IC7 - Il commento di Astrit Sukni
Dal 23 al 29 giugno 2019
Ancora una volta i palestinesi dicono 'no'
Anche questa volta i leader palestinesi non vogliono sedersi al tavolo dei negoziati proposti dagli USA. Il piano di pace illustrato da Kushner è molto interessante, in quanto prevede aiuti economici per 50 miliardi di dollari. Un rilancio dell’economia palestinese sia nei Territori contesi che a Gaza. Si parla persino di costruire una strada che collega Gaza a Ramallah, progetto questo già contemplato in passato. Ovviamente i palestinesi hanno detto no e non hanno intenzione di sedersi al tavolo dei negoziati. Questa volta la scusa è quella di non riconoscere gli USA come interlocutori imparziali da quando Trump ha spostato l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. Tale mossa ha dato fastidio a Abu Mazen. Ma si sa che i palestinesi dicono sempre “no” a prescindere da qualsiasi piano di pace che sia volto a porre fine al terrorismo palestinese. I palestinesi hanno sempre rifiutato qualsiasi piano di pace sin dai tempi di Arafat. Creare un proprio stato non è proprio nelle loro corde, mentre vivere da mantenuti ha i suoi benefici ovviamente. Riconoscere o meno Israele a loro poco importa. Soldi e aiuti arrivano ugualmente e l’aiuto di Israele non viene mai a mancare.
Ekrem İmamoğlu
La settimana appena trascorsa ha visto trionfare alle elezioni amministrative di Istanbul Ekrem İmamoğlu figura laica nel desolante panorama politico di stampo islamista che imperversa in Turchia. La vittoria di İmamoğlu viene confermata nonostante Erdogan avesse richiesto l’annullamento del volto tenuto il 31 marzo. Il popolo non ha avuto dubbi e ha riconfermato la scelta fatta durante il voto di marzo. Giovedì si è tenuta la cerimonia dell’insediamento presso la sede del Comune nel palazzo di Sarachane a Istanbul. Per Erdogan si tratta di una doppia sconfitta perché Istanbul è una città importante per la Turchia, sia a livello politico sia economico. Lo stesso Erdogan lo ha ammesso dicendo che chi governa Istanbul governa il paese intero. Inoltre in Turchia è ammesso il finanziamento ai partiti politici e la sconfitta dell’AKP si traduce in meno soldi per il partito. A Istanbul gira la finanza del paese e senza soldi non c’è futuro. Vedremo come si comporterà Erdogan dopo questa sconfitta, lui che a Istanbul è stato sindaco per ben due mandati. Ci auguriamo che la vittoria del partito di opposizione apra la strada al cambiamento in Turchia. Una fratellanza musulmana indebolita è solo un bene per l’Occidente e per il Medio Oriente nonché per la stessa Turchia.
Astrit Sukni - IC redazione