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La Stampa Rassegna Stampa
27.06.2019 Un commento 'algido' quando invece Manama è stato un grande passo avanti
Giordano Stabile non se n'è accorto

Testata: La Stampa
Data: 27 giugno 2019
Pagina: 15
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Kushner ai palestinesi 'fidatevi di Trump'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/06/2019, a pag.15, con il titolo "Kushner ai palestinesi 'fidatevi di Trump'" il commento di Giordano Stabile

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Abu Mazen chiede a Egitto e Giordania di boicottare Manama..
gli è andata male

L'incontro di Manama è stato un successo, più che dai commenti 'algidi' come quello di Stabile, lo si deduce dai media orientati pro-palestinesi che ospitano i commenti indispettiti nei confronti dei paesi musulmani che invece hanno visto nel progetto Usa una prospettiva per la fine del conflitto politico.
Il commento di Stabile non è soltanto 'algido', è scorrtto persino nell'uso di alcune parole. Definire ad esempio il Qatar come uno degli "
alleati arabi più tiepidi con gli Usa" significa ignorare la sua posizione centrale nel finanziamento mondiale del terrorismo islamista. Sostenere poi che l'affermazione dell'ambasciatore d'Israele all'Onu Danny Danon sul NYTimes abbia danneggiato i colloqui - come scrive Stabile- significa non avere ancora capito quale è la posizione del quotidiano americano nei confronti del Medio Oriente e di Israele in particolare.

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Giordano Stabile                Dany Danon, ambasciatore all'Onu

Ecco il pezzo:

Palestinesi, «fidatevi di Donald Trump». Il piano eco nomico per il Medio Oriente è in grado di cambiare le regole del gioco e risolvere il suo conflitto più lungo e intricato. La fase politica «arriverà» a suo tempo, quando le due parti saranno «pronte a dire sì». Jared Kushner, nel secondo e conclusivo giorno della conferenza "Pace e prosperità" in Bahrein, cerca di rassicurare tutti gli interlocutori, anche quelli assenti e cioè i palestinesi. La presentazione in Power Point dei cinquanta miliardi di dollari di investimenti previsti per risollevare l'economia nei Territori e nei Paesi vicini non ha impressionato né convinto. Troppe incognite rischiano di azzoppare il piano ancora prima che possa partire. Per questo il consigliere speciale alla Casa Bianca si è rivolto ieri ai palestinesi. Ha spiegato che l'Amministrazione ha imboccato una strada nuova e offre loro una «cornice moderna per un futuro brillante e di benessere». I palestinesi non hanno motivi per «non fidarsi» del presidente americano, perché Trump «non ha rinunciato ad arrivare a un accordo complessivo», una soluzione politica «sostenibile». La presenterà al momento giusto, anche se è consapevole che da una delle parti, o da tutte e due, le potrebbe arrivare un rifiuto. La sfiducia palestinese è stata però alimentata ancor più da un controverso editoriale sul New York Times dell'ambasciatore israeliano all'Onu Danny Danon, che ha auspicato la «resa» dei palestinesi e «il suicidio nazionale della loro attuale politica» come precondizione per la pace. Cioè la rinuncia a ogni ambizione di costituire un proprio Stato. II "no" dei palestinesi Con queste premesse è chiaro che per il momento l'obiettivo, come ha spiegato ieri Kushner, è al massimo «migliorare le condizioni di vita della gente». Un approccio rifiutato in blocco dai palestinesi, ma criticato anche da alleati arabi più tiepidi con gli Usa, come il Qatar. Questioni decisive, come la sorte di Gerusalemme o di uno Stato palestinesi indipendente, sono state tenute fuori, ma non sono aggirabili. La conferenza a Manama però aveva anche un altro scopo, è cioè quello di portare a un livello superiore le relazioni, per ora clandestine, fra Israele e gli Stati arabi del Golfo. I media israeliani hanno sottolineato soprattutto come per la prima volta i loro reporter sono stati ammessi in un Paese che in teoria non ha relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico. Alcuni israeliani ed ebrei americani, compreso l'inviato speciale della Casa Bianca Jason Greenblatt, sono anche andati a pregare nella piccola sinagoga di Manama, una delle ultime rimaste nel mondo arabo.

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