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Corriere della Sera - Avvenire Rassegna Stampa
29.05.2019 Israele: per ora niente governo, forse sì forse no elezioni anticipate fra tre mesi
Il commento di Davide Frattini in linea con Haaretz, quello equilibrato di Fiammetta Martegani

Testata:Corriere della Sera - Avvenire
Autore: Davide Frattini - Fiammetta Martegani
Titolo: «Netanyahu, la minaccia di elezioni anticipate - Lieberman fa 'leva' sugli ultraortodossi per nuove elezioni»
Riprendiamo oggi, 29/05/2019 dal CORRIERE della SERA, a pag. 19, il commento di Davide Frattini dal titolo "Netanyahu, la minaccia di elezioni anticipate"; da AVVENIRE, a pag. 12, il commento di Fiammetta Martegani dal titolo "Lieberman fa 'leva' sugli ultraortodossi per nuove elezioni".

A destra: Benjamin Netanyahu

L'unica fonte citata da Davide Frattini è il giornalista di Haaretz Anshel Pfeffer, costantemente contro Benjamin Netanyahu come la testata che ne pubblica gli articoli. Non stupisce quindi che anche il pezzo di Frattini sia sbilanciato contro Netanyahu, a cui viene attribuita la responsabilità dell'impasse che ha impedito finora la formazione del nuovo governo dopo le elezioni. Il commento di Fiammetta Martegani su Avvenire è invece sintetico ma equilibrato.

Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "Netanyahu, la minaccia di elezioni anticipate"

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Davide Frattini

Bibi ed Evet — i soprannomi che tra loro non usano più — si conoscono da 31 anni, da quando Avigdor Liberman ha chiesto di diventare assistente volontario per quel giovane viceministro degli Esteri. Il buttafuori immigrato dall'ex Unione Sovietica e diventato leader di partito già dimostrava l'intuito politico: allora aveva scommesso su Benjamin Netanyahu, ancora in corsa per conquistare il titolo di primo ministro più longevo di Israele, adesso scommette di poterlo mandare a casa. O almeno di costringerlo a sudare fino all'ultima goccia e all'ultimo minuto possibile per riuscire a formare la coalizione, dopo la vittoria del 9 aprile. Netanyahu esaurisce stasera a mezzanotte i 28 giorni (più l'estensione di 14) concessi per riuscire a chiudere le trattative. Liberman ha ormai proclamato di non voler tornare sulla poltrona di ministro della Difesa e ha accusato l'ex alleato di voler creare un governo «sottoposto alla legge ebraica», perché il dissidio nascerebbe dalle norme per costringere gli ultraortodossi a prestare il servizio militare, i partiti religiosi si oppongono. Senza Liberman e senza maggioranza, il premier ha dato ordine ai deputati del suo Likud di mettere sul tavolo la dissoluzione del Parlamento, in prima votazione è già stata approvata, le altre due sono attese per oggi. Israele tornerebbe alle elezioni nel giro di pochi mesi, la data prevista è tra la fine di agosto e la prima metà di settembre.

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Avigdor Lieberman

Per dimostrare di essere pronto a riaprire la campagna Netanyahu ha ieri stretto un patto con Moshe Kahlon e la sua formazione, correranno insieme. II presidente Reuven Rivlin promette di lasciare a Netanyahu «tutto il tempo necessario», ammette però di essere contrario all'idea di nuove elezioni. Il piano del Likud per licenziare i parlamentari da poco insediati potrebbe fallire e in quel caso il capo dello Stato può affidare il mandato a un altro politico, magari ai rivali diretti del premier dentro al partito. «Netanyahu ha vinto ad aprile? Forse no e di sicuro non ancora. Il suo errore è stato pensare di aver ricevuto un mandato personale dal popolo, Liberman gli sta dando una lezione politica», scrive Anshel Pfeffer, che al premier ha dedicato una biografia, sul quotidiano Haaretz. Se alla fine si tornasse a votare, la sfida sarebbe ancora di più tra Netanyahu e l'ex capo di Stato Maggiore Benny Gantz. Bibi è stato in grado di regolare i tempi della politica israeliana per dieci anni, adesso il calendario sembra contro di lui: le urne verrebbero riaperte a poche settimane dal faccia a faccia tra suoi legali e il procuratore generale dello Stato, l'annuncio definitivo dell'incriminazione per corruzione è fissato a dicembre.

AVVENIRE- Fiammetta Martegani: "Lieberman fa 'leva' sugli ultraortodossi per nuove elezioni"

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La Knesset, il Parlamento israeliano

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Fiammetta Martegani

Oggi è per Benjamin Netanyahu l'ultimo giorno a disposizione per formare il governo. I numeri ci sarebbero tutti, con un'alleanza di 65 seggi elettorali sui 120 costituiti dalla Knesset. Tuttavia, 5 seggi, cruciali per raggiungere la maggioranza governativa, dipendono da Avigdor Lieberman, leader del partito ultra-nazionalista e laico Israel Beitenu. Nelle ultime settimane Lieberman ha minacciato il premier di far saltare la coalizione governativa nel caso in cui non dovesse venir implementata la legge che prevede il servizio militare obbligatorio anche per i giovani ultraortodossi, legge avversata dai partiti religiosi, che rappresentano l'altro partner fondamentale per la formazione del nuovo governo. Secondo alcuni analisti, si tratta solo di un espediente per mettere in un angolo Bibi: probabilmente Lieberman - dotato di grande fiuto politico - considera l'attuale premier una scommessa perdente a causa delle difficoltà giudiziarie che sarà chiamato ad affrontare in futuro, e ha quindi deciso di puntare su un governo di unità nazionale con il partito Blu e Bianco di Benny Gantz (che alle elezioni di aprile ha preso solo un seggio meno del Likud). Tutto questo non sembra aver fermato Netanyahu. Che ha sfidato Lieberman dicendo di essere pronto a nuove elezioni, e per aggirare l'ostacolo Lieberman ha imbarcato i centristi di Kulanu: con i loro 4 seggi, la maggioranza c'è. Ha comunque lasciato la porta aperta, promettendo di fare il possibile per trovare un accordo: «Israele non tornerà alle urne per un nuovo voto inutile». Lieberman sembra però molto determinato: ha attaccato Netanyahu per aver definito i partiti ultra-ortodossi «estremamente flessibili» sulla legge per la leva: «Non si tratta di flessibilità, è una truffa». La Knesset intanto si prepara: lunedì, su iniziativa del Likud, ha approvato in lettura preliminare una proposta di legge per sciogliere anticipatamente la legislatura. Tra le date più probabili, il 17 settembre. Citer della legge proseguirà, salvo un accordo in extremis. Stando a un sondaggio di Canale 13, il 41% degli israeliani attribuisce la colpa di un eventuale ritorno alle urne a Netanyahu, il 27% a Liberman, il 16% ai partiti ultraortodossi.

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