IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 30 aprile al 40 maggio 2019
Dal dolore del ricordo della Shoah alla gioia dell'indipendenza di Israele
La settimana appena conclusa è stata caratterizzata dalla celebrazione di Yom haShoah. In Israele e nelle comunità ebraiche della diaspora gli eventi sono stati moltissimi e di grande intensità culminati, con il suono delle sirene in tutto lo Stato d’Israele e nei luoghi simbolo dell’ebraismo, seguiti dalla lettura, a Yad Vashem, del nome di ognuna dei sei milioni di vittime innocenti del genocidio nazista. Ascoltare le voci degli anziani sopravvissuti, vederli stringere le mani di figli, nipoti e pronipoti e sentirli cantare l’HaTikvah è oggi più che mai un inno alla vita e al tempo, un imprescindibile monito a non dimenticare.
Mercoledì 30 aprile si sono insediati in Israele i 120 membri della Knesset. Il Presidente Reuven Rivlin si è rivolto all’assise: “Da Pesach al giuramento della Knesset - ha detto Rivlin - si passa dalla libertà alla libertà. Mi auguro che tutti noi, amici, saremo degni di quella libertà, sicuri di noi stessi e della nostra terra, sicuri della rettitudine del nostro cammino, generosi e tolleranti, come si addice a uomini e donne liberi. Nelle elezioni democratiche - ha aggiunto Rivlin - il popolo non sbaglia mai. La decisione democratica è la volontà del popolo e il popolo è l’unico sovrano della democrazia. Il diritto di servire il popolo dell’opposizione è la prova della fedeltà alla democrazia”.
Israele mercoledì 8 maggio celebrerà Yom haZicharon, il giorno del ricordo, e giovedì festeggerà i suoi 71 anni di vita: unica, solida e fiera democrazia del Medio Oriente. Il popolo ebraico commemorerà i soldati caduti in difesa d’Israele e le vittime del terrorismo. Due sirene scandiranno la tristissima giornata in cui oltre un milione e mezzo di persone varcherà, come ogni anno, le soglie dei cimiteri militari per ricordare un padre, una madre, un figlio, una figlia, un parente, un amico, un commilitone. Agli oltre duemila piccoli orfani è andato il pensiero commosso delle tante cerimonie che si sono svolte ovunque nel paese e nella diaspora. Nel cimitero del Monte Herzl di Gerusalemme si svolgerà la cerimonia al memoriale delle vittime di tutte le guerre. E’ una struttura imponente, costruita a spirale con 260 metri di mattoni, su ogni mattone è inciso il nome di un soldato morto, computer e schermi permettono di individuare le tombe e le informazioni biografiche.
“Abbiamo accompagnato i nostri bambini quando sono venuti al mondo, siamo stati con loro il primo giorno di asilo, li abbiamo portati in classe il primo giorno in prima elementare e li abbiamo accompagnati ad arruolarsi nell’esercito; abbiamo camminato accanto a loro il giorno del loro matrimonio e nella loro prima casa. Improvvisamente le vite sono state spezzate e la nube non si disperde, porta l’immagine dei soldati caduti nelle battaglie di Israele”, aveva detto Shimon Peres in un lungo e struggente discorso che è rimasto pietra miliare per chi ama incondizionatamente Israele. “Molti di loro non hanno costruito una casa. Non hanno avuto l’opportunità di piantare un albero. Non hanno mai provato l’amore vero. Si sono lasciati alle spalle famiglie in lutto, a piangere per loro. E loro non ci hanno lasciato, amici, a provare dolore, ma a ricordare e ricordare ancora. Noi non minimizzeremo ciò che abbiamo realizzato: un paese unico, con spirito di forza. Noi non lasceremo andare i ricordi di tutto ciò che abbiamo perso. Scrittori che non scriveranno più, poeti, scienziati, soldati, contadini, falegnami e fabbri. Persone meravigliose, cittadini attenti, creatori originali che non potranno più godersi la vita, e la nostra Nazione non potrà beneficiare del loro contributo. Parliamo qui al plurale ‘abbiamo perso’, ‘abbiamo sognato ‘, ‘volevamo’, ma prima di tutto e soprattutto, care famiglie, questo è il vostro dolore. Una perdita individuale. Un dolore individuale. Un dolore personale. Noi possiamo soltanto abbracciare, rispettare e ricordare. Sapendo che siamo un popolo senza scelta. Combattere o morire. È grazie a loro che siamo qui. Noi restiamo muti di fronte a voi. Con un pesante senso di lutto. Non vi sono parole che possano esprimere il dolore, come sappiamo che niente nella vostra vita può essere simile a quando bussa esitante alla porta. Che cosa possiamo dire davanti a voi? Di essere forti? Voi siete già forti. Possiamo forse consolarvi? Non vi è alcuna consolazione.”
Solo dopo aver onorato la memoria di tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per lo Stato d’Israele, il dolore lascia gli animi di tutti noi e possiamo così intonare l’HaTikvà, l’inno d’Israele e cominciare i festeggiamenti, pensando al prossimo 24 maggio quando ricorreranno i 51 anni della riunificiazione di Gerusalemme. Durante il primo Congresso sionista di Basilea, dal 29 al 31 agosto del 1897, Theodor Herzl disse: “lo Stato Ebraico è una necessità, esso quindi sorgerà. L’anno prossimo a Gerusalemme è la nostra antica promessa. Si tratta di dimostrare che dal sogno può nascere un pensiero luminoso come il sole. (…) Una bandiera? Che cos’è una bandiera? Un pezzo di stoffa in cima a un bastone? No signori, una bandiera è di più. Con una bandiera si trascinano gli uomini dove si vuole, anche nella Terra Promessa. Per una bandiera gli uomini vivono e muoiono. E’ la sola cosa per la quale sono pronti a morire, purché siano educati a questo fine.” Nel conferirmi l’incarico di presidente di Agenzia Ebraica in Italia Nathan Sharansky mi chiese “solamente” di impegnarmi con tutte le mie forze per trasmettere il mio amore per Israele. E’ per me un grande onore assolvere questo compito giorno dopo giorno. Questa settimana, come in tante altre occasioni importanti, posso dire con certezza di apprestarmi a condividere la mia missione con tanti amici veri che con forza e determinazione, spesso lontano dai riflettori, con una paziente opera di informazione, perseguono il mio stesso obiettivo: a loro va il mio plauso più sincero.
Grazie Israele per concederci la gioia di festeggiare il tuo 71° compleanno, auguri dal profondo del cuore.
Claudia De Benedetti (a destra)
Presidente Agenzia Ebraica - Sochnut Italia