Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/06/2019, a pag14 con il titolo "Irride Primo Levi e nega la Shosh, denunciato il prof del liceo" la cronaca di Riccardo Arena
Il prof di Palermo è molto più semplicemente un negazionista della Shoah, una perfetta riproduzione contemporanea del nazista tedesco. Essendo un prof non si può nemmeno accusarlo di essere ignorante, per cui, dovesse mai essere condannato -cosa di cui dubitiamo fortemente-ci vorrebbe una pena esemplare, ad esempio imparare a memoria "se questo è un uomo" di Primo Levi.
Riccardo Arena il prof. Gino Giannetti
"Sarò pure turbocomplottista ma ecco come ti cucino la scuola per benino", scriveva con raro senso di premonizione nove mesi fa, sulla sua pagina Facebook, il professor Gino Giannetti, ora denunciato dai suoi studenti del liceo artistico Catalano di Palermo, con l'accusa di avere negato e anche irriso la Shoah. Piscine per gli ebrei reclusi nei lager nazisti, Primo Levi insultato, meglio che i ragazzi si iscrivano a Forza Nuova: e sono solo alcune delle formidabili convinzioni del docente di Discipline plastiche. La rivolta degli studenti Segnalato dagli studenti e poi anche dal preside, Maurizio Cusumano, quello di Giannetti è in apparenza un caso clinico, più che giudiziario, ma indaga la Digos e il prof rischia grosso, perché il negazionismo è reato. Questo sempre che le cose siano andate come sono state descritte dai ragazzi e dal dirigente scolastico. Ma ci sarebbero prove documentali, una chat di Messenger con una studentessa, l'invio di video e testi che negano l'Olocausto. Oltre alla giustizia penale si muove anche l'Ufficio scolastico provinciale, alle prese con un secondo "caso Palermo" nel giro di nemmeno due mesi: e sempre con la storia, il fascismo e le persecuzioni razziali al centro. È ancora fresco il caso di Rosa Maria Dell'Aria, la professoressa di Lettere dell'istituto industriale Vittorio Emanuele III, sospesa per 15 giorni, in maggio, per un lavoro dei suoi studenti, che avevano accostato le leggi razziali al decreto sicurezza e al volto sorridente di Salvini. Se questo è il metro, Giannetti rischia di più. L'insegnante in classe si sarebbe lasciato andare a commenti estemporanei, dicendosi sicuro che nei campi di concentramento nazisti ci fossero piscine per il divertimento dei prigionieri e definendo l'autore di "Se questo è un uomo" in maniera irripetibile. In un post del settembre 2018, Giannetti dopo essersi definito "turbocomplottista" scriveva: «Prima sparo una filippica populista strizzando l'occhio a certa sinistra e poi bam, la parolina magica, neutra, la soluzione tecnica che tutto sistema: le competenze. Perché è così che ci vogliono. Tecnicamente preparati a fare delle cose ma incapaci di qualunque collegamento olistico con gli altri ambiti del sapere che, per l'appunto, non sono di nostra competenza. Lo schiavo perfetto, che esegue i compiti affidatigli e non è neppure cosciente di esserlo. Motivo per cui c'è in atto in tutta Europa un attacco frontale e pestilenziale contro la cultura umanistica».
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