Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/05/2019, a pag.22, con il titolo "Con la sfida dei dazi alla Cina Trump punta a riequilibrare gli scambi globali e a garantirli la rielezione nel 2020" la risposta del direttore Maurizio Molinari a un lettore
Trump mostra la firma sull'aumento dei dazi con la Cina
Caro Direttore,
il presidente Trump ha aumentato del 25 per cento le tariffe su 200 miliardi di merci cinesi destinate al mercato Usa e lo ha fatto in maniera plateale, con un’evidente intenzione di sfida. Che cosa c’è dietro tale comportamento? E quali possono essere le conseguenze per noi?
Giulio S. Saluzzo
Maurizio Molinari
Caro Giulio S., l
La sfida del presidente americano alla Cina ha una doppia genesi. Da un lato c’è l’intenzione di obbligare Pechino ad accettare una revisione dell’architettura mondiale del Commercio, ovvero spingere Xi Jinping ad un maggior rispetto delle regole su concorrenza e diritto d’autore nel mercato globale. Per porre fine a quanto avvenuto dal 2001 quando la Cina, all’indomani dell’entrata nel Wto (Organizzazione mondiale del Commercio) è riuscita - secondo la Casa Bianca - ad avvantaggiarsi degli scambi globali senza rispettarne le regole-chiave, accumulando un vantaggio sleale nei confronti della concorrenza durante le presidente di George W. Bush e Barack Obama. Ma non è tutto, perché tale sfida frontale a Pechino - la cui arma preferita è l’imposizione di dazi ai suoi prodotti - ha per Trump un secondo intento ovvero spianare la strada alla corsa alla rielezione alla Casa Bianca nel 2020. Negli Stati-chiave della vittoria del 2016 - dai Grandi Laghi agli Appalachi - il ceto medio bianco impiegato nel settore delle manifatture ha infatti votato per Trump proprio perché convinto che fosse la Cina il più pericoloso rivale strategico degli Stati Uniti. Se Trump dovesse riuscire nei prossimi 12 mesi a piegare Pechino a nuovi e più rigidi accordi, quegli stessi elettori potrebbero contribuire a rieleggerlo. Insomma, nel duello con Pechino Trump gioca due partite in una: riequilibrare la globalizzazione e restare alla Casa Bianca.
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