Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/04/2019, a pag.17 l'articolo "Il Parlamento dice di sì ad Al Sisi, può governare fino al 2030" di Giordano Stabile.
Giordano Stabile Netanyhau con Al Sisi
Al Sisi potrà governare per altri 11 anni, fino al 2030. La riforma costituzionale lanciata a gennaio ha ricevuto l’ultima approvazione in parlamento e ora dovrà essere completata da un referendum popolare entro 30 giorni. Il risultato è scontato. L’ex capo delle forze armate potrà contare su un allungamento di due anni dell’attuale mandato, che scadeva nel 2022, e avrà diritto di ripresentarsi per un terzo mandato nel 2024. Al-Sisi, che compirà 65 anni il prossimo 19 novembre, potrà così governare fino a 76 anni di età.
Il nuovo orizzonte temporale, secondo i parlamentari che hanno lanciato la riforma, gli servirà per completare le «importanti riforme in campo economico, politico e della sicurezza», considerata anche la situazione internazionale, con la guerra civile in atto nella confinante Libia e la sollevazione popolare in corso in Sudan. Per i pochi deputati che hanno votato contro, si tratta invece soltanto di una «concentrazioni dei poteri». Il presidente, in base alle nuove norme, guiderà anche un nuovo organo costituzionale che supervisionerà il potere giudiziario e gli consentirà di nominare i vertici della Corte di cassazione e della Corte suprema, oltreché il procuratore generale.
Indipendenza a rischio
Per Amnesty Internazionale la riforma «mina l’indipendenza della magistratura». Altre Ong hanno criticato la stretta sui siti Internet di informazione critici con il governo, oltre agli arresti di massa, fino a 60 mila persone secondo alcune stime, seguiti alla repressione dei Fratelli musulmani, il movimento islamico che era salito al potere nel 2012 con l’ex presidente Mohammed Morsi, poi deposto dallo stesso Al-Sisi nel luglio 2013. Ora la rielezione del raiss nel 2024 è data per scontata, visto il record del 97,08 per cento dei voti ottenuto nel 2018, dopo che nel 2014 aveva preso il 96,9 per cento.
Ma la riforma costituzionale rafforza anche le prerogative dei militari, che già hanno un ruolo abnorme nell’economia, soprattutto nel campo delle infrastrutture, con imprese alle loro dirette dipendenze. Il nuovo articolo 200 stabilisce che, oltre alla difesa del Paese, le forze armate avranno il compito di «preservare la Costituzione e la democrazia, il pilastri laici dello Stato e la loro natura civile», cioè laica. Il Consiglio supremo della forze armate avrà anche il diritto di approvare la nomina del ministro della Difesa, prerogativa abrogata dalla precedente riforma costituzionale. Viene poi ristabilito il Senato, abolito nel 2014. Il presidente nominerà un terzo dei 180 senatori, il resto verrà eletto dal popolo. Il numero dei deputati verrà ridotto da 596 a 450, con un quarto dei seggi riservato alle donne.
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