Domenica 7 novembre è comparsa su La Repubblica una recensione di un libro di Ivan Jablonka su Jean Genet, a firma di Tahar Ben Jelloun. Il titolo della recensione è: “Antisemita e adoratore di Hitler? Sono soltanto menzogne”.
Tralasciamo il contenuto dell’articolo, dato che non conosciamo il libro, uscito in questi giorni in Francia. Magari avrà anche ragione Ben Jelloun.
Leggiamo piuttosto questa frase:
“Oggi in Francia c'è la tendenza a demonizzare qualunque intellettuale critichi la politica del governo israeliano e sostenga le popolazioni palestinesi. Questo si chiama terrorismo intellettuale”.
Sì, avete letto bene... Questo succede oggi in Francia. Proprio questo...
Scapperebbe da ridere se non ci fossero di mezzo cose serie.
Forse il signor Tahar Ben Jelloun pensa che in Italia non ci sia la stampa, la radio, la televisione, le linee telefoniche con l’estero e i collegamenti Internet. Forse pensa che siamo tutti selvaggi con l’anello al naso, e per questo, dato che è un gran difensore delle razze inferiori, ci spiega la verità amorevolmente: amore è una parola che ricorre spesso negli scritti di Ben Jelloun, un amore avvolgente come la stretta di un boa constrictor.
È la stessa persona che scriveva una ventina di anni fa queste amorose frasi:
“Israele è così, Stato superiore, che ha tutti i diritti e nessun dovere, che gode di un’impunità permanente, fiero e assoluto, moderno nell’esercizio della morte, antico nell’esercizio di una dialettica che deve presto o tardi condurlo a nuove dispersioni, cioè a un’apocalisse suprema, come una grande tragedia. Sarà solo. Unico autore del suo martirio. Solo di fronte al mondo che avrà rinunziato a capire alcunché del destino di un popolo nato per essere eletto e morto per esserlo stato”.
Le scriveva su Le Monde, il più importante quotidiano di Francia. Ma allora la Francia era una Repubblica Islamica, mentre oggi è tutto cambiato: lo sapevate, cari Italiani, che i francesi hanno eletto Presidente della Repubblica George W. Bush?