Danimarca al voto, vincono i socialdemocratici (con le idee chiare sull'immigrazione) Cronaca di Walter Rauhe
Testata: La Stampa Data: 06 giugno 2019 Pagina: 15 Autore: Walter Rauhe Titolo: «Elezioni, crollo dell'ultradestra, la sinistra verso il governo»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/06/2019, a pag.15, con il titolo "Elezioni, crollo dell'ultradestra, la sinistra verso il governo" la cronaca di Walter Rauhe.
Walter Rauhe
In Danimarca la coalizione di governo formata dai partiti del centrodestra del primo ministro Lars Løkke Rasmussen ha perso la maggioranza a causa del drammatico tracollo della formazione di estrema destra del Partito del Popolo Danese (Dpp) che dal 2014 l’appoggiava dall’esterno. Alle elezioni politiche di ieri il partito nazionalista ed euroscettico ha ottenuto il 9,8% dei consensi, circa undici punti in meno rispetto a cinque anni fa. Netta affermazione invece dei socialdemocratici finora all’opposizione che sotto la guida della carismatica e popolare leader Mette Frederiksen sono riusciti a conquistare il 25% delle preferenze affermandosi primo partito nel Paese con quattro punti di vantaggio sui Liberali di Rasmussen che nel corso dell’ultima legislatura avevano adottato una linea molto dura sull’immigrazione spostando molto a destra la linea politica di Copenaghen.
Mette Frederiksen, leader dei socialdemocratici danesi, vincitrice di queste elezioni
Il partito socialdemocratico punta ora al potere e alla formazione di un governo di minoranza appoggiato da diversi partiti di sinistra e da quello ambientalista. In una prima reazione Mette Frederiksen ha respinto l’offerta del primo ministro uscente Rasmussen di dar vita ad una «maggioranza di centro», una specie di Grande coalizione alla danese formata dai Liberali insieme ai socialdemocratici. Alle urne sono stati chiamati ieri 4,2 milioni di cittadini. L’esito del voto premia una campagna elettorale incentrata dai socialdemocratici sul tema del welfare e sull’immigrazione. Mette Frederiksen aveva promesso una linea dura nei confronti dell’immigrazione incontrollata di profughi extra europei nel Paese, l’introduzione di un obbligo di lavoro e auto-sostentamento per i tutti i rifugiati ai quali è stato riconosciuto il diritto di asilo e l’espulsione invece di tutti quelli respinti. Al tempo stesso la leader socialdemocratica ha posto forti accenti sulla politica del welfare esprimendo la sua volontà di reintrodurre tutta una serie di sussidi e aiuti sociali ridotti dal governo di centro destra di Løkke Rasmussen. Negli ultimi anni l’estrema destra populista del Dpp era riuscita ad incentrare il dibattito politico in Danimarca sui sedicenti pericoli legati all’immigrazione raccogliendo molti consensi con la sua retorica dai toni spesso apertamente xenofobi, anti-islamici ed euroscettici. Una strategia che ha finito per dare i suoi frutti contagiando non solo il Partito liberale del primo ministro in carica ma anche i socialdemocratici. I populisti devono fare i conti però anche con altre formazioni di destra ancora più radicali come quella del «Stram Kurs», il cui leader è accusato di stretti legami con gli ambienti neonazisti e di aver bruciato delle copie del Corano.
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