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La Stampa Rassegna Stampa
08.06.2019 Putin e Xi: due dittatori van d'accordo e attaccano il democratico Trump
Analisi di Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 08 giugno 2019
Pagina: 11
Autore: Giuseppe Agliastro
Titolo: «Putin a fianco di Xi nel duello su Huawei: non al diktat degli Usa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/06/2019, a pag.11 con il titolo "Putin a fianco di Xi nel duello su Huawei: non al diktat degli Usa" l'analisi di Giuseppe Agliastro

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Vladimir Putin e Xi Jinping uniti nella «prima guerra tecnologica» della storia: quella tra l’America di Donald Trump e il colosso cinese Huawei. È questo il messaggio che arriva dal palco del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, dove ieri i leader di Russia e Cina hanno dato prova di coesione e affiatamento. L’asse Mosca-Pechino è ormai una realtà consolidata, a tutto tondo, e in questo momento i due protagonisti dell’alleanza hanno un avversario comune: Washington e il suo «sfrenato egoismo commerciale». Il primo conflitto digitale Putin ha subito alzato i toni. Ci sono - ha denunciato - dei tentativi di «spingere Huawei fuori dal mercato globale senza tante cerimonie» e «per alcuni circoli si tratta della prima guerra tecnologica dell’imminente epoca digitale». Il presidente russo si riferisce ai provvedimenti con cui l’amministrazione Trump sta colpendo il gigante di Shenzhen accusandolo di essere uno strumento nelle mani dell’intelligence di Pechino. L’approccio di Putin è ovviamente del tutto diverso. Huawei sta affrontando mille difficoltà, ma in Russia è sempre la benvenuta. Tra i 30 accordi dal valore di 20 miliardi di dollari siglati mercoledì al Cremlino alla presenza di Putin e Xi, ce n’è uno che affida all’azienda cinese lo sviluppo della rete 5G in Russia. Molti Paesi occidentali hanno invece escluso Huawei dalla creazione del loro 5G temendo i presunti legami tra il gigante cinese e i servizi di Pechino. Sono scelte su cui pesano anche la geopolitica e le pressioni statunitensi. Trump considera Huawei una minaccia alla sicurezza nazionale e a maggio ha ordinato alle aziende Usa di non venderle più software e tecnologie varie. Il provvedimento entra in vigore fra tre mesi e promette di essere una batosta per la compagnia cinese, che usa i software americani per far girare i suoi cellulari. Google critica la Casa Bianca Facebook sta già obbedendo. Secondo la Reuters, i futuri smartphone Huawei saranno venduti nei negozi senza le app del «gruppo blu»: Facebook, WhatsApp, Instagram e Messenger. Dovranno essere gli utenti a installarle. Google invece cerca di portare acqua al suo mulino remando in direzione opposta. Stando al Financial Times, il colosso californiano insiste con la Casa Bianca per essere esonerata dal divieto di fare affari con Huawei. Il ragionamento di Google è lineare: se la società cinese non potrà avere gli aggiornamenti di Android, svilupperà una sua versione del sistema operativo che renderà i cellulari facili prede dell’intelligence del Dragone. Mentre tra Pechino e Washington infuria la «guerra dei dazi» e Huawei viene trascinata sul fronte, Putin si schiera decisamente dalla parte del suo alleato cinese e del suo «caro amico» Xi. Gli Usa - ha tuonato da San Pietroburgo - vogliono solo «diffondere la loro autorità sul mondo intero» e per questo hanno imboccato «un sentiero che porta a conflitti senza fine e guerre commerciali, e forse non solo commerciali». Xi ha invece usato toni più concilianti. «La totale rottura dei rapporti fra la Cina e gli Usa - ha sottolineato il leader di Pechino - non è nei nostri interessi e neppure in quelli degli Usa. Trump è mio amico - ha aggiunto - e non credo che voglia arrivare a una rottura». Il rapporto privilegiato è però quello con Mosca, che riguarda tutte le principali questioni geopolitiche, la cooperazione militare e, naturalmente, il commercio. «Il progetto cinese della Nuova Via della Seta e quello dell’Unione Eurasiatica guidata da Mosca - ha detto Xi - sono complementari e io e Putin abbiamo deciso di svilupparli in parallelo». L’interscambio tra Russia e Cina è in continuo aumento. L’anno scorso è cresciuto del 25% toccando i 108 miliardi di dollari. Ma Mosca a Pechino vende principalmente idrocarburi e ha bisogno delle tecnologie cinesi per sopperire a quelle che non può acquistare dall’Occidente a causa delle sanzioni per la crisi ucraina. Ciò fa della Russia il partner debole dell’alleanza. L’Ue inoltre supera comunque sia gli Usa sia la Cina nella classifica degli investitori in Russia. L’asse Mosca-Pechino in realtà è prima di tutto un’alleanza politica.

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