È sconfortante apprendere che anche il ministro Frattini, sulle orme del suo collega francese, ha fatto il giro delle sette chiese (pardon, moschee) e ha stretto la mano di al Qaradawi, quel signore che ha emesso la fatwa secondo cui è bene uccidere americani mentre bisogna liberare i due reporter francesi. Ancor più sconfortante è il panorama a tutta pagina del Corriere della Sera del 16 settembre: “L’Italia agli Usa: “Basta vittime civili in Iraq””. Il giornale spiega che questo è un nuovo capitolo di “franchezza senza posizioni antagoniste nei confronti degli Stati Uniti”.
Lasciamo stare la tentazione di parlare di voltafaccia. Chiediamoci piuttosto: è questo il risultato della solidarietà nazionale intessuta in funzione della liberazione delle due italiane rapite? Non che la solidarietà nazionale non vada bene, anzi è benvenuta. Ma se la sua base è una transazione del tipo: io opposizione non chiedo più, o almeno non chiedo più per ora, il ritiro delle truppe, ma tu governo parli e contratti con chiunque, anche col diavolo – allora non è un bel vedere. Oltretutto, non è detto che porti da nessuna parte, come insegna la vicenda dei reporter francesi, che ancora non vengono rilasciati. Si rischia di mettersi in ginocchio, di fare concessioni che verranno registrate e usate, e di restare con un pugno di mosche in mano. Del resto, qui siamo di fronte a gente determinata e con le idee molto chiare, per usare un eufemismo.
Un altro episodio, collegato a queste vicende, fa riflettere. Nel periodo dei sequestri il Corriere della Sera decide di dar voce con un’intervista all’intellettuale (si fa per dire) moderato (si fa per dire) islamico Tariq Ramadan. La collaborazione culmina addirittura nell’offrire al suddetto un’intera pagina del Corriere per commemorare nientemeno che l’11 settembre. La direzione del Corriere è ingenua o disinformata? Nessuno al Corriere ha letto l’articolo con cui Magdi Allam ha spiegato quali maneggi con gli integralisti filo-terroristi era andato a fare il nostro di recente a Londra? Oppure Ramadan si è spacciato come il referente ideale per un dialogo che porti a un clima migliore e fecondo di buoni risultati? Basta una passeggiata su Internet per sapere di che pasta è fatto Ramadan e quali scopi persegue ma chiaramente si è preferito tapparsi occhi ed orecchie. Sta di fatto che un’intervista del nostro moderato a Panorama – in cui dice che uccidere bambini israeliani perché non diventino soldati è moralmente condannabile, ma spiegabile – rompe tutte le uova del paniere, perché mette in luce i suoi autentici pensieri. Per fortuna. Difatti, i vezzeggiatori di Ramadan sarebbero rimasti con un pugno di mosche in mano, mentre lui si sarebbe accreditato come una grande autorità “intellettuale” e “morale” in tema di terrorismo, pace, dialogo interreligioso e… problema israelo-palestinese. Ma non è detto che la partita sia chiusa.
Di questo passo, il panorama dell’Europa dipinto dal Presidente del Senato Pera rischia di diventare un quadretto rosa. |