Africa: la nuova terra di conquista dello Stato Islamico Commento di Lorenzo Vidino
Testata: La Stampa Data: 01 maggio 2019 Pagina: 22 Autore: Lorenzo Vidino Titolo: «Dal Mali alla Somalia, è in Africa il nuovo fronte della jihad globale»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/05/2019, a pag.22 con il titolo "Dal Mali alla Somalia, è in Africa il nuovo fronte della jihad globale", il commento di Lorenzo Vidino.
Lorenzo Vidino
Il Califfo Al Baghdadi
Il messaggio di Al Baghdadi, chiaramente volto a dimostrare a seguaci e nemici dello Stato islamico che il gruppo è ancora vivo, ha delineato quella che pare essere la strategia futura del defunto Califfato. Baghdadi, infatti, snocciola una lunga serie di «province» del Califfato, territori dove operano gruppi che gli hanno giurato fedeltà e che, ora che l’epicentro in Siria e Iraq ha perso la sua territorialità e centralità, acquistano un potere maggiore. I movimenti legati al Califfo sono in vari continenti e hanno dimensioni e tattiche diverse, ma rispondono a una logica unica. Il gruppo, insomma, si dimostra flessibile e persegue una tattica di de-centralizzazione in cui non esiste un centro di gravità assoluto. Lo Sri Lanka ha dimostrato che anche in Paesi in cui questa presenza è ridotta la loro pericolosità può essere alta. Ma, analizzando trend degli ultimi anni, è il continente africano la macro-area che desta maggiori preoccupazioni. Il fenomeno non è nuovo, ma la frequenza di attacchi negli ultimi mesi punta chiaramente ad un suo sviluppo in negativo. I nodi focali sono tre, ma ognuno ha un impatto nei Paesi confinanti e oltre. Il primo è il Mali, dove un’insorgenza di matrice jihadista ma che si inserisce su divisioni etniche aveva conquistato il nord del Paese nel 2012, istituendovi uno Stato islamico. La comunità internazionale, guidata dai francesi, è intervenuta ma la situazione è tutt’altro che pacificata. Quello maliano è solo uno dei nodi del fronte jihadista in questa parte dell’Africa: la presenza jihadista si estende a tutti i Paesi di un’area perlopiù desertica tanto vasta quanto ingovernabile: dalla Mauritania passando per Burkina Faso, Niger, Ciad, fino al caos libico.
Il secondo hotspot è la Nigeria, dove da anni Boko Haram terrorizza la popolazione locale (si ricordano i drammatici rapimenti di centinaia di bambine) e combatte l’esercito nel nord a maggioranza islamica del Paese e nei Paesi limitrofi. Boko Haram ha una storia e una vocazione locale ma dal 2015 si fa chiamare Stato islamico in Africa Occidentale ed ha giurato fedeltà a Baghdadi. Il terzo polo del jihadismo africano è la Somalia, dove da metà anni 2000 l’attore principale del caos nel quale è ingolfata da decenni la nostra ex colonia è al-Shabaab, gruppo che invece di unirsi al Califfo è rimasto fedele ad al-Qaeda. Pur avendo perso negli ultimi anni il controllo di Mogadiscio e di gran parte del Paese, al-Shabaab rimane attivissima non solo in Somalia ma anche nei Paesi confinanti, Kenya in primis. Attacchi e violenze sono perpetrati da gruppi motivati dall’ideologia jihadista anche in altre aree del continente, dal Mozambico al Congo, e persino in isole come Comore e Maldive. I vari gruppi jihadisti e conflitti in cui sono coinvolti hanno una propria storia e delle dinamiche che sono influenzate da elementi locali, diversi da luogo a luogo. Esistono però elementi comuni. Fondamentali sono il malgoverno e l’instabilità politica, fattori che sono tra le molle principali che spingono la gioventù locale a unirsi a gruppi jihadisti e, al tempo stesso, le cause dell’inefficacia delle azioni anti-terrorismo di molti governi africani. Similmente importante è la presenza di una bolla demografica, una bomba ad orologeria composta da milioni di giovani senza speranze di trovare un lavoro e una vita dignitosa. Al cocktail va poi aggiunto che da decenni in tutta l’Africa fanno proselitismo una serie di madrasse e moschee sovvenzionate da Paesi del golfo arabo (oggi soprattutto dal Qatar) e che hanno introdotto un islam ultra-conservatore in zone dove invece, per secoli, si era praticata una versione della fede islamica molto più aperta e tollerante. Un’efficace azione antiterrorismo, in cui la comunità internazionale supporta governi locali, è fondamentale nel breve periodo. Ma è chiaro che, esattamente come per il fenomeno migratorio, i problemi che nutrono il fenomeno jihadista in Africa sono strutturali e vanno risolti- impresa titanica - attraverso sviluppo economico, istruzione e buona governance.
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