lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
<< torna all'indice della rubrica
D'Alema rimpiange il socialismo reale, ovvero la pillola di cianuro ricoperta di zucchero 09/06/2019

D'Alema rimpiange il socialismo reale, ovvero la pillola di cianuro ricoperta di zucchero
Commento di Diego Gabutti

Immagine correlata

A dimostrazione che ogni tanto ritornano, e che non c’è modo di rottamare le ideologie apocalittiche come non c’è modo di seppellire in via definitiva le anime corrotte e senza pace nei romanzi di Stephen King, ecco Massimo D’Alema rimpiangere, in un’intervista al Corriere della Sera, la sinistra d’una volta, quella che «sapeva parlare agli operai». 
Gli «operai» della favola marxleninista, naturalmente, erano una finzione sociologica, che aveva il solo scopo di trasformare gli operai propriamente detti nella base elettorale (la sinistra d’antan, alzando il mignolino quando sorbiva il tè, diceva «sociale») del partito comunista. D’Alema dovrebbe ricordarlo bene (ma anche no: memoria corta e autoinganno sono malattie professionali dei demagoghi). 
Quella che gli ex e post comunisti rimpiangono, adesso che il testimone della «questione sociale» sembra essere definitivamente passato a sovranisti e populisti, è la sinistra che scriveva le sue parole chiave, a cominciare da Partito e Proletariato, con la maiuscola (come Anello e Potere nelle storie fantasy di J.R.R. Tolkien o come l’«Esserci» e il Nulla in quelle più fantasy ancora di Martin Heidegger) e che aveva trasformato l’invidia sociale in un disumanesimo ad alta gradazione alcolica e ad altissima pericolosità sociale.
Quella rimpianta da D’Alema è la sinistra che per settant’anni, dal 1917 al 1989, ha ricoperto di zucchero la pillola di cianuro del socialismo reale (da cui la sinistra filosovietica dipendeva finanziariamente, come oggi il populismo europeo prospera sui rubli del regime postsovietico putiniano). D’Alema non se lo ricorda, o almeno non ne parla, ma dentro la pillola del paradiso dei lavoratori, sotto lo strato di zucchero della via italiana al socialismo, del compromesso storico, dell’eurocomunismo, della «questione morale», non c’era affatto il sol dell’avvenir, come cantavano le masse intortate il Primo Maggio, ma c’era il Gulag, c’era l’economia genocida dei piani quinquennali e dei balzi in avanti, c’erano l’antisemitismo en travesti antimperialista e il boat people in fuga dal Vietnam «liberato», c’erano decine e decine e decine di milioni di morti. (Dentro la pillola di veleno realsocialista c’era anzi anche lui, D’Alema, quando nell’agosto del 2006 percorreva le vie di Beirut a braccetto d’un boss Hezbollah).

Immagine correlata
D'Alema a Beirut sottobraccio a leader Hezbollah,
movimento terrorista
 
D’Alema rimpiange che questa sinistra sia uscita di scena (insieme al papismo illuminato, suo alleato tradizionale) e non si dà pace al pensiero che il Partito maiuscolo abbia dovuto cedere il privilegio di promettere miracoli ai populisti. Questi non sono meno cinici, intendiamoci, né meno pericolosi e spericolati, della sinistra horror che ha tenuto sotto incantesimo le masse popolari per una lunga, lunghissima stagione italiana. 
Anche loro spacciano droghe ideologiche agli angoli delle strade sotto lo sguardo indifferente della squadra antinarcotici, come direbbe William Burroughs. Più o meno le stesse droghe: welfare a pioggia e «questione morale». 
Sono più o meno gli stessi anche i capri espiatori, additati come affamatori del popolo e nemici delle buone cause alle masse da manipolare: ieri «i borghesi» e il sionismo internazionale, oggi le élites e il potere finanziario demoplutocratico. Ma almeno sovranisti e populisti non hanno ancora fatto troppo male a nessuno, e per liberarcene, quando verrà l’ora, non ci sarà bisogno di rischiare una guerra nucleare.

 Immagine correlata
Diego Gabutti
Già collaboratore del Giornale (di Indro Montanelli), diSette (Corriere della Sera), e di numerose testate giornalistiche, corsivista e commentatore di Italia Oggi, direttore responsabile della rivista n+1 e, tra i suoi libri: Un’avventura di Amadeo Bordiga (Longanesi,1982), C’era una volta in America, un saggio-intervista-romanzo sul cinema di Sergio Leone (Rizzoli, 1984, e Milieu, 2015); Millennium. Da Erik il Rosso al cyberspazio. Avventure filosofiche e letterarie degli ultimi dieci secoli (Rubbettino, 2003). Cospiratori e poeti, dalla Comune di Parigi al Maggio'68" (2018 Neri Pozza ed.)


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT