Sri Lanka: attentati e autocensure
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Anna Della Vida)
Nello Sri Lanka, il Ceylon della nostra infanzia, ci sono forti tensioni tra i buddisti, che costituiscono il 70% della popolazione e i musulmani, che sono solo dall'8 al 9%, però cercano di aumentare la loro influenza. Molte tensioni e rivolte sono emerse negli ultimi anni con gli attacchi alle moschee. Ma finora non c'era stato nessun attrito tra musulmani e cristiani, specialmente cattolici, che rappresentano appena il 6% della popolazione. Ciò rende più eccezionali, se non inspiegabili, gli attacchi perpetrati questa domenica da una cellula islamica locale contro le chiese ma anche gli alberghi frequentati da una clientela straniera. Tuttavia, non è questo il problema che viene affrontato dai media. "Il gruppo appartenente allo Stato islamico rivendica gli attacchi nello Sri Lanka", titola Le Figaro, martedì 23; Le Monde gli fa eco: "L'ISIS rivendica due giorni dopo gli attacchi nello Sri Lanka. I due quotidiani si soffermano meno sulle dichiarazioni del vice Ministro della Difesa dello Sri Lanka, secondo cui i primi elementi dell'indagine "dimostrano che gli attacchi di domenica sono stati commessi per contrastare la carneficina delle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda".
È vero che è più facile citare lo Stato islamico piuttosto che spiegare perchè gli attacchi negli alberghi hanno preso di mira cittadini di paesi che partecipano alla coalizione alleata che, sotto l'egida degli Stati Uniti, ha messo fine alla sinistra avventura di Daesh in Siria e in Iraq. E’ il riferimento a Christchurch che disturba.
Gli autori del massacro, uomini e donne, sembravano aver preparato bene il loro piano. In dieci hanno scelto di morire come "martiri", insinuandosi nelle chiese piene di gente la domenica di Pasqua, simbolo di resurrezione e speranza. Avevano previsto giusto. L'uccisione di Christchurch in Nuova Zelanda ha lasciato cinquanta morti e altrettanti feriti; a Colombo e altrove nell'isola ci sono più di trecento morti - tra cui una cinquantina di bambini - senza contare le centinaia di feriti, alcuni così gravemente che probabilmente non sopravviveranno. L'assassino di Christchurch ha fatto tutto da solo, anche se ha avuto dei complici; non ha agito nel nome del cristianesimo, ma esaltando l’deologia della supremazia bianca, del tutto estranea a questa religione. È stato universalmente condannato e un'immensa ondata di solidarietà è arrivata alla comunità musulmana. Questa volta, almeno per ora, il mondo musulmano si è limitato a un prudente silenzio. In Occidente, per le vittime dello Sri Lanka, si deve temere che non riceveranno particolari attenzioni. Non ci saranno mecenati pronti per aiutare le famiglie in lutto, gli orfani o aiutare a ricostruire chiese devastate. E soprattutto non ci saranno editoriali che analizzino seriamente il fanatismo di un Islam che continuiamo a presentare come una religione di pace e amore.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".