Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/04/2019. a pag.15, con il titolo "L'assassino di Sarah non era pazzo ma antisemita: processatelo" la cronaca di Stefano Montefiori

Leggere con attenzione il pezzo di Stefano Montefiori per capire in quale clima vivono gli ebrei in Francia. Ci chiediamo come sia stato possibile che una donna ebrea, Sarah Halimi, potesse abitare in un condominio i cui è possibile essere assassinati al grido di Allah UAkbar, in una Francia che esita a definire assassino il criminale preferendo catalogarlo come 'malato di mente', un paese dove per ristabilire un minimo senso di giustizia si sono dovuti mobilitare 39 intellettuali.
La Francia è ormai un paese dove è l'islam a dettare legge. Cambiare città o quartiere non risolverà il problema, è solo questione di tempo.
Ci chiediamo se il CRIF, l'organizzazione nazionale degli ebrei francesi, abbia ancora una qualche funzione.

alcuni intellò dei 39
Ecco il pezzo di Stefano Montefiori:

Stefano Montefiori
Nella notte fra il 13 e il 14 aprile 2017, a Parigi, Sarah Halimi, ebrea di 65 anni, fu sorpresa nel sonno in casa e aggredita da uno dei suoi vicini, Kobili Traoré, musulmano di 27 anni originario del Mali, al grido di «Allah Akbar». L'uomo la massacrò di botte e la gettò dalla finestra del terzo piano giù nel cortile, nel quartiere di Belleville, a lungo simbolo della convivenza multiculturale. «Ho ucciso il diavolo!», esultò l'assassino. Per entrare nell'appartamento della vittima, Traoré era passato dal piano di sotto, dalla casa della famiglia Diarra che, musulmana, venne risparmiata. I Diarra chiamarono immediatamente la polizia, gli agenti arrivarono in fretta ma preferirono attendere i rinforzi pensando di avere a che fare con un attacco terroristico. Per venti minuti il palazzo udì le botte, gli insulti, e i versetti coranici dell'assassino, e i lamenti della vittima, che nei giorni precedenti era stata insultata dalla famiglia Traoré perché ebrea. Ora una terza perizia sullo stato mentale di Traoré propende per l'irresponsabilità penale dell'assassino, che sarebbe stato in preda ad allucinazioni provocate dalla marijuana. Trentanove intellettuali, tra i quali Alain Finkielkraut e Elisabeth Badinter, chiedono quel che parrebbe ovvio, e cioè che Kobili Traoré venga almeno sottoposto a processo. II sospetto è che l'alibi psichiatrico venga invocato per negare, ormai con troppa facilità, il carattere antisemita e islamista di un fatto di sangue.
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