Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/05/2019, a pag. III, con il titolo "Cara Cambridge, il razzismo non si combatte con un processo alla Storia", l'analisi tratta dal Sunday Times.
L'Università di Cambridge
Ho sempre avuto una grandissima ammirazione per la vostra università”, scrive Trevor Phillips sul Sunday Times in una lettera aperta all’Università di Cambridge, che ha avviato delle ricerche storiche sul proprio ruolo nella tratta degli schiavi: “Il grande fisico Sir Brian Flowers, l’uomo che ha avuto la più grande influenza accademica sulla mia vita, ha studiato al Gonville & Cauis (uno dei college di Cambridge, ndr) prima di diventare il rettore della mia alma mater, l’Imperial College di Londra. Quindi mi addolora trovarmi in disaccordo con te. Saprai che ho delle riserve riguardo alla tua proposta di indagare sui legami storici tra l’università e la schiavitù. Un tempo ero responsabile della supervisione della condotta delle università sull’uguaglianza razziale. Ma sono anche il bisnipote di una donna nata schiava in una piantagione a Barbados. Alcuni dei miei antenati erano quasi sicuramente proprietà dei Gladstones – la famiglia del primo ministro liberale William Gladstone – tra i più grandi beneficiari dei miliardi di dollari di compensazioni ai proprietari di schiavi dopo l’abolizione della schiavitù. Quindi questa vicenda mi tocca da vicino. Vorrei essere chiaro. Non ho alcuna obiezione alla ricerca accademica in questo campo. Se l’intenzione è drammatizzare le conseguenze della brutalità che si è verificata nella cattura di 10 milioni di africani e dei loro discendenti, allora va bene. Ma sarebbe stato troppo chiedere che uno di noi fosse messo al posto di comando? Non ho dubbi che la persona che avete scelto alla guida di questo esercizio sia motivata da buone intenzioni. Ma non vi siete accorti delle dimostrazioni di interesse da parte di alcuni accademici di fama mondiale come Kwame Anthony Appiah (che ha studiato a Clare College a Cambridge) e David Dabydeen (Selwyn College)?
Alcune donne come la baronessa Amos, la prima e unica donna nera ad aver assunto l’incarico di vice rettore in un’università britannica, e la baronessa Young erano per caso invisibili? Posso capire perché non avete notato il problema. Non un singolo membro dei 24 che compongono il vostro consiglio, descritto come ‘l’organo esecutivo e amministrativo principale’, è nero. Immagino che qualunque studente o accademico nero potrebbe chiedere: ‘Se non si fidano di uno di noi per svolgere questo lavoro, quanto sono seri nel trattare le persone nere come loro pari?’. Mi domando se avete pensato a tutto ciò. Basta uno sguardo superficiale alla lista dei vostri college per sollevare delle domande scomode. Ad esempio, Sir George Downing ha lasciato in dote una parte della sua eredità per fondare un college a Cambridge che prende il suo nome. Ma suo nonno – un soldato, una spia e, secondo Samuel Pepys, ‘un perfido furfante’ – possedeva degli schiavi nei Caraibi prima di costruire delle proprietà in quella che adesso è conosciuta come Downing Street. Se chiedi di rinominare Downing College, chiederai di rinominare anche la residenza del primo ministro? E ci sono due lati a questa storia. Le due personalità che hanno promosso l’abolizione della schiavitù, Thomas Clarkson e William Wilberforce, si erano formati a Cambridge; infatti Clarkson decise di dedicare la propria vita all’abolizione della schiavitù mentre lavorava su una traccia assegnatagli dal vice rettore. Sono stati gli abolizionisti di Cambridge ad avere fornito una piattaforma all’attivista nero Olaudah Equiano, e ad averlo aiutato a pubblicare le sue memorie, un documento chiave nella costruzione di un grande movimento contro la schiavitù. Questi contributi alla libertà umana come dovrebbero essere valutati in relazione ai profitti della schiavitù? Ma la domanda principale è la seguente: parcheggiare due ricercatori in uno scantinato per sfogliare i registri delle piantagioni è il modo migliore in cui Cambridge può contribuire all’uguaglianza razziale? Questo genere di protagonismo può andare bene per delle istituzioni minori. Ma voi siete molto meglio degli altri. Cambridge non può fare nulla per ricompensare coloro che sono stati derubati e umiliati in passato, ma ha l’opportunità di fare la differenza per milioni oggi. Lasciatemi proporre due progetti da mettere in pratica immediatamente. Gli accoltellamenti per strada che hanno causato cento morti tra i giovani sono il tema che genera più angoscia tra i britannici neri. Nessun aumento nel numero dei poliziotti risolverà questo problema – la maggior parte di loro andrebbe ad affollare le zone abitate dai neri. Sarebbe il pretesto per delle risse. Ma la vostra università è un’eccel - lenza nella ricerca criminologica: perché non investire risorse per aiutare la polizia e le autorità locali a identificare il luogo e il carattere delle strade dove avvengono questi omicidi per evitare che si ripetano? Se #blacklivesmatter (le vite dei neri sono importanti, ndt), allora coloro che sono a rischio oggi dovrebbero avere la priorità rispetto a chi è scomparso due secoli fa. Secondo, è ormai un luogo comune nell’intelli - genza artificiale che gli algoritmi che governano i prestiti per i mutui, i tassi delle assicurazioni e le candidature per un lavoro sono sbilanciati contro le donne e contro le persone di colore. I neri pagano miliardi aggiuntivi nei premi delle assicurazioni, nei tassi di interessi più alti e vengono ingiustamente respinti nei colloqui di lavoro. Ma nessuno sa come e perché queste macchine hanno imparato a discriminare, e non sanno come fermarle. Avete costruito una delle comunità di ricerca più sofisticate al mondo. Perché non mettere i vostri geni a lavoro? Risolvere il problema del razzismo degli algoritmi significa aiutare a rimuovere una tassa sui neri che porta miseria a milioni di persone. Questo da solo vale un premio Nobel. Tu sei una grande istituzione. Tu ci hai dato Sir Isaac Newton, Charles Darwin e Stephen Hawking. Tu ci hai aiutato a scoprire i secreti della vita nel Dna. Tu hai così tanto da dare al mondo. Non sprecare il talento dei tuoi studenti e dei tuoi docenti per riscrivere il passato quando c’è ancora tanto da dare per cambiare il futuro. Cordiali saluti, Trevor Phillips”.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/ 589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante