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Le foto della famiglia. Una storia fatta di fughe e paura, di amore e morte, di Auschwitz e Israele, una storia di gente che puo' essere la storia di un popolo. Il padre di mia nonna in fuga dalla Polonia verso la Terra promessa, Erez Israel, la sua morte a Vienna senza aver potuto esaudire il suo sogno. La famiglia sospesa tra le ceneri della guerra a piangere quelli che erano stati trasformati in fumo la' nel cielo di quella Polonia da dove lui, Chaimzill, era fuggito settant'anni prima. A distanza di piu' di un secolo da quella fuga verso il sud, verso il mare e le navi su cui imbarcarsi, oggi in quel Erez Israel mai raggiunto, c'e' un bambino che corre e che ride libero e felice, un bambino bello e abbronzato, che parla ebraico e mi grida "nonna, boy" nonna vieni, prepotente e scanzonato. Yonatan ha chiuso quel cerchio e ha esaudito il desiderio di Chaimzill, e' il primo "sabra" della famiglia , e' nato libero in Israele, lo Stato degli ebrei fondato tanti anni dopo quel sogno mai esaudito dell'Avo polacco. Yonatan, nato in un paese dove mai nessuno gli dara' un calcio urlandogli "sporco ebreo" come era successo a suo padre il primo giorno di scuola nella citta' italiana. Come diceva il grande Herbert Pagani , e' Israele l'unico paese al mondo dove uno sporco ebreo e' soltanto un ebreo che non si lava ed e' ancora qui che i bambini sanno di essere ebrei senza che nessuno glielo debba "gentilmente" ricordare. Ho gia' scritto che i bambini sono la cosa piu' bella e piu' amata di Israele, protetti e coccolati, sono i padroni di questo paese forse per reazione alle sofferenze d'Europa, forse perche' dalla fondazione dello Stato sono gia' morti piu' di ventimila bambini diventati poi soldati per difendere Israele da altre iene , da altri nemici, da altri odiatori che ce lo vogliono rubare l'unico paese che abbiamo. Quando Yonatan appena nato e' uscito dall'ospedale insieme a mamma e papa', ha ricevuto un dono. Non un cofanetto di talco profumato e di creme per il bagnetto, no, ha ricevuto un contenitore di plastica azzurra. Un grande contenitore di plastica azzurra. Un brivido mi ha gelato la schiena nel vedere quel dono per Yonatan che tutti i neonati di Israele ricevono. Un brivido di paura, di indignazione e di ribellione. Allora uno pensa che non e' cambiato niente, che non e' finito niente, che gli ebrei sono sempre, ancora, anche qui, a casa loro, in pericolo di vita e allora uno si incazza perche' un bambino di tre giorni in nessuna parte del mondo dovrebbe ricevere quella cosa azzurra, con dentro la maschera antigas. Yonatan vive nel suo paese, un paese che ha gia' pagato un tributo altissimo per il solo fatto di esistere, un paese che le iene vogliono distruggere col loro fiato di fuoco e per farci paura mandano i loro figli assassini a farsi scoppiare in mezzo a noi. Il rabbino tra il mormorio delle preghiere degli astanti ha preso Yonatan tra le braccia e lo ha alzato al cielo gridando la Benedizione e chiedendo la protezione di D*O, poi lo ha rimesso tra le braccia di Aaron perche' anche lui benedisse suo figlio. E' stato un momento di commozione profonda, un nuovo ebreo era entrato a far parte del Popolo di D*O, un piccolo ebreo, un piccolo sabra , il nostro piccolo sabra. Yonatan dormiva tranquillo, lo avevano appena circonciso, lo avevano benedetto, lo avevano raccomandato al D*O di Israele e lui continuava a dormire ignaro di tutto quanto accadeva intorno a lui e di tutta l'emozione e la gioia di cui era circondato. Yonatan che porta il nome del coraggioso amico di Re David, va su e giu' dallo scivolo del suo asilo, ha i riccioli al vento, le scarpe piene di sabbia e non sa che si combatte ancora per la liberta' di Israele, non sa che ci sono altri bambini che vogliono diventare grandi presto per essere shahidim, martiri, per ammazzare ancora gli ebrei. Non sa che quei poveri bambini non vanno sullo scivolo come lui ma in campeggi dove gli mettono dei coltelli in mano e gli insegnano ad ammazzare. Sul vetro della porta dell'asilo di Yonatan, tra disegni di uccellini e di fiori, c'e' un poster di bambini che giocano con la maschera antigas sul viso. E' la realta' questa, i bambini la intuiscono e perche' prendano confidenza con quella paura, perche' la paura non li spaventi piu' di tanto il governo ha intrapreso una campagna di informazione per i piu' piccoli. "Noi siamo i bambini del 1973", dice una bella canzone israeliana, "ci avevate promesso colombe e prati in fiore, ci avevate promesso la Pace e invece siamo ancora qui con gli elmetti in testa e i fucili in mano." Tutto questo deve finire, le promesse vanno mantenute. Nessun bambino di Israele deve piu' morire e io voglio e pretendo che Yonatan cresca giocando sereno nell'amore di tutti noi, senza paura e senza odio. Io voglio e pretendo che Yonatan viva in felice, che mai piu' i figli di Israele debbano dire ai padri " ci avevate promesso la pace". Niente piu' elmetti e fucili , niente piu' iene dal fiato di fuoco che vogliono la nostra morte, niente piu' lacrime e sangue. "Se fossi una regina ti lascerei vasti territori e immense ricchezze. Se fossi una Dea, ti accorderei un'onorevole consorte... Se fossi una Fata ti regalerei la pace...." Ma sono solo tua nonna Yonatan, una nonna sionista e combattiva, una nonna arrabbiata per tutto quanto sta accadendo e nel nome di tutti i nostri morti e per amore di tutti i nostri vivi ti prometto che vivrai felice e che faremo di tutto perche' nessun figlio di Israele debba piu' dire tristemente , col fucile in mano, "ci avevate promesso ....la Pace..." Noi avremmo voluto, Yoni, aiutaci a sopportare tutto questo col tuo sorriso, con i tuoi riccioli al vento, tu piccolo sabra, che tu sia benedetto con tutti i figli di Israele e che tu sia libero e felice. Sempre. |
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