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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
28.05.2019 Sul quotidiniano del Vaticano una velina pro-Iran che trasforma il regime degli ayatollah in una democrazia
Una vignetta fa capire la realtà

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 28 maggio 2019
Pagina: 2
Autore: la redazione dell'Osservatore Romano
Titolo: «Il presidente iraniano propone un referendum sul nucleare»
Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 28/05/2019, a pag.2 l'articolo "Il presidente iraniano propone un referendum sul nucleare".

Il quotidiano ufficiale della Santa Sede (S.S.) stempera i caratteri del regime di Teheran, una dittatura feroce che finanzia il terrorismo islamico in Medio Oriente e non solo, calpesta i diritti umani e civili, minaccia di distruzione Israele e si avvicina a disporre di armi nucleari. Riporta inoltre senza commento l'annuncio, da parte del regime, di un referendum, ignorando l'assenza di democrazia in Iran, come mostra la vignetta sottostante: "Tu voti, Dio decide".

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Ecco la breve:

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Il presidente iraniano, Hassan Rohani, ha proposto di tenere un referendum popolare sull'opportunità o meno di proseguire nel programma nucleare di Teheran. Lo riferisce un dispaccio dell'agenzia di stampa iraniana Irma. «Nel 2004 ho chiesto al leader (la Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei n.d.r.) di tenere un referendum su questo tema; si disse d'accordo, ma con l'elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad si decise di continuare su un'altra strada», ha dichiarato Rohani nel corso di un incontro a Teheran con i giornalisti. «Occorre porre fine alla guerra economica il più presto possibile, perché tutte le sofferenze ricadono sul popolo», ha aggiunto. Rohani ha fatto riferimento all'articolo 59 della Costituzione, che prevede la possibilità di ricorrere al referendum popolare su «questioni vitali» per il paese. «Questo è un metodo — ha precisato il presidente — che in ogni momento può fare uscire l'Iran da un vicolo cieco e aprire la strada». Rohani ha quindi invitato i giornalisti a «studiare attentamente» anche l'articolo 134 della Costituzione, secondo il quale è il presidente che «determina il programma del governo e applica le leggi». Nei giorni scorsi, ricordano gli analisti politici, Khamenei ha criticato pubblicamente Rohani (eletto nel 2013 e poi per un secondo mandato nel 2017 con un ampio margine sui suoi rivali grazie alle promesse di normalizzazione dei rapporti con l'Occidente) e il ministro degli esteri, Mohammad Javad Zarif, per avere cercato insistentemente l'accordo sul nucleare del 2015, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati lo scorso anno. In particolare, la Guida suprema ha accusato Rohani e Zarif di avere insistito per concludere quell'intesa, nonostante lui fosse fortemente contrario.

 

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E a dimostrare il fallimento di quella politica, secondo Khamenei, è stata proprio l'uscita di Washington dall'accordo sul nucleare, seguita da un'escalation di sanzioni che ha messo in ginocchio l'economia del paese. La Guida suprema ha poi respinto ogni ipotesi di negoziato con gli Stati Uniti, affermando che avrebbe l'effetto di «un veleno» per l'Iran. Nelle ultime ore, diversi paesi — tra i quali l'Iraq, il Kuwait, la Germania e l'Oman — si sono detti pronti a mediare fra Teheran e Washington. Ma fonti ministeriali dalla capitale iraniana hanno affermano che «non c'è nessuna trattativa, diretta o indiretta», in corso con gli Stati Uniti.

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ornet@ossrom.va

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