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La Stampa Rassegna Stampa
26.04.2019 Russia-Corea del Nord: un asse che minaccia il mondo libero
Cronaca di Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 26 aprile 2019
Pagina: 11
Autore: Giuseppe Agliastro
Titolo: «Putin vede Kim: 'Sul nucleare servono garanzie alla Nord Corea'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/04/2019 a pag. 11 con il titolo "Putin vede Kim: 'Sul nucleare servono garanzie alla Nord Corea' " il commento di Giuseppe Agliastro.

Come IC ha già sottolineato ieri, tra dittatori ci si capisce: per questo non siamo stupiti nel vedere l'accoglienza in pompa magna del nordcoreano Kim Jong-un da parte del despota Vladimir Putin. Complimenti a Agliastro per aver alzato il velo sulla condizione di schiavi dei lavoratori coreani in Russia. Finora nessun quotidiano aveva ritenuto opportuno scriverlo.

Ecco l'articolo:

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Giuseppe Agliastro

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Vladimir Putin, Kim Jong-un

Per convincere la Corea del Nord a rinunciare alle armi nucleari è necessario fornirle adeguate garanzie internazionali e in queste delicate trattative Washington non può essere di certo l’unico interlocutore di Pyongyang: è questo il messaggio lanciato da Vladimir Putin dopo il suo primo incontro col dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Al summit di ieri a Vladivostok il presidente russo ha anche suggerito il formato secondo lui più adatto: i negoziati a sei con Russia, Cina, Giappone, Usa e le due Coree interrotti ormai da anni. Il Cremlino punta così a garantirsi una posizione chiave nella questione nucleare nordcoreana e a ridurre allo stesso tempo il peso specifico americano nelle trattative.

Fiducia reciproca
Putin e Kim hanno ostentato reciproca fiducia e totale sintonia durante il vertice all’università dell’Estremo Oriente: grandi sorrisi, calorose strette di mano, brindisi e dimostrazioni di stima. Proprio quello che serviva alla Corea del Nord per dimostrare al mondo - e prima di tutto agli Usa - di poter contare sulla sponda russa per cercare di allentare la morsa delle sanzioni internazionali per i suoi test missilistici e nucleari. Una necessità politica di primaria importanza per Kim, soprattutto dopo il summit con Trump in Vietnam fallito per il mancato raggiungimento di un compromesso tra denuclearizzazione e alleggerimento delle sanzioni.
Putin da parte sua ha lodato Kim per i tentativi di migliorare i rapporti con Washington e Seul, e per le «molte iniziative» che «negli ultimi tempi» stanno «stabilizzando» la situazione in Corea.

Il messaggio agli Usa
Un modo per far intendere a Trump che deve cambiare approccio con Pyongyang ed essere più flessibile. Il leader del Cremlino si è detto pronto a riferire al presidente americano i risultati dell’incontro. Poi ha sottolineato che, alla fin fine, Usa e Russia hanno posizioni largamente convergenti sul dossier coreano: vogliono entrambi la «denuclearizzazione» della penisola.
Il regime nordcoreano resta però un soggetto poco affidabile. Lo dimostrano non solo gli esperimenti nucleari e i lanci di razzi che nel 2017 fecero tremare il mondo ma anche le gravi e costanti violazioni dei diritti umani. Lo studente americano Otto Warmbier nel 2016 fu condannato a 15 anni di lavori forzati con l’accusa di aver rubato un poster della propaganda.
Nel giugno del 2017, dopo un anno e mezzo di prigionia in Corea del Nord, fu rimpatriato in stato comatoso. Morì appena sei giorni dopo. I suoi genitori ritengono che sia stato torturato.
Eppure, secondo il «Washington Post», Trump aveva approvaato il pagamento di due milioni di dollari chiesto da Pyongyang per le cure prestate al ragazzo. L’inviato Usa Joseph Yun firmò un accordo per saldare la somma e ricevette una fattura poche ore prima che il giovane fosse rilasciato.

Per convincere la Corea del Nord a rinunciare alle armi nucleari è necessario fornirle adeguate garanzie internazionali e in queste delicate trattative Washington non può essere di certo l’unico interlocutore di Pyongyang: è questo il messaggio lanciato da Vladimir Putin dopo il suo primo incontro col dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Al summit di ieri a Vladivostok il presidente russo ha anche suggerito il formato secondo lui più adatto: i negoziati a sei con Russia, Cina, Giappone, Usa e le due Coree interrotti ormai da anni. Il Cremlino punta così a garantirsi una posizione chiave nella questione nucleare nordcoreana e a ridurre allo stesso tempo il peso specifico americano nelle trattative.Putin e Kim hanno ostentato reciproca fiducia e totale sintonia durante il vertice all’università dell’Estremo Oriente: grandi sorrisi, calorose strette di mano, brindisi e dimostrazioni di stima. Proprio quello che serviva alla Corea del Nord per dimostrare al mondo - e prima di tutto agli Usa - di poter contare sulla sponda russa per cercare di allentare la morsa delle sanzioni internazionali per i suoi test missilistici e nucleari. Una necessità politica di primaria importanza per Kim, soprattutto dopo il summit con Trump in Vietnam fallito per il mancato raggiungimento di un compromesso tra denuclearizzazione e alleggerimento delle sanzioni.Putin da parte sua ha lodato Kim per i tentativi di migliorare i rapporti con Washington e Seul, e per le «molte iniziative» che «negli ultimi tempi» stanno «stabilizzando» la situazione in Corea. Un modo per far intendere a Trump che deve cambiare approccio con Pyongyang ed essere più flessibile. Il leader del Cremlino si è detto pronto a riferire al presidente americano i risultati dell’incontro. Poi ha sottolineato che, alla fin fine, Usa e Russia hanno posizioni largamente convergenti sul dossier coreano: vogliono entrambi la «denuclearizzazione» della penisola.Il regime nordcoreano resta però un soggetto poco affidabile. Lo dimostrano non solo gli esperimenti nucleari e i lanci di razzi che nel 2017 fecero tremare il mondo ma anche le gravi e costanti violazioni dei diritti umani. Lo studente americano Otto Warmbier nel 2016 fu condannato a 15 anni di lavori forzati con l’accusa di aver rubato un poster della propaganda.Nel giugno del 2017, dopo un anno e mezzo di prigionia in Corea del Nord, fu rimpatriato in stato comatoso. Morì appena sei giorni dopo. I suoi genitori ritengono che sia stato torturato. Eppure, secondo il «Washington Post», Trump aveva approvaato il pagamento di due milioni di dollari chiesto da Pyongyang per le cure prestate al ragazzo. L’inviato Usa Joseph Yun firmò un accordo per saldare la somma e ricevette una fattura poche ore prima che il giovane fosse rilasciato.

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