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Il Manifesto Rassegna Stampa
27.04.2019 Guido Viale, piccolo Lenin del '68, è solo un po' più furbo degli odiatori di Israele
Lui non è certo ignorante, ma continua a essere dalla loro parte

Testata: Il Manifesto
Data: 27 aprile 2019
Pagina: 14
Autore: Guido Viale
Titolo: «La contestazione alla Brigata ebraica a Milano»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 27/04/2019 a pag.14 con il titolo "La contestazione alla Brigata ebraica a Milano" a firma Guido Viale quella che probabilmente è una lettera, ma potrebbe essere anche un commento, vista la firma di Guido Viale, che potrebbe essere un omonimo di uno dei liderini alla Lenin del'68 italiano. Propendiamo per questa seconda ipotesi, dopo aver letto la lettera/articolo, una analisi che tiene conto soprattutto della brutta immagine di quello che Viale chiama 'sparuto gruppo di filo-palestinesi' mentre sono un branco di filo-nazisti, da sempre tollerati dall'Anpi che cura la regia del 25 Aprile. A Viale non interessa la verità storica, infatti evita - con voluta omissione- di scrivere di chi erano alleati gli arabi palestinesi mentre gli ebrei della Brigata Ebraica morivano in Italia per combattere i nazi-fascisti. C'è poco da fare, se questo Viale è il piccolo Lenin del '68, non è poi tanto differente dallo 'sparuto' gruppo degli odiatori di Israele tollerati dall'Anpi. E' solo più furbo. Ma il tono è quello di chi odia lo Stato degli ebrei.

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Guido Viale

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Il gran muftì di Gerusalemme alleato di Hitler

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L'ideologia dei 'piccoli Lenin' (Viale, Sofri ecc.)

La contestazione alla Brigata ebraica a Milano. Anche quest'anno, al corteo nazionale del 25 aprile di Milano, un gruppo relativamente sparuto filo-palestinese ha contestato la presenza dei rappresentanti della brigata ebraica, offrendo a stampa e media l'ennesima occasione di nascondere dietro a uno scoop vecchio come Matusalemme la realtà e le ragioni di una mobilitazione larghissima, con moltissimi giovani, venuti per celebrare la vittoria della resistenza antifascista di 74 anni fa. Ma qualificandosi anche come gruppo di disturbo di una manifestazione molto sentita come rappresentanza volutamente minoritaria di un sentimento di rigetto della politica israeliana che probabilmente è invece maggioritario nel paese. E, soprattutto, facendo un regalo involontario ai rappresentanti detta brigata ebraica: quello di potersi presentare come vittime del misconoscimento della partecipazione ebraica alla resistenza italiana, contribuendo così a ingrossare, di anno in anno, le presenze nel loro spezzone del corteo. È probabile che la partecipazione al corteo con le bandiere della brigata ebraica metta in conto la sua contestazione con l'obiettivo di conquistare la scena a Israele e alla sua politica. Se così non fosse potremmo forse vedere in mezzo a quello spezzone qualche cartello o striscione di solidarietà con le vittime della repressione dei palestinesi. Ma dubito che la comunità ebraica lo permetterebbe. Come sarebbe bello vedere nell'altro spezzone filo-palestinese, quello che marciava separatamente dai contestatori, al posto delle invettive contro Israele - che proprio perché invettive si prestano a venir presentate come manifestazioni di antisemitismo - qualche cartello di solidarietà con le vittime degli attentati contro la popolazione ebraica (so bene che i morti israeliani sono cento volte meno di quelli palestinesi; ma i morti non si contano, ciascuno posa da solo per mille) o, per lo meno, di solidarietà con i (pochi) cittadini israeliani che si battono peri diritti dei palestinesi. Un suggerimento per il 25 aprile del prossimo anno.

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