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La Stampa Rassegna Stampa
29.04.2019 Il terrorismo, oltre a islam, si chiama anche: suprematismo bianco
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 29 aprile 2019
Pagina: 10
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «California, attacco alla sinagoga. È allarme suprematismo negli Usa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/04/2019, a pag. 9 con il titolo "Trump pronto a classificare i pasdaran come terroristi", la cronaca di Paolo Mastrolilli.

A destra: suprematisti bianchi negli Stati Uniti

Oltre a islam il terrorismo ha un nuovo nome: suprematismo bianco. Come il terrorismo islamico, anche il suprematismo prende di mira gli ebrei e demonizza lo Stato di Israele.  Ma sul primo il politicamente corretto occidentale proibisce di scriverlo, cosa che non avviene per il secondo. Su IC li combattiamo entrambi.

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Paolo Mastrolilli

L’allarme suprematismo irrompe negli Usa, e nella campagna per le presidenziali del prossimo anno, dopo l’attacco di sabato alla sinagoga di Poway in California. Il colpevole, il diciannovenne John Earnest, si sarebbe ispirato alla recente strage di Christchurch, dove invece l’obiettivo del nazionalismo bianco era stata una moschea. Ciò dimostra la pericolosa saldatura in corso tra i gruppi dell’odio, che l’ex vice presidente Biden ha messo al centro della sua campagna elettorale, accusando apertamente Donald Trump di aver fomentato questi sentimenti che stanno corrompendo lo spirito degli Stati Uniti, a partire da quando durante gli scontri di Charlottesville del 2017 aveva posto sullo stesso piano aggressori e aggrediti.
Earnest ha sparato nella sinagoga Chabad con un AR15 durante le celebrazioni del Passover, urlando che «gli ebrei stanno rovinando il mondo». Ha ucciso una donna, Lori Kaye, e ferito tre persone. Un manifesto attribuito a lui, pubblicato sul message board 8chan, non solo si ispirava alla strage in Nuova Zelanda, ma anche al presunto «genocidio degli europei» che sarebbe in corso in tutto il mondo. Un falso complotto ricorrente nella retorica dei gruppi dell’odio, che infatti a Charlottesville avevano sfilato con cartelli in cui dicevano che «gli ebrei non ci rimpiazzeranno».

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Donald Trump

Trump ha offerto subito le condoglianze, promettendo di andare alla radice dell’attacco. L’ex direttore di New Republic, Peter Beinart, gli ha però risposto così: «Se fomenti l’odio contro i musulmani, non offrire la tua simpatia quando l’odio uccide gli ebrei. L’antisemitismo e l’islamofobia sono due sintomi della stessa malattia del nazionalismo bianco. O li combatti entrambi, o sei complice di entrambi». E questo ragionamento si potrebbe estendere ai neri, agli ispanici, a tutte le minoranze non bianche in generale.
Secondo i dati dell’Fbi, tra il 2016 e il 2017 i crimini dell’odio negli Usa sono aumentati del 17%, da 7.175 a 8.437. Quelli specifici contro gli ebrei hanno invece registrato un balzo del 37%, mentre l’Anti Defamation League ha denunciato un incremento del 57%. Nel 2018, il Southern Poverty Law Center ha censito 1.020 gruppi dell’odio in America, cioè un aumento del 7% rispetto al 2017, ma il salto fra i nazionalisti bianchi è stato del 50%. Sempre secondo i dati di Splc, l’incremento di questi «hate group» è stato costante negli ultimi quattro anni. Nel 2014 erano scesi a 784, ma nel 2018 sono saliti a 1.020, facendo registrare un aumento complessivo del 30%.
La tendenza è abbastanza chiara, e annunciando la sua candidatura alla Casa Bianca giovedì scorso, Biden non ha esitato ad attribuirne la colpa a Trump: «Quando dopo Charlottesville ha commentato che ci sono ottime persone da entrambe le parti, ho capito quanto la minaccia per la nostra nazione fosse grave come niente altro che abbia visto nella mia vita». Il capo della Casa Bianca ha risposto così: «Se guardi a cosa ho detto, la risposta era perfetta. Stavo parlando delle persone andate a manifestare perché per difendere il monumento di Lee, un grande generale».
Biden ha puntato sulla battaglia per l’anima degli Usa perché in questo momento è l’argomento più forte per consolidare la sua base, visto ad esempio il buon andamento dell’economia che favorisce Trump. Episodi come quello di Poway però confermano che l’emergenza esiste e, qualunque sia la responsabilità, va affrontata.

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