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Il Giorno Rassegna Stampa
20.04.2019 Picnic a Gerusalemme, andata e ritorno
Reportage di Roberto Giardina

Testata: Il Giorno
Data: 20 aprile 2019
Pagina: 31
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Picnic a Gerusalemme, andata e ritorno»

Riprendiamo da IL GIORNO/IL RESTO DEL CARLINO/LA NAZIONE, oggi 20/04/2019 con il titolo " Picnic a Gerusalemme, andata e ritorno" il reportage di Robero Giardina.

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Roberto Giardina

GERUSALEMME- Il tempo è incerto a Gerusalemme. E con il sole giungono le spose arabe per le foto sul fianco della collina in faccia alla città vecchia. Bisogna guardarle con discrezione, da lontano. Una lucente macchia bianca sotto il rosso degli alberi di Giuda, i primi a fiorire. Hanno scelto il quartiere di Montefiore, fuori le mura. Le ville non sono appariscenti, con piccoli giardini, ma costano fino a ventimila dollari a metro quadrato, il prezzo per godere di uno dei panorami più suggestivi al mondo, carico di bellezza, di storia, di guerra. Le spose si mettono in posa seguendo gli ordini del fotografo, sempre uguali ovunque. Gli abiti sono sensuali, scollati, le spalle nude. Quando sono costretto a passare accanto, lei si copre con un cappuccio di raso, ma non tanto da nascondere il viso, e lo sguardo.
MOSES MONTEFIORE, un gigante di quasi due metri, era nato a Livorno nel 1784, ma la famiglia aveva preso il nome del luogo originario Montefiore Conca in Romagna. Andò a Londra, divenne ricchissimo, la Regina Vittoria lo fece baronetto, e a 40 anni poté dedicarsi alle attività filantropiche. Volle migliorare le condizioni della sua gente, gli ebrei di Gerusalemme, che vivevano in miseria. Comprò un terreno dal sultano turco, e edificò nel 1857 le prime venti abitazioni per gli operai e contadini, e un mulino. Oggi sono contese dai milionari. Una fra le tante prove che gli ebrei in questa terra vivevano, o vi giunsero.
L'ITINERARIO, dalla costa alla Città santa in venti minuti di treno veloce. La capitale appare indivisibile prima della Shoah. Come i sessanta fondatori di Tel Aviv che dai turchi acquistarono le dune sabbiose sul Mediterraneo e tirarono a sorte con gusci di conchiglia dove costruire le loro ville. Oggi sopravvivono protette ai piedi dei minigrattacieli, o addirittura incastonate nella struttura moderna. Non come una citazione del passato, come una sorta di nucleo, di anima, nel presente. Nel raggio di un chilometro dal cuore della città sono nate più app che nel resto del mondo.
TRUMP ha provocato le proteste degli arabi e non solo loro spostando l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, ma fu deciso nel lontano 1995 da Clinton. Ma Tel Aviv e Gerusalemme sono ormai quasi unite: grazie al treno veloce impieghi una ventina di minuti, per una quarantina di chilometri quasi tutti in tunnel. In gran parte è opera dell'impresa Pizzarotti di Parma, che ora viene boicottata in diversi Paesi arabi. I tunnel passano per alcuni tratti sotto il territorio palestinese. «Non importa — dice il patron della società — era un lavoro che andava fatto». Le spose palestinesi saranno andate a comprare i loro abiti candidi in qualche boutique di Mamilla, la strada elegante vicina alla città vecchia. Qui nei tuguri abitavano gli ebrei di Montefiore. Ed era un deposito malsano di immondizie fino alla guerra dei sei giorni, nel 1967. Come pensare di tornare a dividere la città, dopo oltre mezzo secolo? Sono circa 150mi1a i palestinesi che ogni giorno vengono a lavorare «dagli israeliani», sono inseriti in tutti i settori. Alle elezioni del 9 aprile i partiti arabi sono usciti dimezzati. Secondo i sondaggi, i loro elettori rimproverano ai leaders di occuparsi solo dei palestinesi di Gaza, e non di loro.
CONTRO i pronostici, ha rivinto King Bibi, come lo chiama l'Economist, Benjamin Netanyahu, nato a Tel Aviv nel 1949, di un anno più giovane di Israele. Sembrava che non ce la dovesse fare, in una campagna elettorale senza esclusione di colpi, un duello finito alla pari, 35 deputati a 35, contro il generale Benjamin Gantz, 60 anni, detto «Benny». Ma a decidere la vittoria sono le alleanze, e King Bibi è giunto a 65. La situazione economica è buona, la disoccupazione è al 3,9, l'inflazione è allo 0,5. Dopo dieci anni gli israeliani desideravano il cambiamento, poi ha prevalso la sicurezza.
ZVI MAZEL «Bibi si è rivelato un maestro nella politica estera, giocando tra Russia e Stati Uniti, tra Putin e Trump», spiega a me e altri ospiti Zvi Mazel, 80 anni appena compiuti, ex ambasciatore in Svezia e al Cairo, grande esperto del Medio Oriente. «Il gioco è complicato. La Russia appoggia l'Iran ma Putin non gradisce che Teheran controlli la Siria, e quindi tollera, anzi favorisce, che Israele distrugga le postazioni siriane nel paese da cui potrebbero partire razzi in grado di colpire Gerusalemme o Tel Aviv».
IL GIORNO del voto era festa nazionale, e ho visto i drusi del Golan organizzare picnic di famiglia dove erano disposti i cannoni che colpivano i kibbutz a fondo valle, ma con le armi di oggi potrebbero colpire le cittadine sul Lago di Tiberiade, come Cafarnao, dove Gesù visse a casa di Pietro. E grazie a Putin, nei giorni scorsi i siriani hanno restituito le spoglie di Eli Cohen, la spia israeliana impiccata a 41 anni nel 1965. Fu Cohen a trasmettere da Damasco i piani delle fortificazioni sul Golan, e a contribuire alla vittoria.

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