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La Stampa Rassegna Stampa
15.06.2019 Iran mente, Trump accusa, Putin alleato con Rohani
Cronache e commenti di Giordano Stabile, Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 15 giugno 2019
Pagina: 9
Autore: Giordano Stabile-Giuseppe Agliastro
Titolo: «Golfo, il video che accusa gli iraniani, Usa: così hanno rimosso la mina-Dal nucleare alle milizie, ecco le ragioni dell'escalation-Putin offre una sponda a Rohani e rilancia la sfida a Washington»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/06/2019, a pag.9 tre servizi sull'attacco alle due petroliere da parte dell'Iran, a cura di Giordano Stabile e Giuseppe Agliastro.

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la petroliera Kokuta

L'attacco continua a essere definito 'misterioso', ma il video prodotto dagli Usa non lascia dubbi. Il pezzo di Agliastro chiarisce il ruolo di Putin nella vicenda, una difesa dell'Iran, compreso l'accordo sul nucleare.
Rinviamo alla analisi di Fiamma Nirenstein in home page e per quanto riguarda il rapporto Usa-Russia la cronaca in altra pagina di IC sul viaggio di Matteo Salvini a Washintong di Paolo Mastrollili, negli incontri con Pompeo e Pence con il leader della Lega verrà affrontato un tema 'delicato': le relazioni tra Lega e Putin.

Giordano Stabile: " Golfo, il video che accusa gli iraniani, Usa: così hanno rimosso la mina"
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Giordano Stabile

Un video della Marina americana mostra militari iraniani intenti a rimuovere «una mina magnetica inesplosa» dalla fiancata destra della Kokuta Courageous, la petroliera giapponese colpita giovedì nel golfo dell'Oman assieme alla norvegese FrontAltair. È la prova, secondo Washington, che il sabotaggio è stata opera della Repubblica islamica e che i suoi marinai hanno rimosso una prova del suo coinvolgimento. Per gli Stati Uniti si tratta della «pistola fumante» che punta diritto contro Teheran, impegnata ad alzare il livello dello scontro e a minacciare il «flusso del petrolio nello Stretto di Hormuz», come ha accusato il segretario di Stato Mike Pompeo. Gli iraniani hanno smentito e accusato a loro volta gli Usa di praticare «sabotaggi diplomatici». Il video è al centro di un braccio di ferro sempre più pericoloso, un piano inclinato verso la guerra che finora nessuno è riuscito a raddrizzare. Il Central Command americano ha specificato che il filmato mostra un «pattugliatore delle Guardie rivoluzionarie iraniane della classe Gashti avvicinarsi alla Kakuta Courageous alle 4 e 10 del pomeriggio» per rimuovere Sono stati gli iraniani a fare l'attacco e non volevano lasciare prove «una mina magnetica inesplosa» che era stata «probabilmente applicata a mano da un barchino veloce iraniano». Un'accusa circonstanziata anche se ufficiali anonimi hanno precisato al «Washington Post» che non potevano «dire con certezza chi l'aveva piazzata sulla fiancata». Prudenza d'obbligo, dopo la scottatura sull'Iraq. Sulle tracce delle petroliere in fiamme giovedì si erano gettate unità iraniane ma anche il cacciatorpediniere lanciamissili USS Bainbridge, che dispone di strumenti per la raccolta di informazioni. Per questo Pompeo ha ribadito che la convinzione della Casa Bianca è basata «su intelligence, tipo di armi usate, livello di capacità tecniche, similitudini con attacchi iraniani ad altre navi», il che porta ai Pasdaran. Concetto ribadito da Trump in un'intervista alla Fox: «Questo attacco porta la parola Iran scritta ovunque, sono stati loro, non volevano lasciare prove». Sulla stessa linea il vicepremier italiano Matteo Salvini: non si può «avere un dialogo con un Paese che pensa di cancellarne un altro», cioè Israele, »dalla faccia della Terra». Accuse rigettate dal presidente Hassan Rohani che ha ribattuto come gli Usa negli ultimi due anni si siano trasformati in una «minaccia per la stabilità della regione e del mondo». Il ministro degli EsteriJavad Zarif li ha accusati di fare «asserzioni senza uno straccio di prova» per «sabotare la diplomazia». Un riferimento alla missione del premier giapponese Shinzo Abe, affondata secondo gli iraniani dagli stessi americani o dai sauditi, che avrebbero «piazzato le mine prima della partenza» delle navi. Anche i nipponici sembrano nutrire dubbi. L'armatore Kokuka Sangyo, dopo che giovedì aveva parlato di siluri, ieri ha alluso a «un oggetto volante» che avrebbe colpito la nave, non una mina. E poi il video mostra l'ordigno e segni di un'esplosione a tribordo, mentre la petroliera è stata attaccata a babordo, sul lato opposto. In ogni caso gli incursori hanno posto gli esplosivi sopra la linea di galleggiamento, quindi non volevano causare morti né un disastro ambientale

Giordano Stabile: "Dal nucleare alle milizie, ecco le ragioni dell'escalation"

1. L'attacco alle petroliere nel golfo dell'Oman è solo l'ultimo episodio di una escalation fra Stati Uniti e Iran, che si è via via aggravata a partire dal ritiro americano dall'accordo sul programma nucleare. Come siamo arrivati a questo punto? «L'8 maggio del 2018 Donald Trump annuncia che gli Stati Uniti si ritirano dal Jcpoa, l'accordo internazionale voluto dal predecessore Barack Obama per mettere sotto controllo le ambizioni atomiche di Teheran e considerato insufficiente dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Ma il primo vero colpo arriva sei mesi dopo, quando Trump inasprisce le sanzioni all'Iran e aggrava la crisi economica e l'inflazione nel Paese. Dopo altri sei mesi, nuovo giro di vite: l'embargo sulle esportazioni di greggio diventa totale e i Paesi che erano esentati, compresi Giappone e Italia, cessano di acquistarlo. L'8 maggio 2019 il presidente Hassan Rohani, all'angolo, annuncia a sua volta che l'Iran si ritirerà da parti dell'intesa e ricomincerà ad arricchire l'uranio a ritmo sostenuto».
2. Quali sono le implicazioni militari di questa escalation? Gli Stati Uniti chiedono alla Repubblica islamica di ritirare il suo sostegno a Hezbollah in Libano, milizie sciite in Iran e Iraq, ribelli Houthi nello Yemen. Chiedono anche il ritiro dei consiglieri militari dei Pasdaran da Damasco e in genere uno stop all'espansione nella regione. Trump mette nella lista delle organizzazioni terroristiche gli stessi Pasdaran. Teheran risponde che anche le truppe statunitensi dislocate nel Golfo saranno considerate «terroristi». L'Iran ha dai 2 ai 5 mila consiglieri in Siria e controlla attraverso il generale Qassem Suleimani circa 100 mila miliziani, la maggior parte in Iraq».
3. Quali le forze in campo? «Gli Usa schierano 2-3 mila uomini in Siria, fino a 8 mila in Iraq, circa 10 mila nel Golfo, dove hanno la principale base aerea in Qatar, navale in Bahrein, e generale negli Emirati arabi uniti. A maggio Washington decide di inviare la portaerei a propulsione nucleare Abraham Lincoln all'imbocco dello Stretto di Hormuz, il punto critico del teatro bellico. L'Iran risponde soprattutto con i barchini veloci degli incursori.Il 12 maggio si verifica il primo incidente, con il sabotaggio di quattro petroliere davanti al porto emiratino di Fujarah, forse anche qui con mine magnetiche. Il14 maggio gli Houthi colpiscono con un drone un oleodotto saudita. È la guerra del greggio».
4. Perché tutto il Medio Oriente è implicato in questo braccio di ferro? «Con la distruzione dell'Isis in Siria e Iraq, alla fine dei 2017, si è creato un vuoto strategico che l'Iran è stato più veloce a riempire. La costruzione di un "ponte di terra" che collega l'altopiano iranico al Mediterraneo, in Libano, è vista da Israele come una minaccia alla sua stessa esistenza e dagli Usa come una sfida alla sua egemonia e un rischio per l'approvvigionamento di gas e petrolio da parte dell'Occidente. Il braccio di ferro si trasforma in guerra per procura in Siria, lungo il fronte del Golan, dove aviazione israeliana, truppe governative siriane e milizie sciite si combattono con raid e lanci di razzi e missili. L'altro fronte caldo è lo Yemen. Pasdaran e Hezbollah hanno accresciuto le capacità belliche dei guerriglieri Houthi, che ora dispongono di missili da crociera (mercoledì ancor colpito l'aeroporto saudita di Abha) e droni d'attacco. Teheran li usa per mettere sotto pressione l'altro alleato strategico degli Usa, l'Arabia Saudita

Giuseppe Agliastro: " Putin offre una sponda a Rohani e rilancia la sfida a Washington"
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Giuseppe Agliastro

Il misterioso attacco alle petroliere nel Golfo di Oman sta dimostrando che l'alleanza Russia-Iran in chiave antiamericana è più saldo che mai. Mentre Washington punta il dito contro Teheran, Mosca difende il suo alleato: invita a evitare «conclusioni affrettate» e denuncia «un'escalation artificiale delle tensioni» provocata dalla «linea iranofoba degli Usa». Incontrando Putin al summit dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) in Kirghizistan, il presidente Rohani ha spiegato chiaramente il punto di vista iraniano: la situazione in Medio Oriente, con le «forti pressioni esterne» e le sanzioni Usa contro l'Iran, richiede il rafforzamento dei legami tra Mosca e Teheran. L'Iran cerca la sponda russa e Putin di certo non gliela nega. Il leader del Cremlino ha lodato l'Iran peri successi nel processo di pace in Siria, dove il regime di Assad è stato tenuto in vita dai militari russi e dai pasdaran. Ma Putin ha soprattutto ribadito di voler far rispettare l'accordo sul nucleare iraniano: l'intesa da cui gli Usa di Trump si sono ritirati unilateralmente. Teheran cerca ora partner disposti a fare affari con lei sfidando le dure sanzioni Usa: per questo ieri Rohani ha promesso condizioni di favore agli investitori dei Paesi della Sco a trazione russo-cinese.

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