Lorenzo Simoncelli
L’Africa National Congress (Anc) ha vinto le elezioni parlamentari in Sudafrica e continuerà a governare la «Nazione Arcobaleno» sotto la guida del Presidente Cyril Ramphosa. L’attuale Capo di Stato, subentrato in quanto vice al dimissionario Jacob Zuma, ha sconfitto gli sfidanti Mmusi Maimane della Democratic Alliance e Julius Malema, fondatore degli Economic Freedom Fighters, partito di estrema sinistra. Per la prima volta nella sua storia, il partito fondato da Nelson Mandela, non raggiunge la fatidica quota del 60%, ma considerato l’alto astensionismo ed i fallimenti della precedente presidenza, Ramaphosa riuscirà ad avere in Parlamento la maggioranza necessaria per governare senza l’aiuto delle opposizioni.
La sfida dell’Anc
L’Anc ha vinto anche nelle principali città del Paese: Pretoria e Johannesburg, mentre Città del Capo, come negli ultimi 25 anni, rimane la roccaforte della Democratic Alliance, il principale partito d’opposizione. In campagna elettorale si è scusato per gli errori commessi dal partito, riferendosi soprattutto agli scandali di corruzione, ed ha promesso una profonda pulizia all’interno del più antico movimento di liberazione africano. Stimato da Nelson Mandela, che lo volle al suo fianco come mediatore durante la sua scarcerazione, Ramaphosa, oltre ad essere un politico di lungo corso è anche un uomo d’affari di successo.
Due requisiti importanti per risolvere la crisi occupazionale che attanaglia il Paese: 9 milioni di disoccupati. Un’emergenza da risolvere il prima possibile per evitare il riaccendersi di tensioni sociali in quello che, ancora oggi, è considerato lo Stato più disuguale al mondo. Ramaphosa ha promesso 250mila posti di lavoro all’anno nei prossimi 5 grazie all’aiuto degli investimenti esteri. Si attende di capire come procederà l’attesa riforma della terra che prevede l’espropriazione senza compensazione agli agricoltori bianchi per ridistribuirle alla popolazione nera più svantaggiata. Cruciale sarà la nomina di figure competenti nei Ministeri chiavi per fermare l’emorragia di denaro dalle casse pubbliche, in parte dovuta al malfunzionamento delle principali aziende statali del Paese. Tra queste la Eskom, la compagnia energetica nazionale, che ha costretto al razionamento energico quotidiano, creando non pochi problemi a cittadini ed imprese.
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