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Giorgio Israel
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Come va l'informazione su Israele in Italia? 15-06-04
Alla vigilia delle elezioni ha avuto ampia circolazione un volantino con una lettera di Piero Fassino, curiosamente accompagnata da un modulo di conto corrente. La lettera spiegava le ragioni della richiesta di sostegno finanziario, ovvero del lancio della campagna di sottoscrizione “io ci credo” (“io c’entro”, “io ci credo”… che mancanza di fantasia…). «Pensate per un istante – scriveva Fassino – di essere le vittime di una grave ingiustizia», come l’aver subito una multa salata senza aver commesso nulla o una pena severa per un reato mai compiuto. Avrete bisogno di difendervi, di un avvocato, di raccogliere mezzi. Ebbene, per Fassino il suo partito e la sua coalizione si trovano in questo stato perché sono stati privati del diritto di «comunicare con gli stessi mezzi e opportunità riservati all’altra parte», perché in tal modo sono stati colpiti da un’ingiustizia più grave di quelle prima esemplificate. Insomma, sono stati danneggiati come conseguenza di una ferita enormemente più grave: perché è stato colpito il diritto alla democrazia.

Ora, che in Italia esista un problema di conflitto d’interessi grande come un monumento, nessuno può onestamente negarlo. Ma che la sinistra sia stata menomata in questi anni sul piano dell’informazione, francamente… Fassino potrebbe provare a raccontarlo a qualche zia sorda, chissà che non ci creda.

Informazione Corretta è nata e vive principalmente per combattere la disinformazione su Israele. Se pensiamo allora a questo caso emblematico e alle affermazioni di Fassino, è impossibile reprimere un sentimento di sdegno. La più sommaria disamina delle disinformazioni che hanno imperversato sulla stampa e alla televisione circa Israele e il Medio Oriente negli ultimi anni dimostra inequivocabilmente che esse sono addebitabili in stragrande maggioranza ad organi sotto stretto controllo della sinistra o a giornalisti di sinistra. L’informazione radiotelevisiva degli anni passati – prima dell’attuale governo, tanto per parlar chiaro – è stata un autentico incubo, con l’imperversare dei vari Riccardo Cristiano, Paolo Longo, Michele Santoro, TG3 e staff relativo, e i tanti altri che è meglio neppure ricordare. Per non parlare del modo in cui venivano gestiti i talk show, sempre con invitati di sinistra, sempre invariabilmente furiosamente anti-israeliani e anti-sionisti, mai uno che facesse suonare l’altra campana. E questo per limitarsi al tema che ci è a cuore, perché il discorso potrebbe essere ripetuto senza varianti per quanto riguarda l’antiamericanismo e la passione viscerale per ogni sorta di dittatura purché antiamericana o antioccidentale.

Ora non dico che le cose ora vadano proprio bene, ma meglio di certo sì. Quanto meno c’è più equilibrio. Giornalisti radiotelevisivi anti-israeliani e anti-americani imperversano sempre, ma almeno abbiamo un buon corrispondente da Gerusalemme (Guido Pagliara) e può anche capitare che qualcuno (come ha fatto Antonio Socci giorni fa) ci racconti in dettaglio degli orrori che capitano in Sudan e di cui nessuno dice mai una sola parola. Già, perché per certi signori un morto palestinese vale una cinquantina di morti israeliani e forse una milionata di morti africani, ma non di meno. Esemplare manifestazione di razzismo.

Tanto più abbiamo sempre considerato Fassino come una persona seria ed equilibrata, tanto più siamo esterrefatti dalla sua uscita e del suo sconsiderato parlare di un attentato alla democrazia, che ne fa un improvvido difensore di tesi girotondine.

Del resto, l’andamento delle elezioni, che ha visto la sconfitta personale del “re” del controllo mediatico, Silvio Berlusconi, costituisce la più sonora smentita delle tesi grottesche di un Italia controllata da un Grande Fratello, che non riesce neanche ad approfittare della sua posizione di supremo padrone dell’informazione. Tesi che si addicono alla bocca di un Vattimo ma che speravamo non avessero contagiato anche la sinistra “riformista”, se esiste ancora.

Questa sinistra “riformista” dovrebbe riflettere sui suoi errori e sulla tragica impasse in cui si trova, ostaggio com’è ormai di girotondi, arcobaleni e no-global, dopo le penose scelte fatte circa la questione irakena. È davvero triste notare – Dio acceca coloro che vuol perdere – come, nel dibattito post-elettorale, tra tutte le possibili cause del mancato sfondamento della lista Uniti per l’Ulivo non venga minimamente considerato il fatto che molti possibili elettori si sono ritratti dall’ipotesi di votarla, terrorizzati di dover portar acqua al mulino delle posizioni estremiste di un pacifismo bertinottiano e zapateriano (che anche in Spagna vengono ora messe sotto accusa e hanno provocato un diffuso malessere nelle forze armate) cui l’Ulivo si era accodato. Perché soltanto rendendosi conto di questa sfiducia “al centro”, è possibile capire come mai, per quanto grande fosse il malessere per le promesse non mantenute e la cattiva gestione della politica interna, la coalizione al governo abbia tenuto botta abbastanza bene, soprattutto se si stabilisce un confronto con i risultati nel resto d’Europa – un confronto che configura una vera e propria “anomalia” italiana. Ci dovrebbero pensare i “riformisti”, e cercare di vedere le enormi anomalie nei loro occhi.





Giorgio Israel


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