Turchia: l'opposizione all'islamista Erdogan ha un nome Marta Ottaviani intervista Ekrem Imamoglu, nuovo sindaco democratico e laico di Istanbul
Testata: La Stampa Data: 24 aprile 2019 Pagina: 12 Autore: Marta Ottaviani Titolo: «'Istanbul è l’inizio. Adesso lavoriamo per battere Erdogan'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/04/2019 a pag.12 con il titolo 'Istanbul è l’inizio. Adesso lavoriamo per battere Erdogan' l'intervista di Marta Ottaviani a Ekrem Imamoglu.
Marta Ottaviani
Ekrem Imamoglu
Il suo ufficio affaccia sull’acquedotto di Valente e il giardino che ospita la splendida Moschea di Şehzade, testimonianze del passato romano e ottomano di Istanbul. Sullo sfondo, dall’altra parte del Corno d’Oro, ci sono i grattacieli di Levent, simbolo della crescita economica della Turchia sotto la guida di Recep Tayyip Erdogan. Ekrem Imamoglu, 48 anni e originario del Mar Nero, proprio come il presidente turco, è il nuovo sindaco della megalopoli sul Bosforo dopo aver vinto, per un soffio e a sorpresa, le elezioni amministrative dello scorso 31 marzo. Da quel momento, per tutto il Chp, il Partito repubblicano del Popolo, di orientamento laico e repubblicano e principale voce dell’opposizione, è diventato un «uomo del miracolo», colui che, candidato all’ultimo minuto, è riuscito dove tutti pensavano fosse impossibile. Ma il neo primo cittadino non si fa prendere troppo dall’entusiasmo e sa che per abbattere lo stra potere di Erdogan serviranno anni di lavoro. Con «La Stampa», ha parlato della situazione in Turchia e delle sfide che lo attendono come sindaco. Ekrem Imamoglu, lei è il primo sindaco del Chp a Istanbul dopo oltre 20 anni. Come ci si sente e soprattutto se lo aspettava? «Sono emozionato, lo ammetto. Non so se me lo aspettassi, ma so che ci ho creduto molto e questa fiducia è andata in crescendo fino al giorno del voto». Le domande più antipatiche, gliele faccio subito. L’Akp, il Partito del presidente Erdogan, ha fatto ricorso all’Alta Commissione Elettorale perché venga ripetuto il voto a Istanbul. Dovrebbero decidere in questi giorni. Non teme il suo verdetto? «Le devo dire che sono tranquillo. Queste obiezioni non hanno alcuna base legale, sono fondate su una narrazione che non ha alcuna evidenza. Sono certo che lo Ysk respingerà i ricorsi».
Il kebab di Erdogan
Ma molti distretti di Istanbul sono ancora nelle mani dell’Akp. Non crede che faranno di tutto per metterla in difficoltà? «Sapevamo che non sarebbe stato facile, ma sono stato anche io il sindaco di un distretto. So bene come un sindaco possa essere messo in difficoltà e quale dialettica si possa instaurare fra chi ricopre questa carica e il sindaco della città. La mia ambizione è quella di instaurare un sistema che si basi sulla collaborazione reciproca. Voglio che tutti sappiano che con me si può lavorare». Nei giorni dopo le elezioni, si sono diffuse voci secondo le quali l’Akp le ha lasciato le casse del Comune piene di debiti. Può confermarle? «Diciamo che sappiamo che Istanbul ha dei problemi economici, ma dall’altra parte ha anche grandi capacità di produrre ricchezza. Stiamo già elaborando un piano per risolvere questa situazione e siamo ottimisti». I curdi hanno avuto un ruolo determinante nella sua elezione. Cosa farà per la minoranza? «Non governerò in base all’etnia o alla religione. Nella mia filosofia di governo non c’è posto per il concetto di minoranza». Mi parli della Turchia. Come vede il suo Paese dopo anni di purghe per non parlare dell’assenza di libertà di stampa? «Ogni Paese ha problemi da risolvere. La Turchia in questo momento è deficitaria sul piano democratico, ma c’è anche una grande lotta per chiedere più democrazia. Si deve imparare da ogni esperienza. Io credo che in Turchia la ricerca della libertà confluirà nella strada della democrazia». Quindi mi sta dicendo che il potere di Recep Tayyip Erdogan è alla fine? «Vedo i risultati delle amministrative più come l’inizio di un processo. Abbiamo un’opportunità preziosa. Il Chp guida municipalità con una popolazione totale di 40 milioni di persone. Parliamo di amministratori locali, ma se iniziamo a lavorare bene qui, allora entro il 2023, quando si voterà per il presidente della Repubblica, potremo arrivare con più ambizioni dal punto di vista politico». Ho un’ultima domanda. I confronti non sono mai simpatici, ma Erdogan è considerato il migliore sindaco che Istanbul abbia mai avuto. Quanto è d’accordo con questo giudizio? Non la spaventa il termine di paragone? «Non credo che il mio giudizio sia così importante. Ricordo che Erdogan era molto amato, io a quei tempi ero uno studente lavoratore. Adesso lavorerò per essere ricordato come un buon sindaco. Se non il migliore, certo il più democratico che Istanbul abbia mai avuto».
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