Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/05/2019, a pag.35 con il titolo "Felix Klein: 'Combattiamo l’antisemitismo nelle scuole' ", l'intervista di Tonia Mastrobuoni a Felix Klein.
Secondo Felix Klein soltanto il 5% degli attacchi antisemiti in Germania è da imputare a fanatici islamici. In realtà la percentuale è molto maggiore, ma molti episodi sfuggono perché non vengono catalogati - a torto - come antisemiti. Sono gli ordini governativi che riceve la polizia. Questo vale soprattutto per le dimostrazioni, anche violente, di odio contro Israele e contro chi difende Israele.
Più volte Manfred Gerstenfeld su IC ha affrontato la questione: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=360&id=74526
Ecco l'articolo:
Tonia Mastrobuoni
Con Felix Klein per la prima volta la Germania si è dotata di un responsabile governativo contro l’antisemitismo. Oggi il diplomatico tedesco sarà a Roma per un evento con la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni e l’ambasciatore tedesco Viktor Elbling. In quest’intervista con Repubblica, l’ex console a Milano lancia l’allarme sull’aumento dell’antisemitismo in Germania e mette in guardia dinanzi all’ « imbarbarimento » della politica. A cominciare da Matteo Salvini.
Felix Klein
Al Salone del libro c’è stata una bufera per la presenza di una casa editrice vicina ai neofascisti di Casapound che ha pubblicato un libro su Salvini. Secondo lei doveva essere bandita? «In una democrazia bisogna tollerare anche opinioni difficilmente accettabili. Ma è chiaro che ci sono dei limiti. Se l’Olocausto viene negato, ad esempio. Per me la libertà d’opinione finisce là. In Germania e in Italia la democrazia deve essere attivamente difesa: la libertà di esprimersi non può essere illimitata. In Germania il negazionismo e la banalizzazione del nazismo sono penalmente perseguibili».
Lei non pensa che citare Mussolini, come fa Matteo Salvini, prendersela con i migranti o con le minoranze come i rom, sia sintomo di fascismo? «La discussione politica è diventata molto rozza, in alcuni Paesi. Anche in Italia. L’importante è salvaguardare i principi di base della democrazia. E bisogna anche vedere che il nazionalismo non ha senso, in quest’epoca: solo l’Europa unita può rispondere alle sfide che pongono gli Stati Uniti o la Cina».
Per combattere l’antisemitismo per la prima volta lei vuole includere nelle statistiche anche le discriminazioni e le offese e non solo i reati punibili. Inoltre nelle scuole e nelle istituzioni pubbliche promuovete la lotta a questo fenonemo. «Gli episodi stanno aumentando, purtroppo. Siamo molto preoccupati: parliamo di insulti o comportamenti offensivi e discriminatori. E nella percezione degli ebrei tedeschi c’è un divario tra le statistiche e la percezione. La realtà, quella degli episodi perseguibili, è in aumento di circa il 10%. Ma molti hanno l’impressione di un incremento forte dell’antisemitismo. Le faccio un esempio: un albergatore del Meclemburgo ha accolto una cliente dicendo "attenzione, ebrei nell’albergo". Peraltro, nei Land dell’Est è impressionante come ci siano pochissimi ebrei e un forte antisemitismo. Oppure, registriamo che nelle scuole "ebreo" è diventato un insulto. Una cosa orribile. Importante registrare in una statistica anche episodi di questo genere».
Il rabbino capo di Colonia, Yechiel Brukner, per mesi ha cercato di prendere il bus e la metro. È stato talmente ricoperto di insulti che ora è tornato a usare l’automobile di servizio. «Siamo in un momento di forte imbarbarimento generale. La soglia di tolleranza di ciò che è dicibile si sta spostando. Sempre più persone che non si sarebbero mai permesse di dire certe cose, ora lo fanno apertamente. I social media hanno enormemente contribuito a questo imbarbarimento».
E l’ultradestra tedesca, l’Afd? «Con i suoi attacchi alla cultura della memoria, con la richiesta di una "svolta a 180 gradi" sulla rielaborazione storica e con la famosa frase di Alexander Gauland sul nazismo "cacca d’uccello" della storia, l’Afd contribuisce all’imbarbarimento. La banalizzazione dei peggiori crimini della storia tedesca, del suo capitolo più buio, ha spezzato una tradizione che è importante preservare».
L’antisemitismo è più forte tra i migranti musulmani o i profughi? «In realtà ogni volta che un musulmano insulta un ebreo la bufera mediatica è molto forte. È vero che tra i migranti dei Paesi musulmani la mentalità antisemita è più forte, ma dipende molto dalla loro posizione su Israele. Molti di loro crescono in Paesi dove l’odio contro Israele è quasi dottrina di Stato. Con l’emergenza profughi del 2015 gli episodi di antisemitismo non sono troppo aumentati. Circa il 5% degli attacchi antisemiti sono da ricondurre a musulmani. E la maggior parte vive qui da molto».
Come mai sopravvive tanto antisemitismo tra i tedeschi, nonostante la profonda attenzione alla storia che comincia dai banchi di scuola? «La verità è che ci siamo illusi di essere diventati immuni all’antisemitismo. Per decenni è rimasto in un angolo buio della coscienza collettiva. Ma senza mai sparire. È inaccettabile e va combattuto con ogni mezzo».
A Plauen, il 1° maggio, neonazisti hanno sfilato tranquillamente per le strade. «È intollerabile che le autorità autorizzino una manifestazione del genere. Anche a Dortmund, l’anno scorso, neonazisti hanno alzato il braccio per il saluto hitleriano e gridato "chi ama la Germania è antisemita". In una situazione del genere la polizia, di norma, deve intervenire. Non lo ha fatto».
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