Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/05/2019, a pag.9 con il titolo "Helsingborg, donna ebrea accoltellata. La Svezia nell’incubo antisemitismo" il commento di Monica Perosino.
La Repubblica, a pag. 26, titola "Accoltellata in Svezia un'attivista ebrea. Sinagoghe blindate". E' un esempio di disinformazione perché non si tratta di una generica "attivista", ma di una donna ebrea di 60 anni, moglie del capo della comunità ebraica di Helsingborg. Aspettiamo il risultato delle indagini, ma sono arcinoti gli attacchi contro gli ebrei da parti dei cittadini musulmani.
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Ecco l'articolo di Monica Perosino:
Monica Perosino
La scena dell'attentato
Poco più di due anni fa il premier Stefan Löfven aveva finalmente ammesso: «In Svezia abbiamo un problema di antisemitismo». Il discorso alla Nazione avveniva dopo un attacco incendiario alla sinagoga di Göteborg e inni antisemiti cantati durante una manifestazione a Malmö all’indomani dell’annuncio di Trump di voler spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme. Löfven ha acceso i riflettori su una serie di intimidazioni, attacchi, aggressioni e atti vandalici che da almeno dieci anni fanno inorridire il Paese.
L’assalto
Ieri una donna ebrea è stata aggredita e accoltellata almeno nove volte nel pieno centro di Helsingborg, Svezia meridionale. La donna, 60 anni, è la moglie del capo della comunità ebraica di Malmö. Sta lottando tra la vita e la morte. Secondo i testimoni sarebbe stata aggredita da un «uomo solo», tuttora in fuga. Anche se non sono ancora noti i motivi dell’attacco, la polizia ha deciso comunque di rafforzare la sorveglianza attorno alla sinagoga e ad altri luoghi legati alla comunità ebraica. Il capo della polizia di Helsingborg, Sven Holgersson, ha sottolineato che c’è un «quadro generale di minacce» contro gli ebrei in città e in tutta la Svezia. «Ancora una volta gli ebrei in Europa sono in pericolo», ha commentato il presidente israeliano Reuven Rivlin dopo aver appreso del brutale accoltellamento. Questo episodio «ci fa constatare che non basta la memoria dell’Olocausto, che peraltro sta svanendo, per garantire la sicurezza delle comunità ebraiche, mentre le nostre scuole, le sinagoghe e i centri sociali vengono trasformati in fortezze». «Noi - ha proseguito - combatteremo l’antisemitismo con tutta la nostra forza».
Tra islamisti e neonazisti
L’anitsemitismo, e un generale sentimento anti-ebraico, non è un fenomeno nuovo, soprattutto nella Svezia meridionale e nello Skåne. Già nel 2010 il Simon Wiesenthal Center ha emesso una nota che invitava gli ebrei ad esercitare «estrema cautela» quando si recavano nella regione. Nel 2018 l’89% dei 20.000 ebrei che vivono in Svezia riteneva che l’antisemitismo fosse aumentato negli ultimi 5 anni, oltre un terzo pensava di emigrare a causa dell’insicurezza percepita (nel 2012 erano il 18%). Secondo Henrik Bachner, storico delle idee e ricercatore sull’antisemitismo, «le idee anti-ebraiche hanno ricevuto una maggiore circolazione attraverso i social media. I più aggressivi sono i gruppi di estrema destra, e in qualche caso gli islamisti».
Nello Skåne non si tratta di «sola» propaganda sui social. Un’insegnante di una scuola superiore di Malmö, ha riferito alla polizia che «è successo che studenti di origine musulmana sabbiano detto ai compagni ebrei: “Yahoud, ebreo, ti uccideremo”». Giovedì un tribunale ha condannato un uomo di Göteborg per aver postato un video nazista con il commento: «Buonanotte parassita ebreo».
In dieci anni, nella regione gli episodi legati all’antisemitismo sono quasi raddoppiati. In tutto il Paese sono circa 230 l’anno e i numeri tendono a crescere. Tornano le sinagoghe sfregiate con le svastiche, come la «Swastika epidemic» - guidata proprio da Malmö dal famigerato Per Engdahl negli Anni 60 -, le bandiere naziste che sventolano di fronte alle case degli ebrei, e poi minacce, aggressioni, discriminazioni e, infine, violenze fisiche.
Dal 2009, a Malmö, le autorità svedesi registrano ogni anno decine di attacchi più o meno diretti, dalle minacce verbali alle sinagoghe bruciate. E pensare che proprio qui, nello Skåne, si rifugiarono gli ebrei danesi e norvegesi in fuga da Hitler. «Ma è sempre qui che, negli Anni 30 - dice Aldo Iskra, segretario dell’associazione interreligiosa Open Skåne - è nato il germe del nazismo svedese».
«Nel 1939 - scrive l’analista Elisabeth Asbrink - gli svedesi diedero vita a proteste per fermare “l’invasione ebrea e salvare la razza”. Pensavamo che l’ideologia nazista fosse scomparsa, ma con l’arrivo dei nuovi movimenti di destra oggi torna in primo piano». E mentre inizia il processo contro un imam di Helsingborg, che due anni fa ha definito gli ebrei «la progenie delle scimmie e dei maiali», anche la sinistra finisce nel mirino: la sezione giovanile dei Socialdemocratici è sotto attacco per aver aspramente criticano il sionismo. «Ma il vero problema di Malmö sono innanzitutto i nazisti», sostiene Magnus Ranstorp, il massimo esperto svedese di terrorismo.
Negli Anni 70 si potevano contare oltre duemila appartenenti alla comunità ebraica di Malmö; oggi ne sono rimasti poco più di 500. Da città rifugio, è oggi diventata «insopportabile per molte famiglie ebraiche - aggiunge Aldo Iskra -, che hanno scelto di trasferirsi a Stoccolma, se non addirittura in Israele».
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