LA STAMPA - Giordano Stabile: "L’Aiea accusa gli ayatollah: arricchiscono più uranio"
Giordano Stabile
L’Aiea certifica che l’Iran ha accelerato l’arricchimento dell’uranio, anche se per ora nei limiti imposti dai trattati, mentre il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas è a Teheran per cercare di salvare l’accordo sul programma nucleare firmato nel 2015. Un’impresa ormai al limite dell’impossibile, in una giornata che ha visto segnali contraddittori da parte della Repubblica islamica, tornata ad attaccare gli Stati Uniti e a promettere «una dura risposta» in caso di conflitto, ma che ha anche liberato un cittadino libanese con residenza negli Usa, detenuto da quattro anni con accuse di spionaggio.
La missione Maas a Teheran è apparsa subito in salita. Il ministro arrivava da Abu Dhabi, dove aveva avvertito che non avrebbe accettato compromessi «al ribasso». Gli aveva ribattuto subito il portavoce del ministero degli Esteri Abbas Mousavi, con l’accusa all’Unione europea di aver «fallito» nel tentativo di tenere in piedi l’accordo. Le tensioni sono soprattutto attorno al veicolo finanziario Intex, lanciato all’inizio dell’anno da Francia, Gran Bretagna e Germania per aggirare le sanzioni americane e permettere scambio di beni fra l’Ue e la Repubblica islamica, ma non ancora operativo. Maas, prima degli incontri con il ministro degli Esteri Jawad Zarif e il presidente Hassan Rohani, lo ha difeso e ha spiegato che è «uno strumento di un nuovo tipo» e quindi ci vuole tempo per implementarlo.
La produzione aumenta
Il colloquio con Zarif ha poi dissipato alcune ombre. «Speriamo che i tentativi dei nostri amici in Germania e in altri Paesi salveranno l’accordo – ha precisato Zarif -. Coopereremo con loro per raggiungere questo obiettivo». Poi ha attaccato gli Usa e puntualizzato che «nessuna potenza può fare del male al popolo iraniano senza ricevere una dura risposta: se cominceranno una guerra contro di noi, non saranno loro a finirla». Il livello di tensione fra Washington e Teheran preoccupa però la stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che teme un deragliamento dell’intesa raggiunta nel 2015, fin qui ancora sui binari.
Ieri il capo dell’agenzia Yukiya Amano ha confermato che, come aveva annunciato Rohani lo scorso 8 maggio, l’Iran ha aumentato la produzione di uranio arricchito al 3,67 per cento.
L’Aiea ha anche rivelato che è salito a 1044 il numero delle centrifughe operative nel sito di Fordow, mentre nel 2015 erano soltanto 740. Segnali negativi che sono stati però in parte compensati dal rilascio di un libanese con residenza permanente negli Stati Uniti, Nizar Zakka, detenuto dal 2015. Sarà rilasciato e consegnato a emissari di Hezbollah per il suo ritorno nel Paese dei Cedri.
ILSOLE24ORE: "L'Iran ha accelerato l'arricchimento di uranio"
Il giornale di Confindustria riporta la notizia della ripresa in grande stile dell'arricchimento dell'uranio da parte della dittatura iraniana, ma la annacqua. Quello che è più grave è considerare, come fa il Sole24Ore, la scelta iraniana una semplice risposta agli Stati Uniti, scrivendo: "L'Iran ha mantenuto la sua promessa di accelerare l'arricchimento di uranio dopo l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare". Una frase che disinforma e rovescia la realtà, ripulendo l'immagine degli ayatollah e descrivendoli come vittime dell'aggressività americana. Questa Confindustria non si smentisce: come negli anni '30 faceva affari con il regime nazista, continua oggi con il regime degli Ayatollah.
Ecco la breve:
L'Iran ha mantenuto la sua promessa di accelerare l'arricchimento di uranio dopo l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare. Lo sostiene il direttore dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Yukiya Amano: «Sì il tasso di arricchimento - ha ammesso - sta aumentando». Si tratta di una dichiarazione importante poiché l'agenzia dell'Onu ha avuto e ha il compito di monitorare costantemente il rispetto degli accordi internazionali del 2015 da parte di Teheran. Circa un mese fa il regime iraniano aveva preannunciato l'intenzione di voler rivedere i termini di quell'accordo in seguito alle rinnovate tensioni con gli Stati Uniti e con i Paesi del Golfo e fino ad allora le ispezioni dell'Onu avevano sempre rilevato il rispetto dei patti internazionali. Ieri in visita a Teheran, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, primo alto esponente di un governo occidentale a visitare l'Iran dopo il deterioramento della situazione, ha confermato che «nella regione la situazione è molto seria, esplosiva». Maas ha incontrato il collega Javad Zarif, che non gli ha nascosto il rischio di un'escalation militare nel Golfo. Ministro degli Esteri iraniano.