Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/06/2019, a pag.8 con il titolo "Salvini vola negli Usa, esame sulla Cina e sulla fedeltà atlantica" la cronaca di Paolo Mastrolilli sul viaggio di lunedì del leader della Lega a Washington. Tra i vari argomenti in discussione, quello più 'delicato' sarà il rapporto con la Russia di Putin, troppe le indiscrezioni sulla natura della relazione, economica,politica e altro.
Paolo Mastrolilli
New York - Russia, Cina e Venezuela. Fonti molto autorevoli indicano in questo ordine i temi di politica estera di cui gli americani vogliono parlare con il vice premier Salvini, durante la sua visita di lunedì a Washington. E’ vero infatti che esiste una forte affinità politica tra l’amministrazione Trump e il governo italiano, e una particolare attenzione per la Lega, ma ci sono anche questioni molto concrete di interesse nazionale da chiarire, dopo che il risultato delle elezioni europee ha lanciato il ministro degli Interni verso Palazzo Chigi. Salvini incontrerà prima il segretario di Stato Pompeo, e poi il vice presidente Pence, al netto della possibilità di una stretta di mano con lo stesso Trump. Già l’agenda è molto significativa, perché va oltre quanto prevederebbe il protocollo. Gli interlocutori istituzionali del ministro degli Interni sarebbero il segretario alla Giustizia, quello alla Homeland Security e il direttore dell’Fbi. Usando il titolo di vice premier si poteva tentare l’incontro con Pence, mentre quello con Pompeo è inusuale. Ciò significa che l’amministrazione Trump ha riconosciuto a Salvini un ruolo superiore alle sue cariche istituzionali attuali, e l’ambasciatore Varricchio è riuscito a far comprendere bene la situazione politica italiana, ottenendo in sostanza un “upgrade” della visita. Questo da una parte è un segnale positivo per il leader della Lega, ma dall’altra alza il livello delle risposte attese da lui, rendendo la missione assai più delicata di un semplice contatto introduttivo. Gli Usa hanno un ottimo rapporto con l’Italia, anche perché in questo momento Washington ha bisogno di Roma come sponda in Europa, dove la relazione con Francia e Germania non è al meglio, e la Gran Bretagna è avvolta nell’incertezza della Brexit. Sul piano politico poi la convergenza con Salvini è evidente, dalle posizioni relative all’immigrazione, fino a quelle sulle tasse, come conferma anche l’appuntamento previsto a Villa Firenze con il presidente di Americans for Tax Reform Grover Norquist. Sarebbe però un errore pensare che queste affinità bastino a costruire l’amicizia, perché i dossier concreti sono altrettanto importanti. Gli Usa apprezzano e sostengono il lavoro che l’Italia sta facendo in Libia, e già durante il governo Gentiloni avevano espresso la speranza di avere un aiuto in Siria per le operazioni di addestramento. Sulla Russia la situazione è più complessa, e sarebbe sbagliato confondere la disponibilità di Trump a dialogare con Putin, con il via libera per atti che potrebbero mettere a rischio la sicurezza nazionale di Washington e degli alleati. E’ noto che la Lega aveva firmato un accordo di cooperazione col partito del capo del Cremlino, e negli ambienti vicini all’intelligence americana circolano le foto di Gianluca Savoini seduto all’hotel Due Torri di Verona con Mikhail Yakushev, in occasione della conferenza sulla famiglia. Il braccio destro di Salvini in Russia può sostenere che si tratta solo di un rapporto con la think tank Katehon e l’Endowment for St Andrew the First-Called Foundation, ma i servizi Usa conoscono Yakushev come uomo di Konstantin Malofeev, ritenuto uno dei principali artefici delle operazioni di Mosca per interferire con le democrazie europee. Fonti molto autorevoli sottolineano che se emergessero le prove di aiuti veicolati dal Cremlino, il rapporto sarebbe compromesso. Sulla Cina, Washington ha pubblicamente criticato l’adesione alla nuova “Via della Seta” e ha fatto pressioni per non usare la tecnologia di Huawei. La scelta di aprire a Pechino viene attribuita maggiormente ai Cinque stelle, ma per gli Usa quella con la Repubblica popolare è la sfida geopolitica del futuro, e vorranno sentire Salvini da che parte sta. Il discorso è simile sul Venezuela, dove peraltro la Lega ha già chiarito di non condividere la posizione dell’alleato di governo e di favorire il riconoscimento del presidente Guaidò. Poi ci sono altre questioni come gli investimenti nella difesa, la riduzione degli acquisti degli aerei F35, le attività nel settore energetico, su cui gli americani vorrebbero un cambio di passo. Lo scetticismo, se non l’avversione di Trump per la UE è noto, ma tanto la Fed, quanto il dipartimento al Tesoro, hanno pubblicamente invitato Roma ad evitare iniziative che potrebbero provocare una crisi nell’eurozona, minacciando il contagio recessivo globale
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