Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/06/2019, a pag.1-12 con il titolo "Gli affari sulla rotta Parigi-Doha e il via libera garantito dall’Eliseo" il commento di Leonardo Martinelli.
A destra: Nicolas Sarkozy con Michel Platini
Perchè ci interessa questa notizia? Le attività terroristiche del Qatar non fanno notizia sui media europei, i nostri compresi, la spigazione è semplice, riassumibile in una sola parola: "corruzione". Dai capi di stato (Sarkozy) a quegli imprenditori che governano gli eventi più importanti. Anche l'islam che sta invadendo l'Europa è targato Qatar.
Il libro migliore per capire la politica e gli obiettivi del Qatar è "Qatar Papers". Il piccolo emirato del Golfo è un Paese ricchissimo abitato da 2,7 milioni di persone, di cui solo 200mila cittadini (arabi), gli altri lavoratori asiatici senza diritti in condizione di semischiavitù. Il Qatar, insieme all'Iran, è il più grande sponsor del terrorismo islamico e, con la Turchia, il maggiore sostenitore della Fratellanza Musulmana. Con la televisione Al Jazeera diffonde in tutto il mondo la propria propaganda.
Ecco l'articolo:
Leonardo Martinelli
Può un piccolo Paese di 2,7 milioni di abitanti salvare la sesta potenza economica del mondo, che ne ha 67 milioni? Sembrerebbe impossibile. Ma è quanto avvenuto da una decina d’anni a questa parte con il Qatar e la Francia. Nicolas Sarkozy fu il principale sponsor degli emiri di Doha a Parigi, arrivando, nel 2008, a ridurre a zero le imposte pagate sulle plusvalenze immobiliari realizzate da loro in Francia: un «regalino» niente male, visti i miliardi piazzati nel settore. Ma François Hollande, il suo successore, ne confermò praticamente la politica. E lo stesso Emmanuel Macron, che, nel 2017, durante la campagna delle presidenziali, promise di «mettere fine agli accordi fiscali tra Francia e Qatar», non ne ha fatto di niente. Perché la Francia (anche la sua industria, da tempo in affanno) hanno un terribile bisogno di tutti questi soldi.
Il Qatar, rifugio dei terroristi della Fratellanza Musulmana
Nel 2018 (anno non facile per il Qatar, visto il blocco messo in atto tra gli altri dagli Emirati arabi uniti e dall’Arabia saudita) le esportazioni francesi verso il Paese hanno totalizzato tre miliardi di euro (+55% rispetto all’anno precedente). La Francia (che soffre globalmente di un forte deficit commerciale) realizza nel minuscolo Qatar il suo quarto surplus commerciale nel mondo. La cifra del 2018 è stata sostenuta dalla vendita di 14 aerei di Airbus alla Qatar Airways. Intanto pochi giorni fa sono stati consegnati i primi 5 Rafale, aerei da combattimento del gruppo Dassault. In tutto il Qatar ne ha ordinati 72 sui 96 collocati a livello mondiale dal gruppo francese. A lungo in difficoltà con i Rafale, Dassault è stata salvata proprio dallo shopping del Qatar.
Poi ci sono gli investimenti qatarini in Francia, che oltrepassano i 30miliardi di euro. Si va dall’immobiliare e dagli hotel di lusso (tra cui il Royal Monceau a Parigi e il Martinez e il Carlton a Cannes) fino alle partecipazioni acquisite in una serie di colossi del business francese, vedi Lvmh di Bernard Arnault (che fu amico di Sarkozy), Lagardère (idem per Arnaud Lagardère, il patron), Accor, Total, Veolia, Vinci e Le Printemps. Gli emiri di Doha, mediante i loro fondi d’investimento, controllano anche in Francia la tv BeIN Sports e la squadra di calcio Paris Saint Germain (Psg), il cui presidente Nasser Al-Khelaifi è indagato da fine maggio dalla giustizia francese per «corruzione attiva». Avrebbe versato una tangente di 3,5 milioni di dollari alla società di Papa Massata Diack, figlio di Lamine Diack, già alla guida della Federazione internazionale di atletica leggera, per assicurare al Qatar i mondiali di atletica del 2019.
La copertina di "Qatar Papers" (Rizzoli ed.)
Infine, il piccolo e ricchissimo Paese in Francia fa anche «beneficenza». È una Ong, Qatar Charity, a sostenere diversi progetti (scuole, associazioni ma soprattuto moschee): 140 in tutta l’Europa, ma concentrati soprattutto in Francia. Proprio a fine maggio è stata inaugurata la moschea An-Nur di Mulhouse, a breve distanza dalle frontiere con la Svizzera e la Germania, ormai la più grande sul territorio francese. Come indicato da un libro appena pubblicato a Parigi, «Qatar Papers», dai giornalisti Christian Chesnot e Georges Malbrunot, questo fiume di soldi va a beneficio dei Fratelli musulmani, che in Francia hanno appena un migliaio di adepti ma possono contare su risorse incredibili. Sono finanziamenti legali e i Fratelli musulmani non incitano esplicitamente alla jihad. Ma spingono per un’interpretazione conservatrice dell’islam. E a sottomettervi il diritto comune.
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