Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/06/2019, a pag.6 con il titolo "Guerra di parole fra Usa e Iran. Trump: non avrà mai l'atomica" il commento di Paolo Mastrolilli
Quello di destra l'ha già sistemato, con l'altro ci sta provando
Aldilà delle chiacchiere, ecco un resoconto corretto della politica di Trump nei confronti dell'Iran, complimenti a Paolo Mastrolilli
Paolo Mastrolilli
«Rifacciamo grande l'Iran. Per me va bene. Ma non ci riusciranno mai se pensano di avere un'arma nucleare nel giro di cinque o sei anni». Ieri mattina, partendo per Camp David, ci ha pensato lo stesso Trump a chiarire la logica della sua strategia verso Teheran: lui è pronto a fare un accordo che renderebbe ricco il paese, a patto che rinunci all'atomica. Altrimenti lo scontro militare diventerebbe inevitabile. La retorica tra i due paesi resta bellicosa. Il capo della Casa Bianca ha detto alla «Nbc» che non vuole la guerra, ma ha aggiunto che se scoppierà, la Repubblica islamica sarà «obliterata». L'Iran ha risposto che è in grado di rispondere a qualunque attacco. «Ogni errore compiuto dai nemici dell'Iran, si scatenerà l'inferno», ha detto in una nota l'esercito iraniano. Al di là degli attacchi verbali, però, Trump ha chiarito i suoi obiettivi. Ha ammesso che una corrente dell'amministrazione, guidata dal suo consigliere per la Sicurezza nazionale Bolton, vuole la guerra per cambiare il regime. Il presidente però ha chiarito che ascolterà tutti, e alla fine sarà lui a prendere la decisione: «Prima mi accusavano di essere un falco, ora una colomba. Non sono né uno, né l'altro: sono una persona sensata, che cerca di prendere decisioni sensate». Fin dalla campagna elettorale Trump aveva chiarito di non essere un interventista, facendosi nemica la famiglia Bush e l'intero gruppo dei neocon, quando aveva bocciato la guerra in Iraq come una delle iniziative più stupide nella storia americana. Questa posizione è stata una delle chiavi della sua vittoria nel 2016, come gli ha ricordato il giornalista Tùcker Carlson, convincendolo che il raid contro l'Iran non gli conveniva per la rielezione. Nello stesso tempo, pero, il capo della Casa Bianca non può accettare che la Repubblica islamica costruisca l'atomica, perché rappresenterebbe il fallimento della sua intera politica mediorientale. La linea scelta dunque è molto simile a quella adottata con la Corea del Nord: massima pressione, a parole sul piano militare, e nei fatti su quello economico con nuove sanzioni in vigore da domani, con l'obiettivo di spingere l'avversario ad accettare un accordo. I suoi critici, anche quelli nel Partito repubblicano come la figlia di Cheney, iniziano a pensare che non funzioni, perché i rivali ormai hanno capito che bluffa e non abboccano più alle minacce. Magari fingono di dialogare, ma poi continuano a fare i propri interessi. Il caso dell'Iran perb potrebbe essere diverso, e Trump ha avvertito che l'opzione miliare resterà sul tavolo fino a quando non sarà risolto
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