Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/06/2019, a pag. 14 con il titolo "Pronto l'accordo per ricostruire 600 chiese terremotate", la cronaca di Domenico Agasso Jr.
Il premier Giuseppe Conte ha assicurato i vescovi che lo Stato italiano si occuperà di ricostruire 600 chiese nelle regioni terremotate del centro Italia. Il Vaticano è uno Stato ricchissimo: se vuole che le chiese siano ricostruite deve occuparsene direttamente, l'Italia dovrebbe interessarsi invece alle persone che hanno perso le proprie case a causa del terremoto, che vivono in alloggiamenti prefabbricati instabili, in paesi dove sono crollate le istituzioni civili.
Ecco l'articolo:
Domenica Agasso Jr
Entro dieci giorni sarà approvata l’ordinanza per ricostruire 600 chiese delle zone terremotate. L’ha assicurato il premier Conte a viva voce, incontrando nella sede della Cei a Roma i vescovi delle terre devastate dal sisma del 2016.
Nella riunione di ieri in via Aurelia - presieduta dal presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Gualtiero Bassetti - il capo del governo ha annunciato che partirà l’iter attuativo «per il secondo piano di ristrutturazione dei beni culturali», come riporta una nota della Cei. L’ordinanza ha una copertura di 300 milioni di euro e «fisserà le modalità per l’avvio della ricostruzione di circa un quinto delle 3mila chiese danneggiate dal sisma». Sono state individuate da un anno e mezzo, secondo criteri di priorità stabiliti dalle diocesi con il coinvolgimento di Regioni e Comuni.
Giuseppe Conte
Il retroscena
Il vertice è anche legato alla recente assemblea dei vescovi. A maggio infatti il tema era stato messo al centro dell’introduzione di Bassetti. Ed emerge un piccolo retroscena: a margine di una delle giornate dell’assise era in programma questo summit, ma all’ultimo minuto è stato rimandato per un impegno di Conte.
Ieri di fronte al premier sono state «rappresentate le istanze delle comunità locali e la loro sofferenza, anche dal punto di vista psicologico, a fronte di uno Stato percepito come lontano». È stato espresso il disagio legato a «un impianto legislativo stratificato nel corso del tempo e appesantito dai tempi della burocrazia». I vescovi hanno evidenziato come le chiese costituiscano - oltre che un luogo di culto per la fede - «un essenziale riferimento aggregativo a servizio del bene comune: riaprirle diventa risposta al senso di sfiducia e di solitudine, nonché via imprescindibile per rilanciare la presenza turistica». E dunque anche l’economia locale.
La presenza di Giuseppe Conte nella sede Cei conferma - nonostante le distanze su alcuni temi - il filo diretto tra la Chiesa italiana e il vertice dell’esecutivo. Certificato dallo stesso Bassetti, che ha affermato: questo appuntamento «si inserisce in un rapporto di stima e collaborazione che non nasce oggi».
Soddisfazione viene manifestata dai presuli per il clima produttivo e per l’atteggiamento di ascolto di Conte. Il premier infatti si è preso a carico la situazione e «si è fatto interprete di un approccio pragmatico, che - sul piano attuativo - riveda l’impianto legislativo, agevolando l’opera di ricostruzione».
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