L’appello di Christchurch, è davvero un autentico sussulto d’indignazione dell’Occidente?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
L'incontro di Parigi, gli Usa non hanno aderito
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La strage di Christchurch
Sono anni che i luoghi di culto, da sempre venerati come veri santuari, sono diventati trappole mortali per i fedeli. Un fenomeno tristemente troppo frequente in Medio Oriente. Se ci sono due distinte categorie di vittime in questa regione del mondo, i responsabili sono sempre gli stessi. Infatti, sono da un lato le chiese cristiane e dall'altro le moschee, ad essere prese di mira dallo stesso fanatismo musulmano. Per quanto riguarda le chiese, non più solo gli edifici, come è avvenuto durante la massiccia distruzione orchestrata dallo Stato islamico. Questa volta cariche esplosive e commando suicidi hanno deliberatamente puntato su uomini, donne e bambini in preghiera. Gli attacchi più cruenti si sono verificati in Egitto, funestando la forte minoranza copta la cui presenza sulla terra del Nilo precede di oltre sette secoli l’arrivo dell'Islam. E le moschee, direte? Le moschee pagano il prezzo delle guerre di religione che oggi, in nome dello stesso Dio compassionevole e misericordioso, mettono i fedeli di un Islam sunnita contro quelli dell'Islam sciita. In questa lotta fratricida tutti i mezzi sono buoni: esplosivi, veicoli d’assalto e militanti fanatici che innescano il loro carico di morte tra i fedeli. Morti e feriti sono a migliaia. Dovremo credere che ci abituiamo a tutto? In Occidente queste atrocità non fanno più notizia, rimangono limitate al Medio Oriente. La sanguinosa offensiva dei musulmani nello Sri Lanka contro le chiese nel giorno di Pasqua è stata un'eccezione, senza causare però alcuna crisi di coscienza. Non c'è stato alcun appello a combattere contro il terrorismo musulmano; I capi di Stato e di governo non si sono incontrati d’urgenza per esaminare una politica comune nei confronti dei messaggi di odio così frequenti e diffusi sui social media e su Internet. Fino a mercoledì scorso, 15 maggio, quando si è finalmente deciso di fare qualcosa. Su iniziativa del Presidente Macron, si è tenuto a Parigi un incontro internazionale. Tra i partecipanti c'erano un re, tre presidenti, un vicepresidente e cinque primi ministri che si sono incontrati per inviare un messaggio forte. Quel’era l'obiettivo, secondo Le Figaro del 15 maggio? Eliminare i contenuti terroristici online, “combattere le cause del terrorismo e della violenza estremista ... applicare le leggi esistenti (!) ... e garantire che i media si occupino degli attacchi in modo eticamente responsabile”. Questo ambizioso programma ha ricevuto il sostegno di una formidabile task-force: sempre secondo Le Figaro, non meno di otto rappresentanti del settore delle nuove tecnologie sono in lizza, tra cui Amazon, Google, Microsoft, Facebook e Twitter. Venti Paesi, continua il quotidiano, hanno già firmato il testo. Tuttavia c’è un piccolo problema: gli Stati Uniti hanno dichiarato di non voler aderire a questa encomiabile iniziativa. A proposito, perché questa benedetta, anche se tardiva, presa di coscienza di un flagello le cui vittime ormai sono innumerevoli? È perché nella città di Christchurch, in Nuova Zelanda, un suprematista bianco ha massacrato cinquantuno cittadini musulmani intenti nelle loro preghiere in due moschee. Da qui deriva il nome dato a questa importante iniziativa: "L’appello di Christchurch” .
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".