Il ritorno del Califfo che minaccia stragi Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 30 aprile 2019 Pagina: 11 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Isis, Al-Baghdadi ricompare dopo cinque anni: 'Attaccare la Francia crociata e gli alleati'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/04/2019, a pag.11 con il titolo "Isis, Al-Baghdadi ricompare dopo cinque anni: 'Attaccare la Francia crociata e gli alleati' " la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Seduto con le gambe incrociate, con a fianco il kalashnikov, il califfo Abu Bakr al-Baghdadi sembra imitare Osama bin Laden. Il califfato che era riuscito a creare, a differenza del leader di Al-Qaeda, non esiste più. E i destini dei due terroristi jihadisti più pericolosi al mondo sono tornati ad assomigliarsi. Come Bin Laden dalle grotte dell’Afghanistan o del Pakistan, Al-Baghdadi è nascosto in qualche rifugio in mezzo al deserto fra la Siria e l’Iraq, incita alla guerra santa e alla vendetta sui nuovi fronti aperti dall’Isis, in particolare in Africa e nello Sri Lanka, mentre eserciti e forze speciali di mezzo mondo gli danno la caccia.
Abu Bakr al-Baghdadi
La “rinascita” nel 2014 Ingrigito, con la barba un po’ rossiccia, corpulento, leader dell’Isis appare molto diverso dall’uomo poco più che quarantenne, tutto in nero, che dal pulpito della grande moschea Al-Nuri di Mosul il 29 giugno del 2014 proclamava la rinascita dell’impero islamico. Quelle immagini avevano sconquassato gli equilibri del Medio Oriente alla stessa velocità delle colonne di automezzi dello Stato islamico che conquistavano una dopo l’altra le città lungo il corso dell’Eufrate in Iraq come in Siria.
Per quasi cinque anni il video della moschea di Al-Nuri è stato l’unico a mostrare il califfo. Da allora Al-Baghdadi si è fatto vivo soltanto con una mezza dozzina di audio, a volte con pause di quasi un anno. L’ultimo, lo scorso agosto, esortava i combattenti a perseverare, nonostante le disfatte a Mosul e Raqqa. La strenua resistenza nell’ultimo villaggio dell’Isis, a Baghuz in Siria, aveva fatto credere che Al-Baghadi fosse circondato lì, difeso da un migliaio di irriducibili fedelissimi. Invece era fuggito ancora, forse attraverso un tunnel sotterraneo, dopo essere stato dato per morto dai servizi iracheni e poi da quelli russi, sicuri di averlo centrato con un raid alla periferia di Raqqa nel maggio del 2017. Le immagini diffuse ieri sono considerate autentiche dagli analisti specializzati. Di certo arrivano in un momento cruciale. Anche se il califfato fisico è distrutto, l’Isis ha mostrato di essersi riorganizzato in modalità Al-Qaeda, un gruppo del terrore mondiale capace di portare attacchi devastanti in ogni angolo del pianeta.
La vendetta Al-Baghdadi cita «92 operazioni» già condotte in «otto Paesi» come rappresaglia «per i nostri fratelli», esorta i suoi a intensificare gli attacchi «in Mali e Burkina Faso» contro «la Francia crociata e i suoi alleati». Il califfo plaude al «giuramento di fedeltà», la cosiddetta bayah, di suoi seguaci nell’Africa occidentale e Sahel ed elogia il comandante locale dell’Isis, Abu al-Walid al-Sahrawi. Poi annuncia «vendetta» per i jihadisti uccisi e fatti prigionieri. Ma il riferimento più importante è agli attacchi nello Sri Lanka. L’audio che li cita sembra sovrapposto alle immagini, il che fa supporre che il video sia stato girato prima, all’inizio di aprile, e diffuso adesso per sottolinearne e amplificarne l’effetto. Gli attentati della domenica di Pasqua sono i più sanguinosi nella storia del terrorismo jihadista dopo quelli dell’11 settembre. La rete creata nell’isola è impressionante, con centinaia di militanti pronti a immolarsi per il loro leader, un arsenale di livello militare, esplosivi ad alto potenziale, una organizzazione in grado di colpire in una decina di punti diversi nello stesso momento. Anche la strategia usata, quella di cooptare un piccolo gruppo locale nella propria rete globale, assomiglia a quella adottata da Al-Qaeda dopo la disfatta in Afghanistan. Nel suo nuovo ruolo di redivivo Bin Laden, Al-Baghdadi vuole adesso superare il «maestro», almeno fino a quando riuscirà a sfuggire alla caccia e alla taglia da 25 milioni posta sulla sua testa.
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