Quel losco figuro che comanda una città Mattia Feltri, giornalista senza peli sulla lingua
Testata: La Stampa Data: 24 maggio 2019 Pagina: 1 Autore: Mattia Feltri Titolo: «Hai infangato mio fratello»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/05/2019, a pag.1 il commento di Mattia Feltri dal titolo "Hai infangato mio fratello".
Mattia Feltri
Leoluca Orlando
Si tollera tutto, di questi tempi, ma proprio tutto, e si tollererà pure questa, pure il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che lascia la commemorazione di Giovanni Falcone perché non vuole avere niente a che fare col ministro dell’Interno, Matteo Salvini, venuto a lucrarci sopra qualche voto. Ha detto proprio così, Leoluca Orlando, ed è fantastico. Proprio il Leoluca Orlando che nel 1990 andò da Michele Santoro a Samarcanda a dire che voleva vedere colpiti i mandati degli omicidi di Piersanti Mattarella e Pio La Torre e Giuseppe Insalaco e che le prove stavano dentro i cassetti del palazzo di giustizia di Palermo, cassetti che restavano sigillati.
Giovanni Falcone
Indovinate con chi ce l’aveva? Con Giovanni Falcone, era lui l’insabbiatore, e Falcone s’infuriò, disse che se Orlando sapeva chi erano i mandanti doveva dirne nomi e cognomi, sennò era un solo un pessimo modo di fare politica usando la giustizia. Ma Orlando i nomi non li fece. E un anno più tardi, dopo una lunga campagna contro Falcone, concesse un colloquio all’Unità per ripetere che la verità dell’alleanza fra politica e mafia era seppellita in tribunale, una verità sistematicamente occultata, mai salita a verità processuale, ed era ora che il coperchio della procura saltasse. Saltò Falcone, invece, saltò in aria il 23 maggio 1992, e già Orlando era lì, a piangere l’amico, l’eroe, il servitore dello Stato, e sarebbe tornato il 23 maggio successivo e per ventisette anni di fila, fino a ieri, e ogni volta qui risuonavano le parole di Maria Falcone, sorella di Giovanni, indirizzate a Orlando: «Hai infangato il suo nome, la sua dignità, la sua onorabilità».
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