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Il Foglio - L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
26.04.2019 Sri Lanka: chiudere le chiese significa vittoria per i terroristi
Editoriali di Foglio, Osservatore Romano

Testata:Il Foglio - L'Osservatore Romano
Autore: le redazioni di Foglio, Osservatore Romano
Titolo: «Combattere l’ideologia - Chiese chiuse nello Sri Lanka»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/04/2019, a pag. 3, l'editoriale "Combattere l’ideologia"; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 1, il commento "Chiese chiuse nello Sri Lanka".

Chi ha vinto in Sri Lanka se le chiese vengono chiuse dopo gli attentati islamisti? Chiudere i luoghi di culto non sottomessi all'islam significa una vittoria per i terroristi assassini.

Ecco gli articoli:

IL FOGLIO: "Combattere l’ideologia"

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Mentre il governo dello Sri Lanka rivede al ribasso le stime dei morti provocati dagli attacchi islamisti di Pasqua – dovrebbero essere “più di cento in meno”, fa sapere il ministero della Salute di Colombo, circa 253 – l’attenzione della stampa internazionale si è spostata sul profilo degli attentatori. Succede ogni volta che un attentato terroristico di stampo islamista riesce nel suo obiettivo: fare più morti possibili, terrorizzarci (ieri anche la Gran Bretagna si è unita ad altri paesi e ha emesso un avviso di viaggio per chi volesse recarsi in Sri Lanka, perché si temono nuovi attacchi). Le autorità srilankesi hanno annunciato di aver identificato otto dei nove attentatori che facevano parte della cellula locale che avrebbe giurato fedeltà allo Stato islamico, da questo ispirata e appoggiata nell’ideazione e nel compimento della missione suicida. Secondo il New York Times, tre degli attentatori sarebbero i due figli e la nuora di Mohammad Yusuf Ibrahim, il “tycoon delle spezie”, un imprenditore ricco e molto in vista nel business asiatico che ora si trova in stato di arresto ed è da giorni sotto interrogatorio. Con lui, legati in qualche modo all’indagine, ci sono altre settanta persone, tutti cittadini srilankesi tranne un cittadino siriano. Un altro dei sospetti attentatori, Abdul Latif Jameel Mohammed, ha studiato ingegneria aerospaziale alla Kingston University di Londra e poi in Australia, ha confermato il primo ministro australiano. Scrive il Wall Street Journal che il National Thowheed Jamath, gruppo estremista fino a poco tempo fa semisconosciuto, negli ultimi tempi era riuscito a reclutare soprattutto nella classe medio-alta dei musulmani dello Sri Lanka. Gli attentatori di domenica erano giovani, ricchi, istruiti, e ogni volta questa apparente stabilità, normalità, ci sembra una notizia. Non lo è. Perché non c’entra niente la povertà, nemmeno la salute mentale. L’ideologia islamista è più forte, ed è trasversale. Ed è proprio quella che dobbiamo continuare a combattere.

L'OSSERVATORE ROMANO: "Chiese chiuse nello Sri Lanka"

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Le chiese cattoliche dello Sri Lanka sono state chiuse e sono sospese tutte le funzioni liturgiche pubbliche fino a nuovo avviso. Lo ha annunciato un alto funzionario di Colombo, palesando i timori del governo sulla sicurezza nazionale dopo la strage di Pasqua. Così lo Sri Lanka si appresta a predisporre misure d'emergenza dopo gli attentati che domenica scorsa hanno colpito le chiese cristiane di Sant'Antonio a Colombo e di San Sebastiano flagellato a Negombo, la chiesa protestante di Sion a Batticaloa e tre hotel della capitale, causando la morte di almeno 359 persone e il ferimento di oltre 500. In questi giorni gli agenti locali continuano a far brillare pacchi sospetti, come quello rinvenuto oggi nella discarica di Pugoda, a circa 30 chilometri dalla capitale. Secondo le disposizioni varate dal presidente Maithripala Sirisena, da lunedì scorso tutto il paese è in stato di emergenza per consentire alle autorità ampi margini di azione per la cattura e la detenzione dei sospettati. Tra ieri e oggi sono stati compiuti i6 nuovi arresti, per un totale di 75 persone da domenica, mentre per prevenire possibili attacchi dal cielo, sono stati banditi droni e aerei senza pilota. Nella capitale Colombo l'allerta rimane alta, poiché si sospetta la permanenza di altri stragisti pronti ad emulare un uomo e una coppia che, circondati dalla polizia locale poche ore dopo gli attentati, si sono fatti esplodere nei sobborghi di Dehiwala e Orugodawatta. Continuano gli sforzi dei servizi di sicurezza per ricostruire l'identità degli attentatori. Per ora, il governo dello Sri Lanka ha dichiarato che sono nove gli attentatori suicidi entrati in azione domenica mattina, di cui otto identificati. In diversi casi si tratta di uomini provenienti dalla classe media e dall'alta borghesia. Alcuni hanno studiato all'estero, seguendo un percorso simile a quello di molti altri giovani asiatici di buona famiglia. Secondo le autorità, tra gli stragisti vi sono anche due imprenditori e alcuni ragazzi legati ai movimenti politici d'opposizione. Al momento, le autorità attribuiscono lo spargimento di sangue al gruppo jihadista locale, il National Tawhid Jamaat (Ntj), costola estremista del sedicente stato islamico (Is) che, in un video pubblicato online poche ore dopo l'attacco, ha rivendicato la responsabilità della strage definendola una rappresaglia al massacro di un mese fa nelle moschee neozelandesi di Christchurch. Mentre la caccia ad altri sospettati prosegue, non si placano le polemiche sull'inefficacia delle misure di sicurezza. A suscitare l'indignazione pubblica, è stata soprattutto la mancata verifica sulle indagini preliminari portate avanti dai servizi segreti indiani fino a poche ore prima degli attacchi. Sulla base dell'interrogatorio a un leader jihadista arrestato in India, erano già noti gli obiettivi delle stragi tanto quanto i militanti del Ntj coinvolti. Le autorità stanno raccogliendo elementi per accertare eventuali responsabilità. Il vice ministro della difesa, Ruwan Wijewardene, ha detto che «il governo deve assumersi la responsabilità perché se le informazioni fossero state inviate alle persone giuste, avrebbe potuto evitare o minimizzare questi attacchi». Secondo fonti di stampa, il presidente della Repubblica, Maithripala Sirisena, ha invitato il ministro della difesa e il capo della polizia a dimettersi.

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