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Il Foglio Rassegna Stampa
23.05.2019 Il populismo secondo Emmanuel Todd
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 23 maggio 2019
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Reminiscenze»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/05/2019, a pag. 1 con il titolo "Reminiscenze" il commento di Giulio Meotti.

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Giulio Meotti

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La copertina (Seuil ed.)

Roma. “Uno strano sentimento di impotenza regna oggi in occidente”, scrive Emmanuel Todd in apertura della sua “Breve storia dell’umanità” in uscita per Leg Edizioni (in francese Où en sommes-nous?). Sociologo e demografo francese nipote dello scrittore Paul Nizan e bisnipote del grande antropologo Claude Lévi-Strauss, Todd è l’eclettico intellò di sinistra che divenne famoso nel 1976 per “Il crollo finale”, dove previde la fine poco edificante che avrebbe fatto l’Unione Sovietica. Nel nuovo libro, Todd evita la tesi delle disuguaglianze economiche per spiegare il populismo e propria di Joseph Stiglitz, Paul Krugman e Thomas Piketty. La novità del libro sta nella scelta di un particolare grand’angolo da cui Todd decifra il populismo: famiglia e religione. O meglio, “eliminazione finale della religione” e “disgregazione del modello di matrimonio”. Secondo Todd, che da bravo francese ama generalizzare e universalizzare un’ipotesi, il populismo si poggia su due residuati bellici, “la famiglia stipite e il cristianesimo zombie”. Quest’ultima definizione indica “una religione che continua ad agire dopo la sua scomparsa, per trattare quindi di una fede morta ma allo stesso tempo viva”.

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Emmanuel Todd

E’ questo, scrive Todd, “il vuoto del quale dobbiamo tenere conto se vogliamo comprendere l’angoscia delle società avanzate”. Secondo Todd, “la famiglia stipite zombie assicura, contrariamente alla famiglia nucleare, la persistenza di una coscienza collettiva a livello nazionale” e “perpetua dei meccanismi di integrazione collettiva che si oppongono alla comparsa di un homo oeconomicus internazionale”. E’ questo, scrive, che hanno in comune “Fiandre, Veneto, Baviera o Baden-Württemberg”, per citare alcune regioni europee spinte dal populismo. Parigi, come le altre grandi città, è a sé: “Il centro del bacino parigino, egualitario sul piano familiare, era stato scristianizzato prima ancora della Rivoluzione”. Le reminiscenze delle strutture familiari religiose e ancestrali modellerebbero ancora l’inconscio europeo. Per questo, spiega Todd, oggi c’è come un’attrazione fatale in occidente verso due paesi come Russia e Cina, culturalmente arcaici. Come scrive Christopher Coker nel suo recente “The Rise of the Civilizational State”, si tratta di “stati-civiltà che pretendono di rappresentare non solo un territorio, una lingua o un gruppo etnico, ma una civiltà diversa”. Secondo Todd, lo stesso trumpismo è figlio della fine del neoconservatorismo di matrice religiosa (“nazione indispensabile”, “città sulla collina”, esportazione di valori etc) che aveva dominato il campo repubblicano. “Famiglia stipite e cristianesimo zombie possono collaborare nella realizzazione di una cultura locale autoritaria e iniqua”, scrive Todd, uno dei pochi scienziati sociali a vendere 50 mila copie a libro. Lo stesso vale per il Regno Unito di tradizione calvinista, l’interno che ha spinto la Brexit: “La dimensione nazionale molto forte di quello che possiamo chiamare protestantesimo zombie è sempre attiva e si è rivelata capace di preservare l’indipendenza monetaria, e in definitiva, l’indipendenza tout court”. Famiglia ceppo e cristianesimo dunque, “forze zombie mantenute dalla memoria dei luoghi malgrado le migrazioni e gli scambi culturali, continuano a garantire l’eterogeneità radicale dello spazio europeo, a ovest tanto quanto a est”. Resta da vedere se la globalizzazione e la secolarizzazione avranno la meglio su questi due residuati delle guerre culturali.

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