Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/06/2019, a pag.14 con il titolo "Tollto lo striscione per Regeni, Fedriga: non sarà più esposto" la cronaca (ideologica) di Lorenzo Padovan
Maha Abdel Rahman, docente membreo della Fratellanza Musulmana di Giulio Regeni a Cambridge, è lei che l'ha mandato a morire ammazzato al Cairo
Per informarsi sui reali responsabili della orribile fine di Giulio Regeni, cliccare su http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=74458 il destino di Giulio Regeni quale vittima predestinata, approfittando della sua ingenuità circondata dagli ideali umanitari che gli impedivano di capire la realtà mediorientale, va cercato nell'Università di Cambridge, a mandarlo in Egitto con un incarico che equivaleva a privarlo della vita, è stata la sua docente, membro della Fratellanza Musulmana, il movimento terrorista fuorilegge in Egitto.
E' questa la semplice verità sul caso Regeni, mentre gli striscioni sono solo propaganda ideologica di chiara provenienza.
Il ricordo del friulano Giulio Regeni sta sbiadendo proprio nella sua regione di origine. La richiesta di verità per il ricercatore di Fiumicello, torturato e ucciso in Egitto nel gennaio di tre anni fa, era stata avanzata con una serie di striscioni affissi anche sulle facciate dei palazzi delle istituzioni grazie a una campagna di Amnesty International. Da ieri il messaggio più significativo, quello all’esterno della sede della Regione, a Trieste, è stato rimosso. Per sempre. «Malgrado non condivida la politica degli striscioni e dei braccialetti, non ho fatto rimuovere lo striscione per più di un anno per non portare nell’agone politico la morte di un ragazzo - ha spiegato il presidente leghista Massimiliano Fedriga -. Ieri è arrivata l’ennesima pretestuosa provocazione, in conseguenza della nostra decisione di addobbare il palazzo per l’Europeo under 21. Perfino la Uefa mi ha dovuto scrivere impaurita da sterili tormentoni che non fanno altro che strumentalizzare il dramma. La mia attenzione non ha pagato, e ci si sente pertanto Unità d’Italia. Il primo a fare retromarcia fu invece il sindaco giuliano, Roberto Dipiazza, che poco dopo la propria elezione, sostenuto dal centrodestra, aveva deciso di rimuoverlo con le proprie mani. Ne ha seguito l’esempio, poche settimane fa, il suo omologo di Udine, Pietro Fontanini, leghista di lungo corso: in quel caso, dopo le polemiche che seguirono alla decisione, il primo cittadino fece sapere che si era trattato di un equivoco e dispose per il suo ripristino. «Rimaniamo sconcertati - è la reazione dell’ex sindaco di Udine Furio Honsell -. Sembra che ogni pretesto sia buono per eliminare un messaggio forte di giustizia e vicinanza alla famiglia».
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