Perché i palestinesi dicono NO all’ ‘Accordo del Secolo’?
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
A destra: Donald Trump con Benjamin Netanyahu
Condividere fin dal primo momento in cui il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, iniziò a parlare del suo “Accordo del secolo”, gli arabi palestinesi hanno espresso una dura opposizione a questo accordo, ancor prima di ascoltare una sola parola del suo contenuto. Perché? Sono molte le risposte. La spiegazione più importante e imprescindibile è che entrambe le principali organizzazioni palestinesi, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e il Movimento di Resistenza Islamico (Hamas), non possono - e pertanto non vorranno - aderire ad alcun accordo che darebbe legittimità all'esistenza di Israele in quanto Stato ebraico. La principale considerazione dell’OLP è prettamente nazionalistica: la “Palestina” appartiene esclusivamente alla nazione araba e il popolo palestinese è parte integrante del Medio Oriente arabo. E’ impossibile che la nazione araba e il popolo palestinese debbano cedere la loro terra agli ebrei, che non sono - secondo il punto di vista arabo - una nazione, ma un insieme di comunità appartenenti a tutte le nazioni del mondo, che negli ultimi 130 anni sono arrivati in Israele. Hamas si oppone all’esistenza stessa di Israele in base all’approccio religioso-islamico di quell’organizzazione: il giudaismo è estinto (“din batel” ovvero “falsa religione”) sin da quando gli ebrei furono cacciati da Allah in un esilio in cui sono costretti a vivere fino alla loro conversione all’Islam. Secondo l'approccio islamista, "La Terra di Palestina" è un patrimonio islamico, sacro per la nazione islamica e non c'è modo che possa essere rimosso dalla protezione dell'Islam e consegnato ad un'altra religione - che oltretutto- dicono, ha perso la sua validità. Inoltre, secondo i princìpi islamici, gli ebrei devono vivere sotto le ali protettive dell’Islam, come dhimmi, cioè privi di qualsiasi diritto a un proprio Stato, alla sovranità, ad un governo, all’esercito o alla polizia. Pertanto, secondo l’approccio islamico, il Piano di Pace di Trump è inaccettabile perché garantirebbe a Israele il diritto di esistere come Stato ebraico.
Abu Mazen
Per gli arabi palestinesi, Trump si era già reso inadatto ad esprimere un'opinione sul conflitto quando prese una posizione pro-Israele e anti-palestinese sui due punti cruciali della politica palestinese: Gerusalemme e i "rifugiati". Per impedire che appartenga al solo Stato ebraico, l'OLP e Hamas sono d'accordo sul fatto che Gerusalemme Est, compreso il Monte del Tempio, debba essere la capitale dello Stato palestinese, sebbene la città non sia mai stata la capitale di alcun Paese arabo o islamico. Reclamano Gerusalemme perché capiscono che senza Sion non esisterebbe il sionismo, e che il modo migliore per seminare la disperazione tra gli ebrei sarebbe quella di privarli della loro capitale storica, Gerusalemme. Questo è il solo motivo per cui arabi e musulmani investono enormi finanziamenti, cercando a tutti i costi di enfatizzare e di preservare la centralità di Gerusalemme nella lotta contro Israele. Lo fanno perché la maggior parte del mondo non riconosce ancora Gerusalemme come la capitale dello Stato ebraico o come parte integrante del territorio sovrano d’Israele; in questo modo la questione è "un anello debole" che può essere rotto se viene colpito ripetutamente. Quando Trump ha riconosciuto Gerusalemme come la capitale di Israele, convalidando così l'esistenza di uno Stato per il popolo ebraico, ha perduto la figura di possibile mediatore onesto agli occhi dei palestinesi, degli arabi e dei musulmani. Un altro problema dolente sono i rifugiati arabi palestinesi del 1948. Questo è il problema principale per i rifugiati che ancora oggi sognano di tornare a vivere in Israele e che non sono interessati ad alcuno Stato Palestinese. Il fatto che gran parte di essi non provenga originariamente dalla Palestina non ha alcuna rilevanza per loro, perché gli Stati arabi, l'OLP, Hamas, le organizzazioni internazionali come l'UNRWA e quei Paesi che li hanno finanziati per decenni, si sono serviti di loro per mantenere viva la speranza di tornare un giorno alle loro case e a villaggi che non esistono più. L'ethos del rifugiato è centrale nell'esperienza palestinese. Trump ha davvero avuto il coraggio di ridimensionare il sostegno americano a queste aspettative. Un altro grave difetto nell’ “Accordo del secolo” è che coinvolge altri Paesi arabi come l'Egitto, la Giordania, l'Arabia Saudita e gli Emirati. Questo è assolutamente inaccettabile per i portavoce degli Arabi Palestinesi perché anni fa, Arafat aveva affermato la regola secondo cui “l'indipendenza è una decisione palestinese”, il che significa che i palestinesi sono gli unici autorizzati a decidere sul proprio destino e sul proprio futuro. Questo è il motivo per cui Arafat si oppose al capitolo palestinese negli Accordi di Camp David del 1978, concordati da Begin e Sadat dopo che Jimmy Carter aveva esercitato su di loro una forte pressione. I palestinesi sono contrari per principio a qualsiasi interferenza araba nei loro affari, per questo l’esistenza di un accordo tra Egitto e Israele è un problema. Essi considerarono Sadat come un traditore della causa palestinese, per prima cosa perché osò occuparsi dei loro problemi senza l’autorizzazione a farlo, e in secondo luogo perché fece un accordo di pace con Israele senza prima aver risolto il problema palestinese in un modo che li soddisfacesse. L’”Accordo del secolo” di Trump include il coinvolgimento di altri Stati arabi e i palestinesi temono una situazione in cui quegli Stati e Israele, siano d'accordo su qualcosa a cui i palestinesi si oppongono, portando al rafforzamento della posizione di Israele nel mondo arabo . Ciò potrebbe portare a un rapporto tra Israele e questi Stati, nel tentativo di isolare i "recalcitranti" palestinesi e costringerli ad accettare di firmare un accordo in contrasto con i loro interessi e posizioni. In questi giorni è stato reso pubblico che l'amministrazione Trump sta progettando una conferenza in Bahrain per affrontare gli aspetti economici dell’ “Accordo del secolo”. I portavoce dell'OLP sono infuriati perché, secondo loro, occuparsi delle questioni economiche prima di risolvere tutti gli altri problemi - Gerusalemme, i rifugiati, i confini, le comunità ebraiche in Giudea e Samaria, l'acqua, la sovranità - sono il risultato della concezione americana che denaro, lavoro e sviluppo economico possano risolvere tutto. Dal loro punto di vista, tutti i problemi irrisolti devono trovare una soluzione con la loro completa soddisfazione, prima di affrontare questioni economiche. Definiscono gli altri problemi "assiomi" che non possono essere aggirati o risolti con mezzi economici. È importante ricordare che dietro ad Hamas e alla Jihad islamica c’è l’Iran e che la Repubblica islamica si oppone a qualsiasi accordo che metta fine alle ostilità con Israele. Queste due organizzazioni alimentano il fuoco della lotta contro Israele ogni volta che lo ritengono necessario, mentre Israele non ha né la volontà politica né l’opinione pubblica, propense ad avviare negoziati quando sul suo territorio vengono lanciati missili da Gaza. È così che le due organizzazioni riescono a ostacolare qualsiasi progresso nei negoziati volti a far progredire l’ “Accordo del secolo” - ed è per questo che le sue possibilità di successo non sono particolarmente ottimistiche. Anche se il governo e i cittadini di Israele accettassero l’ “Accordo del secolo”, quell'atto avrà scarso significato perché la probabilità che la parte palestinese lo accetti, è minima. Tuttavia, è estremamente importante che Israele si astenga dall'annunciare eventuali concessioni territoriali o di altro genere fino a quando l'altra parte non avrà firmato un accordo di pace permanente e posto fine alle sue rivendicazioni contro Israele. Tutti ricordano le concessioni unilaterali israeliane, che non hanno mai portato a nessun tipo di accordo. Queste e altre ragioni fanno sì che l' “Accordo del secolo” sarà probabilmente abbandonato sullo scaffale dove numerosi altri "Piani di pace" raccolgono polvere, nonostante le buone e pie intenzioni di coloro che li hanno suggeriti, dal 1947 (“Piano di Partizione dell’ONU”) fino ad oggi. C'è un versetto nel Corano che dice: “Allah è dalla parte di coloro che sono pazienti”, e i vicini di Israele hanno una buona dose di pazienza. Sono pronti ad aspettare e aspettare, finché non arriverà l'opportunità per loro di distruggere Israele, quindi perché preoccuparsi di fare pace con lo Stato ebraico?
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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