Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/05/2019, a pag.18 con il titolo "Raid russi su Idlib, migliaia di civili in fuga", la cronaca di Giordano Stabile.
La Russia di Putin bombarda la Siria non ancora piegata dal sanguinario dittatore Bashar al Assad, ma solo la Stampa in Italia riporta la notizia. I crimini e le guerre di Putin non interessano ai media italiani e occidentali in genere.
Ecco l'articolo:
Giordano Stabile
Bashar al Assad con Vladimir Putin
L’aviazione russa e siriana lanciano i più pesanti raid su Idlib dallo scorso settembre, costringono migliaia di civili alla fuga, e i ribelli rispondono con razzi Grad sulla base di Hmeimim. L’ultimo fronte ancora aperto in Siria si riaccende e l’azione delle unità d’élite di Damasco fanno temere una offensiva di terra, per la riconquista della provincia nord-occidentale dove vivono tre milioni di persone, per due terzi sfollati.
Le tensioni, in sordina da mesi, sono riesplose dopo una serie di agguati che sono costati decine di perdite alle forze governative. Damasco e Mosca hanno reagito con almeno «130 raid» sulle cittadine di Marrat Numan, Qalat al-Madiq e Ariha a sud di Idlib. Sono roccaforti dei ribelli di Hayat al-Tahrir al-Sham, l’ultima incarnazione di Al-Qaeda in Siria, ma con la presenza anche di formazioni più moderate.
I missili Grad
Sono stati i qaedisti a reagire, con il lancio di decine di razzi Grad verso la base russa di Hmeimim vicino a Latakia e a ridosso delle linee del fronte sulle montagne. L’attacco non ha causato vittime o danni materiali ma rappresenta una provocazione nei confronti della Russia. La base era stata colpita un anno e mezzo fa da droni armati, ed è difesa da una schiera di batterie anti-aree a corto e lungo raggio, compresi i micidiali S-400.
I razzi Grad, con una traiettoria bassa, sono però difficili da intercettare, e già nei mesi scorsi erano stati usati contro la base. Ora rischiano di incendiare il fronte. Da martedì i raid russi e governativi hanno costretto migliaia di civili a fuggire, anche da campi profughi al confine con la Turchia, e fonti dell’opposizione sostengono che sono stati colpiti quattro ambulatori e che i governativi hanno sganciato «250 barili bomba», che causano distruzioni indiscriminate.
Damasco e Mosca giustificano i raid con la necessità di mettere in sicurezza i sobborghi occidentali di Aleppo, esposti a razzi e colpi di mortati, e «sradicare il terrorismo». Ma dietro la ripresa dell’ostilità c’è anche l’impasse diplomatica. Il vertice del 25 e 26 aprile a Nursultan, ex Astana, si è concluso con un nulla di fatto fra Russia, Iran e Turchia. Ankara e Mosca stentano a trovare un compromesso che consenta l’eliminazione dei gruppi jihadisti.
Per questo le opposizioni siriane in esilio vedranno oggi a Ginevra l’inviato speciale delle Nazioni Unite Geir Pedersen, nel tentativo di rilanciare l’azione dell’Onu, marginalizzata dal «formato Astana». Con Damasco che ha inviato al fronte la Quarta divisione meccanizzata e l’11esima corazzatac’è il rischio di una nuova campagna sanguinosa, sulla pelle dei profughi già fuggiti da altre battaglie.
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