontano 1346 i libri hanno cambiato aspetto e forma ma continuano ad essere compagni di strada preziosi, insostituibili occasioni per imparare o per divertirsi e le librerie luoghi di condivisione, scambio, crescita. In un’epoca dominata dalla tecnologia riporre lo smartphone e aprire un libro è un gesto inconsueto, quasi coraggioso e non solo per i più giovani! Eppure la soddisfazione e il piacere che assicura la lettura di un bel saggio, di un romanzo avvincente o di una saga familiare sono innegabili per la capacità che hanno i libri di arricchire la nostra anima e di offrire una nuova prospettiva da cui guardare il mondo. Nel tempo ritrovato e lento delle vacanze vi proponiamo una breve selezione di libri che include tutti i generi, dal saggio alla narrativa, dal libro di cucina alla raccolta di storielle ebraiche per divertirsi e imparare. Sono testi che illuminano il mondo di una nuova luce: alcuni ci cambieranno, altri ci turberanno risvegliando emozioni sconosciute. Tutti racconteranno la straordinaria ricchezza del mondo ebraico.

Tra me e te il mare
Nurith Gertz
Mesogea

Tratto da una storia vera e tradotto per la prima volta in italiano “Tra me e te il mare” è il romanzo di un amore difficile in tempi complessi in cui l’autrice, nata in Israele nel 1940 e docente emerita di Letteratura e Cinema alla Open University, mette in scena due protagonisti indimenticabili. Rachel Bluwstein, una delle più importanti poetesse israeliane, e Michael Bernstein sono entrambi ebrei russi che si incontrano nel 1913 a Tolosa dove lei, che proviene dalla Palestina ed è stata tra i pionieri dei primi kibbutz sorti sulle rive del lago di Tiberiade, studia agronomia mentre lui studia ingegneria elettrotecnica. Sono due creature diverse, accomunate da un’acuta sensibilità, profondamente innamorate l’una dell’altra. Ma con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e con le grandi trasformazioni della Rivoluzione russa, la loro storia d’amore, le loro esistenze, i loro ideali, la singolare intimità a distanza che li lega finiscono travolti dalla Storia. Seguire i loro destini, ricostruiti da Nurith Gertz a partire dalla traccia che ne rimane, ventinove lettere scritte da Michael, è compiere un viaggio nel labirinto delle passioni dell’anima e delle delusioni storiche del Novecento.

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La lingua che visse due volte
Anna Linda Callow
Garzanti

Attraverso le sorprendenti peripezie di una lingua, l’autrice che ha insegnato Lingua e letteratura ebraica presso l’Università degli Studi di Milano e ha tradotto numerosi libri dall’ebraico, dallo yiddish e dall’aramaico, ci accompagna in un viaggio nella storia e nella letteratura di una cultura millenaria. Nella Bibbia il Dio della Genesi crea la luce e ordina il cosmo parlando ebraico, e all’ebraico ricorre Adamo per dare un nome a tutti gli esseri viventi. L’ebraico è il più antico idioma al mondo a essere utilizzato in maniera pressoché identica da millenni, e attraverso liturgie e traduzioni è penetrato in molti lessici europei, italiano compreso: oggi è la lingua ufficiale di uno stato (Israele) e quella di una religione. Ma la sua vicenda è stata tutt’altro che lineare: per molti secoli è rimasto sostanzialmente una lingua morta, coltivata da rabbini e intellettuali ma soppiantata nei contesti profani dalle innumerevoli parlate della diaspora ebraica, dallo yiddish al ladino. Solo complesse circostanze storiche, identitarie e politiche l’hanno riportata in vita, facendone un organismo vivo e fecondo. Anna Linda Callow racconta questa avventurosa epopea con la conoscenza della studiosa e il gusto dell’esploratrice: ci inizia alla lettura di un alfabeto affascinante e misterioso, ci fa scoprire vicende epiche come quella di Eliezer Ben Yehuda, che compilò un monumentale dizionario e allevò il primo bambino ebraicofono dalla nascita dopo secoli, ci conduce per mano attraverso splendide pagine di letteratura, e ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio immergendoci in una cultura in cui tutti noi affondiamo le radici.

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L’acrobata
Laura Forti
Giuntina

Esilio è la parola chiave dell’intenso monologo di Laura Forti in cui l’autrice attraverso la voce narrante di una nonna che apre il suo cuore al nipote ricostruisce la storia familiare del cugino José Valenzuela Levi, detto Pepo, ucciso dalla polizia cilena all’età di 29 anni per aver attentato alla vita del dittatore cileno Pinochet. Il romanzo, frutto di un lungo lavoro di ricerca, ha il passo di un testo teatrale in cui l’autrice ripercorrendo la storia del giovane guerrigliero rende omaggio a tutte le madri che durante la dittatura di Pinochet hanno visto morire un figlio per un ideale di libertà e giustizia. Sullo sfondo ci sono i Paesi che hanno visto le peregrinazioni di questa famiglia di esuli ebrei: prima la Russia zarista con i pogrom da cui scampano Juliusz e Reize, gli antenati di Pepo, poi l’Italia delle leggi razziste e una nuova fuga verso il Cile, un paese spaccato dalle ingiustizie che dopo l’avvento di Pinochet, il comandante dell’esercito che l’11 settembre 1973 prese il potere con un sanguinoso golpe, diventerà un luogo di terrore con migliaia di oppositori torturati e liquidati. L’ultima tappa dell’esilio è la Svezia dove, come semi nel vento della Storia, approdano la mamma di Pepo e il figlio adolescente cercando di adattarsi a una vita che impone nuove sfide. E’ da questo paese che prende avvio lo struggente epistolario, sotto forma di mail, che la madre di Pepo rivolge al nipote, pagliaccio e acrobata in un circo, per restituirgli attraverso i ricordi di una vita il ritratto di un padre che non ha conosciuto.

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Gli ebrei del mondo arabo
Georges Bensoussan
Giuntina

La storia degli ebrei del mondo arabo è stata fin qui oggetto di un rifiuto generalizzato che mette in luce la forza delle credenze rispetto ai fatti accertati. La leggenda di AI Andalus, che è stata forgiata in primo luogo dall'ebraismo europeo nel XIX secolo, ha voluto fare del passato ebraico in terra arabo-musulmana un'era globalmente felice. Questa leggenda tenace viene oggi ripresa dal mondo arabo con lo scopo di mostrare agli occidentali che solo il sionismo e la nascita dello Stato ebraico nel 1948 sarebbero i responsabili del degrado di quello che sarebbe stato fino ad allora un'epoca di armonia. Che, in altri termini, lo Stato di Israele sarebbe il solo colpevole della partenza rapida e di massa delle comunità ebraiche. All'opposto di una leggenda avallata ancor oggi dalla maggioranza dell'opinione pubblica, l'immensa sommatoria di cronache, documenti d'archivio, testimonianze e documenti tratti da fonte diplomatica o militare, di origine araba, occidentale ed ebraica, ci dice che, lungi dall'essere la terra dell'Eden, il mondo arabo è stato per la condizione degli ebrei una terra di dhimma, che letteralmente significa una terra di "protezione", e cioè, nel linguaggio e nella realtà del tempo, una terra di sottomissione. Rifiutando la leggenda di un’epoca d’oro, Georges Bensoussan mostra come il mondo arabo fu per le minoranze, in particolare per gli ebrei, una terra in cui erano sì protetti (dhimmi), ma anche umiliati, e a volte vittime di veri e propri pogrom. Lo dimostra basandosi su materiali di archivio tratti da fonti militari, diplomatiche e amministrative. Questo saggio indaga anche i motivi storici e psicologici della riscrittura della storia ebraica nel mondo arabo dagli inizi del XX secolo fino a oggi, affrontando inoltre il tema del rapporto del mondo musulmano nei confronti della modernità occidentale.

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Uccidi per primo La storia segreta degli omicidi mirati in Israele
Ronen Bergman
Mondadori

Per Israele è sempre stato prioritario difendere e proteggere il proprio popolo ma a volte per salvare una vita si è costretti a spegnerne un’altra. Una scelta che comporta ragionamenti difficili e mette in gioco la propria coscienza. Per rendersene conto basta leggere il saggio del famoso giornalista investigativo Ronen Bergman che racconta nel dettaglio come sin dalla sua origine lo Stato ebraico abbia dovuto prendere in considerazione la pratica degli omicidi mirati per difendersi dalla minaccia dei Paesi arabi. Con uno stile avvincente Bergman offre un resoconto imperdibile dei programmi di uccisione mirati: i successi, i fallimenti, e il prezzo morale e politico imposto agli uomini e alle donne che hanno approvato e portato a termine le missioni. L’autore ha avuto accesso a documenti riservati e ottenuto la collaborazione di molti attuali ed ex membri del governo israeliano, compresi i primi ministri Shimon Peres, Ehud Barak, Ariel Sharon e Benjamin Netanyahu. Con "Uccidi per primo" ci addentriamo nel cuore delle attività più segrete di Israele in cui il giornalista rievoca molti episodi avvincenti come la caccia ai militanti dell'Olp che avevano favorito e appoggiato la strage degli atleti ebraici alle olimpiadi di Monaco, o la pianificazione dell'eliminazione del leader di Hamas Ahmed Yassin nel 2004, o la caccia agli scienziati nucleari iraniani. “In ogni caso Bergman è molto onesto nel bilanciare la narrazione che non è mai a scarico di responsabilità di Israele ma nemmeno sottovaluta l'enorme minaccia a cui il Paese è da sempre sottoposto”.

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Di chi è Anna Frank
Cynthia Ozick
La Nave di Teseo

Apparso per la prima volta nel 1997 sulle pagine del “New Yorker”, questo lucidissimo saggio di Cynthia Ozick, scrittrice e saggista, vincitrice del National Book Critics Circle Award, finalista al Premio Pulitzer e al Man Booker International Prize, strappa il velo di dissimulazione e retorica che negli anni ha ovattato e mistificato la limpida voce di Anne Frank e del suo Diario. Troppo spesso e troppo a lungo oggetto di interpretazioni semplificate e fuorvianti, di appropriazioni indebite, tradimenti e comode “santificazioni”, il Diario è servito da lasciapassare per un’amnesia collettiva – storica e culturale – sulle cause e le circostanze della morte della sua autrice e di milioni di altre vittime dell’Olocausto. La depravazione e la ferocia dei nazisti, il male che ha consumato la protagonista, sono stati attenuati e sorpassati nel tempo dal solo battere della critica, dell’editoria, dei lettori e persino del padre – Otto Frank – sul tema della bontà e della forza umana, utilizzando strumentalmente la voce di Anne per costruire un discorso sul passato tanto rassicurante quanto sterile. Cynthia Ozick, ripercorrendo con il ritmo e la forza che le sono propri, le vicissitudini storiche, editoriali e teatrali del libro universalmente considerato il simbolo della Shoah, ci mette in guardia dalle conseguenze di questa tendenza: ammorbidire la Storia, nel tentativo di renderla più sopportabile, equivale a tradirla; tradirla equivale a negare – in una discesa inarrestabile verso il buio della ragione – ciò che è stato, gettando le basi perché possa avvenire ancora.

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Ti rubo la vita
Cinzia Leone
Mondadori

Finalista della 35^ Edizione del Premio Letterario Nazionale per la Donna Scrittrice "Rapallo" Cinzia Leone ha scritto un romanzo appassionante, di alta qualità letteraria e innervato da un intreccio che cattura l’immaginazione del lettore e che riflette sulla storia, l'identità, la tolleranza. Dagli anni della Seconda Guerra mondiale fino ai primi anni Novanta si dipana la storia di tre donne la cui vita è stata rubata da un destino avverso. Come quella di Miriam, moglie di un turco musulmano che nel 1936 decide di sostituirsi al mercante ebreo con cui è in affari, costringendo anche lei a rinunciare alla propria identità. A rubare la vita a Giuditta nel 1938 sono le leggi razziali: cacciata dalla scuola, con il padre in prigione e i fascisti alle calcagna, può essere tradita, venduta e comprata; deve imparare a nascondersi ovunque, persino in un ospedale e in un bordello. Nel 1991, a rubare la vita a Esther è invece un misterioso pretendente che le propone un matrimonio combinato, regolato da un contratto perfetto... Ebree per forza, in fuga o a metà, Miriam, Giuditta ed Esther sono donne capaci di difendere la propria identità dalle scabrose insidie degli uomini e della Storia. Strappando i giorni alla ferocia dei tempi, imparano ad amare e a scegliere il proprio destino. Una saga familiare emozionante piena di inganni e segreti che si dipana da Istanbul ad Ancona, da Giaffa a Basilea, da Roma a Miami, dalla Turchia di Atatürk all'Italia di fine Novecento, passando attraverso la Seconda guerra mondiale e le persecuzioni antisemite, con un finale a sorpresa. Un caleidoscopio di luoghi straordinari, tre protagoniste indimenticabili e una folla di personaggi che bucano la pagina e creano un universo romanzesco da cui è impossibile staccarsi.

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Cibo
Helena Janeczek
Guanda

Vincitrice del Premio Strega 2018 con “La ragazza con la Leica”, Helena Janeczek nata a Monaco di Baviera da genitori ebrei polacchi torna in libreria con il romanzo “Cibo” di cui era uscita una prima edizione nel 2002. Un’opera interessante dove l’autrice ripercorre la sua vita rievocando incontri, fatti e stati d’animo legati al cibo, una vera ossessione del nostro tempo attorno al quale si agitano pulsioni, manie e dipendenze. In questa storia il cibo è prima di tutto uno strumento di narrazione, il filo rosso attraverso il quale la protagonista ripercorre gli eventi della sua vita. Quello che Elena, la donna che si racconta, condivide con Daniela la massaggiatrice alla quale si rivolge per impegnarsi a fondo in una dieta dimagrante che rimodelli il suo corpo è qualcosa di profondo. Ogni volta che rievocano una ricetta o riassaporano con la mente il gusto di un piatto riaffiora un ricordo, un’amicizia, un rito di famiglia, una perdita. Del padre, per esempio, la protagonista ricorda le colazioni a base di pane e aglio. Delle compagne di scuola ricorda quello che ha mangiato a casa loro (da Sabine il cous – cous, alla festa di Ulrike Seitz la crema di piselli con i würstel). Delle giornate trascorse da sola dopo le lezioni, ricorda i wafer al cioccolato grandi come fette di torta. Non mancano i pranzi domenicali della nonna veneta e contadina di Daniela, le aringhe salate che risvegliano in Elena la memoria dei Kiddush del sabato nella sua famiglia ebraica e, soprattutto, del padre scomparso troppo presto. Alla fine di un romanzo che mescola e unisce, come fa il cibo, persone e culture diverse, Helena Janeczek si riserva ancora lo spazio di una riflessione su una tragedia dei nostri anni, il crollo delle Torri Gemelle, attraverso le storie dei cuochi che lavoravano nelle torri.

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Esercizi di sepoltura di una madre
Paolo Repetti
Mondadori

Sullo sfondo della romanità contemporanea e deridendo il proprio immaginario psicoanalitico Paolo Repetti, co-fondatore Einaudi Stile Libero, ha scritto un libro irriverente e divertentissimo in cui raccoglie alcuni esilaranti sketch familiari, dialoghi folgoranti, per lo più al telefono, che vedono protagonisti i suoi nipoti adolescenti molto diversi l’uno dall’altro. C’è Isaac appassionato di matematica e poco incline alla socializzazione, c’è Davide il cui orizzonte si estende dalla Juve alle ragazze e infine Saretta che spazia dal misticismo, a profonde domande esistenziali sulla vita, a considerazioni precoci sul sesso e sulle relazioni umane. In questa saga di ebrei fanatici, cattolici convertiti, atei convinti spicca la ultranovantenne nonna Sara, un’ansiosa guerrafondaia che vive in Israele e telefona in continuazione per mettere in guardia i nipoti sul rischio che comporta “essere circondati” dagli arabi. Nelle pagine iniziali ricche di autocritica e autoironia lo “zio” Paolo ci regala una esilarante “autoscopia di un’anima in pena” da cui emergono tutti i suoi traumi irrisolti, dall’attaccamento morboso alla madre all’ipocondria, dall’ossessione per la salute di Ettore, il gatto, alla difficoltà di intrattenere relazioni interpersonali. Un divertissement che regala momenti di pura spensieratezza senza dimenticare i grandi temi della vita che l’autore affronta col sorriso sulle labbra.

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Ricette e precetti
Miriam Camerini
Illustrazioni di Jean Blanchaert, ricette di Labna.it
Giuntina

Il libro “Ricette e precetti” scritto da Miriam Camerini, regista teatrale, attrice e studiosa di ebraismo, racconta attraverso quarantacinque storie e ricette curate dagli animatori del sito www.labna.it e illustrate da Jean Blanchaert il legame di tutte e tre le religioni monoteiste con il cibo. “Mangiare e raccontare sono da sempre intrecciati indissolubilmente, ma questo lo sapevo anche prima. Ciò che ho scoperto – spiega Camerini, che ha da poco intrapreso un percorso di studi con l’obiettivo di diventare la prima donna italiana ad assumere l’ordinazione rabbinica nell’ambito dell’ortodossia ebraica – è che anche i precetti, le regole, i divieti e le usanze sono un modo di raccontare la nostra storia”. Con testi brevi che si alternano alle ricette spiegandone origini e storia l’autrice ci accompagna in un viaggio alla scoperta dei piatti delle tradizioni religiose da Milano a New York, da Venezia a Serajevo e poi a Istanbul passando e approdando a Gerusalemme, culla del monoteismo. Arricchisce il volume la prefazione del giornalista triestino Paolo Rumiz che offre una lettura anche politica del cibo. “Che cosa, più del cibo, riesce a coniugare il mistero dell’identità e della contaminazione, disinnescando il conflitto fra i due? Non vi è pietanza mediterranea tipica di un territorio che non venga da lontano e non nasca da un imbastardimento. Basterebbe questo a sbugiardare i teorici della purezza e delle radici”.

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L’abbraccio
David Grossman
Mondadori

L’ultimo lavoro di David Grossman dedicato ai bambini è una favola delicata sul potere dell’amore e sulla forza dei sentimenti scritta con un linguaggio fresco e immediato. L’autore mette in scena un dialogo dolcissimo fra il piccolo Ben e la sua mamma durante una passeggiata. C’è la scoperta del bambino della propria unicità, la paura di essere solo al mondo e la consapevolezza che l’unicità per quanto speciale comporta un senso di solitudine che, tuttavia, si può arginare con il calore di un abbraccio. Impreziosito dai disegni poetici dell’artista israeliana Michal Rovner, “L’abbraccio”, proprio per la sua duplice valenza di racconto per i più piccoli e apologo sulla vita, merita di essere letto a voce alta dagli adulti per trasmettere ai nostri bambini la forza di quel sentimento unico che è l’amore. Prima di augurarvi buona lettura e buone vacanze vi ripropongo un testo pubblicato alcuni anni fa, spassoso, travolgente, ricco di humour e umanità, che ogni volta che posso rileggo per il puro piacere di abbandonarmi a una risata!

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Mosè ci ha portato nell’unico posto senza petrolio
A cura di Angelo Pezzana
Bollati Boringhieri

Un’ottima strada per avvicinarsi alla cultura ebraica è cominciare dalle storielle e dalle barzellette. E dopo il successo dell’antologia sullo humour gay Si fa… per ridere, Angelo Pezzana, cofondatore del Salone del Libro di Torino e di FUORI!, primo movimento di liberazione omosessuale, oltre che direttore editoriale di Informazione Corretta dal 2000, si concentra sull’umorismo ebraico, raccogliendo divertenti storielle inedite. «L’umorismo non è rassegnato ma ribelle», scriveva Sigmund Freud nel suo celebre Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905). È la definizione più sintetica e precisa del Witz, del motto di spirito. Sarcastico e sfrontato, molto spesso provocatorio, spesso travolgente. E quasi sempre di argomento ebraico. Il Witz, spiega Freud, «rappresenta anche il principio del piacere, che sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali». Infatti di avversità gli ebrei se ne intendono. Si potrebbe quasi affermare che con le avversità abbiano maturato una certa empatia. Per carità, commentano i maestri, non scherziamo, ma nella vita ci vuole pazienza e umanità. Ed è proprio vero che dove non c’è umorismo, non c’è umanità. Una raccolta di storielle ebraiche imperdibile da leggere per divertirsi e imparare.


Giorgia Greco


takinut3@gmail.com

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