Ecco l'articolo di Francesca Paci:
Francesca Paci
Mohammed Morsi, l'ex presidente della Fratellanza Musulmana cacciato a furor di popolo, altro che colpo di stato di al Sisi
È stato sepolto ieri all’alba quasi in segreto in un cimitero periferico del Cairo Mohammed Morsi, il primo presidente egiziano democraticamente eletto all’indomani della cacciata di Mubarak ma deposto dopo appena un anno dal golpe popolare dell’allora ministro della difesa al Sisi. Morsi, in carcere dal 2013 con l’accusa di spionaggio per conto di Hamas insieme a tutta la dirigenza della bandita Fratellanza Musulmana, era malato di diabete e, a detta di diverse organizzazioni tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, era detenuto nella prigione di Tora in condizioni durissime a cui potrebbe essere ricondotto l’arresto cardiaco di lunedì nell’aula di tribunale. Ieri sera l’Onu ha chiesto un’inchiesta indipendente sull’accaduto.
Il simbolo della Fratellanza musulmana
La fretta di Al Sisi
Sono in molti oggi a sospettare che la fretta con cui l’attuale presidente al Sisi ha voluto liquidare il caso, lasciando che i giudici respingessero le richieste di funerali ufficiali nella natia Sharqiyyah da parte della famiglia, nasconda l’urgenza di archiviare il caso bloccando sul nascere le possibili contestazioni in un Paese tutt’altro che appagato dal nuovo corso invocato a furor di popolo 6 anni fa per liberarsi dei Fratelli Musulmani. Non a caso a poche ore dall’annuncio del decesso, sull’Egitto incombeva già lo stato di massima allerta, una morsa di sicurezza extra che ha stretto il Cairo sin dalle prime ore del mattino di ieri, mentre Morsi veniva lavato con il rito funebre islamico e accompagnato da dieci familiari al cimitero di Nasr City, il quartiere a est della capitale teatro del lungo sit-in dell’estate 2013 in favore dell’ex presidente culminato nel massacro di piazza Rabaa al-Adawiya. Una guardia permanente è stata poi istituita per sorvegliare la tomba e scoraggiare qualsiasi tentazione di pellegrinaggio futuro o di proteste presenti, rafforzando i controlli sul già ferreo divieto di sfilare in corteo in vigore dal novembre del 2013.
Mohammed Morsi e la parentesi che rappresenta per l’Egitto contemporaneo continua anche da morto a dividere il Paese e la regione. Se in patria i connazionali hanno accolto la notizia con un silenzio convinto o imposto, la rabbia dei Fratelli Musulmani è esplosa fuori. In Turchia innanzitutto, con le moschee listate a lutto sull’esempio di quella storica di Fatih, a Instanbul, dove si è raccolto in preghiera il presidente Erdogan, grande sponsor dell’era Morsi insieme al Qatar e con Doha schierato anche sul fronte avverso a quello egiziano-saudita. Ma omaggi a Morsi sono arrivati anche da Gaza, Teheran e dalle fila dell’opposizione siriana.
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