Che cosa succede in Yemen?
Analisi di Antonio Donno
Terroristi Houthi filo-iraniani in Yemen
Benché la situazione mediorientale sembri al momento non offrire fatti eclatanti, la realtà è che tutti gli attori regionali continuano a muoversi per raggiungere i propri fini. Se partiamo dalle vicende dello Yemen, non possiamo non constatare che gli Houti sciiti filo-iraniani lentamente stanno avendo ragione degli avversari sauditi. Le truppe di Riad non sono in grado di frenare l’erosione del territorio yemenita da parte delle formazioni fedeli a Teheran. Se gli Houti dovessero conquistare l’intero Yemen, la situazione precipiterebbe: sarebbe impossibile per i sauditi e gli Emirati del Golfo tollerare in seno alla penisola arabica un nemico mortale come l’Iran, perché Teheran finirebbe per controllare lo Stretto di Bab el-Mandeb che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden e l’Oceano indiano: un passaggio fondamentale dal punto di vista strategico e commerciale. La conseguenza sarebbe la crisi dell’intesa strategica stabilita tra gli Stati Uniti e gran parte dei paesi della Penisola Arabica, perché il loro nemico si stabilirebbe in un punto cruciale nel cuore del mondo sunnita. A questo punto, si prospetterebbe la necessità per Washington di entrare, seppur indirettamente, nel conflitto fra uno Yemen controllato da Teheran e il resto del mondo arabo presente nella penisola.
Quale sarebbe l’atteggiamento della Russia e, in via diretta, dell’Iran? Il problema dello Yemen è stato finora sottovalutato, perché la situazione, per quanto minacciosa, sembra bloccata. Ma non è così. L’erosione territoriale del paese da parte delle forze Houti sta procedendo, per quanto lentamente; e questa lentezza è interpretata erroneamente come uno stallo. Se, da una parte, Trump dovrebbe analizzare più approfonditamente la situazione dello Yemen e le inevitabili pericolose conseguenze di un radicamento strategico dell’Iran in quel paese, dall’altra Israele non può non essere interessato dall’evoluzione graduale della vicenda yemenita. Per quanto territorialmente lontano da Israele, lo Yemen non lo è affatto dal punto di vista strategico. Se Teheran dovesse controllare il Golfo di Aden, il Bab el-Mandeb e lo Stretto di Ormuz, che è l’ingresso nel Golfo Persico dall’Oceano Indiano – controllo, quest’ultimo, che è minacciato quotidianamente dall’Iran –, allora tutta la penisola arabica sarebbe imbottigliata nella morsa iraniana nei suoi due punti vitali che collegano il Mar Rosso e il Golfo Persico (o Mare Arabico) all’Oceano Indiano. Dal punto di vista strategico e da quello commerciale, in particolare per il passaggio delle petroliere, quest’esito sarebbe un disastro. In particolare, anche per Israele le conseguenze potrebbero essere molto gravi. Il Mar Rosso, nella sua parte settentrionale, si addentra nel Golfo di Aqaba, bagnando Eilat, la città più meridionale di Israele e porto molto importante dal punto di vista commerciale. Così, risalendo verso il nord, il controllo del Mar Rosso da parte iraniana, creerebbe una situazione incandescente non solo nei confronti dei paesi delle coste africane (Gibuti, Eritrea, Sudan, Egitto), ma per lo stesso Israele. Se si guarda la carta geografica, l’Iran finirebbe per esercitare la sua pressione non solo a nord (Libano e Siria), ma anche a sud, nel Mar Rosso. Ecco perché la crisi yemenita potrebbe avere, in un futuro non prevedibile, conseguenze importanti per Gerusalemme. Per quanto la crisi economica iraniana sia sempre più grave, il regime tende, comunque, a dare impulso alla sua visione imperialistica per il Medio Oriente. È difficile dire quanto l’economia iraniana possa sopportare il peso di questa impresa di grande valenza strategica. Tuttavia, non bisogna sottovalutare la forza intrinseca di un’ideologia totalitaria. La crisi yemenita è un campanello d’allarme per tutta la penisola arabica e per Israele, minacciato da un nemico implacabile. Gli Stati Uniti, d’altro canto, dovrebbero analizzare con maggiore attenzione le conseguenze strategiche di un eventuale collasso dello Yemen a favore di Teheran. Kissinger: “Se non si fosse disposti ad aguzzare lo sguardo nel buio e ad arrischiare decisioni di dubbio esito e passi incerti, l’umanità non conoscerebbe mai la pace”.
Antonio Donno