Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/04/2019 a pag. 12 con il titolo "Maduro aggira le sanzioni con l'aiuto della Russia" il commento di Giuseppe Agliastro
Maduro & Putin
Le corrispondenze di Giuseppe Agiastro da Mosca sono da seguire con particolare attenzione, perchè sempre puntuali su argomenti che in genere vegnono ignorati per conformismo, quieto vivere, auto-censura.
Dal pezzo che segue capiamo perchè il dittatore Maduro è ancora al potere, perchè le democrazie occidentali (tranne vergognosamente l'Italia) si dichiarano solidali con Guaidò soltanto a chiacchiere e perchè nessuno chiama Putin con il nome che merita: dittatore.
Giuseppe Agliastro
Il Venezuela di Nicolàs Maduro aggira le sanzioni americane vendendo il proprio petrolio ai suoi clienti con l’aiuto della Russia: lo rivela un’inchiesta della Reuters che ha portato a galla l’ingegnosa strategia messa a punto a Caracas e a Mosca. Lo schema - spiega l’agenzia di stampa - prevede che la compagnia petrolifera statale venezuelana Pdvsa passi le fatture delle vendite di oro nero al gigante petrolifero russo Rosneft, che paga immediatamente la compagnia venezuelana con uno sconto sul prezzo di vendita e incassa poi l’intero importo dall’acquirente. Il greggio rappresenta il 90% delle esportazioni del Venezuela. Senza, il già traballante governo di Maduro, crollerebbe miseramente. Le sanzioni varate a gennaio da Washington puntano proprio a questo: a togliere il terreno sotto i piedi al regime. L’appoggio di Putin Ma Caracas ha dalla sua la Russia di Putin. Mentre la maggior parte dei Paesi occidentali (Stati Uniti in testa) riconosce come legittimo presidente venezuelano il leader dell’opposizione, Juan Guaidò, Mosca sta dalla parte del suo alleato Maduro e gli fornisce assistenza militare. Dietro ci sono prima di tutto motivi geopolitici, ma anche economici. Dal 2006 la Russia ha prestato al Venezuela quasi 16 miliardi di dollari, che vengono ripagati soprattutto in petrolio. La Rosneft, controllata dallo Stato russo e guidata da un potente e fedelissimo sodale di Putin come Igor Sechin, ha approfittato della situazione per mettere le mani sull’industria petrolifera del Venezuela, dove le sue quote hanno un valore di oltre due miliardi di dollari. Già prima delle sanzioni di gennaio, le esportazioni di petrolio venezuelane si erano dimezzate rispetto ai 2,8 milioni di barili al giorno di quando Hugo Chàvez aveva lanciato la sua rivoluzione socialista vent’anni fa. Adesso - scrive la Reuters - non è chiaro quanto dei circa 900.000 barili che il Venezuela esporta quotidianamente passi dallo schema concordato coi russi. Pare però che le forniture di questo mese all’indiana Reliance siano transitate dalla Rosneft, e a marzo gli acquisti di greggio venezuelano della Reliance ammontavano a 390.000 barili al giorno, ovvero il 40% delle esportazioni di Caracas. Reliance nega però di aver violato le sanzioni Usa. Molto più energica la reazione di Rosneft: il colosso controllato dal Cremlino ha minacciato di rivolgersi alle autorità per vietare alla Reuters di lavorare in Russia e ha addirittura accusato la celebre agenzia di stampa di «sabotaggio informativo»
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