Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/05/2019, a pag.8 con il titolo "Teheran sfida Trump sul nucleare: 'Pronti all’arricchimento dell’uranio' ", la cronaca di Giordano Stabile.
Il FOGLIO titola, a pag. 3, "Anche l'Iran abbandona il patto atomico", invertendo così il nesso di causa ed effetto. L'Iran infatti non avrebbe voluto lasciare l'accordo, se lo fa è perché è stato messo alle strette dalla politica di Donald Trump, diversa dall'appeasement a tutti i costi che aveva scandito la linea Obama e aveva portato all'accordo di Vienna sul nucleare del luglio 2015.
Il MANIFESTO titola invece "Trump sfibra l'Iran, Teheran abbandona mezzo accordo". Il tono è come sempre ostile agli Stati Uniti e a Trump, ma almeno è chiaro il giusto nesso tra i fatti: è la nuova politica degli Usa ad aver costretto l'Iran a rivedere i propri piani.
Ecco l'articolo di Giordano Stabile:
Giordano Stabile
L’Iran si ritira da parti dell’accordo sul programma nucleare e minaccia di riprendere «entro 60 giorni» l’arricchimento dell’uranio oltre i limiti imposti nel 2015. La sfida di Hassan Rohani a Donald Trump arriva a un anno esatto dal ritiro americano dall’intesa che ha innescato un nuovo ciclo di tensioni, culminate dall’invio da parte di Washington di una squadra navale e bombardieri B-52 nel Golfo. La nuova stretta americana sull’export di petrolio ha messo alle strette la Repubblica islamica, mentre ieri Trump ha firmato un ordine esecutivo per imporre nuove sanzioni alle industrie di ferro, acciaio, alluminio e rame. A questo si aggiungono le esitazioni dell’Europa, che non ha ancora trovato una strada per aggirare l’embargo Usa e le pressioni delle Guardie rivoluzionarie: da dodici mesi chiedono al presidente riformista una linea più dura e la ripresa, di fatto, della corsa verso l’atomica.
Non siamo ancora a quel punto. Rohani, assieme al ministro degli Esteri Jawad Zarif, ha elaborato una risposta flessibile, che lascia aperta la porta a nuovi negoziati con gli altri Paesi firmatari del trattato, vale a dire Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania. Teheran, da subito, cesserà di inviare all’estero le quantità di uranio arricchito che eccedono i suoi bisogni per la produzione di energia elettrica. E, soprattutto, riprenderà ad arricchirlo al di là dei limiti stabiliti se non riceverà risposte entro 60 giorni.
La mossa cambia in modo drammatico il quadro, perché è chiaro che se russi ed europei non trovano una via di uscita la Repubblica islamica si incamminerà verso la produzione di uranio utilizzabile in una bomba atomica. Gli Stati Uniti hanno subito ribattuto, con l’inviato speciale Brian Hook, che «non cederanno mai a ricatti». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito come Israele non «permetterà all’Iran di ottenere un ordigno nucleare». Fra gli europei ha reagito per prima la Francia, decisa a «fare tutto il possibile per mantenere in vita il trattato», ma con l’avvertimento che «ci saranno conseguenze» se «non sarà rispettato». Concetto ribadito da Angela Merkel: Ci attendiamo che l’Iran lo rispetti nella sua totalità».
In tandem con la Russia
L’Iran sembra però agire in tandem con la Russia. Ieri Zarif era Mosca con il collega Lavrov. Il capo della diplomazia russa ha puntualizzato che «gli altri Paesi del Jcpoa hanno scelto di non rispettare i loro impegni», soprattutto il lancio di un sistema dei pagamenti alternativo per aggirare l’embargo americano. A gennaio Francia, Gran Bretagna e Germania hanno concepito il veicolo Instex, non ancora però entrato in funzione. L’Europa è pressata dall’alleato americano. Washington lunedì ha alzato i toni, con l’annuncio dell’invio di navi e bombardieri nel Golfo. Ieri il consigliere alla Sicurezza Bolton ha rivelato che ci sono «preoccupanti e intensificati» segnali di minaccia.
L’Intelligence occidentale ha rilevato movimenti che lasciano pensare che i Pasdaran stiano spostando via mare missili anti-nave nel Golfo e nello Yemen, in grado di colpire il traffico marittimo in risposta al blocco dell’export di petrolio. E l’annuncio di Rohani arriva mentre la portaerei americana Uss Abraham Lincoln è in arrivo nella regione. Le tensioni sono ai massimi, tanto che il segretario di Stato Mike Pompeo ha annullato un previsto incontro con Merkel ed è volato in Iraq per compattare il fronte anti-Iran.
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