Wolfgang Goethe: né antisemita né 'nazista' Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 11 aprile 2019 Pagina: 14 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Goethe, nazista a sua insaputa»
Riprendiamo da ITALIA OGGI del 11/04/2019 a pag.14 con il titolo"Goethe, nazista a sua insaputa" l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Wolfgang Goethe, un nazista. L'autore del «Viaggio in Italia» è innocente, ma fu arruolato dal partito durante il III Reich, complici quanti avrebbero dovuto difenderlo, i soci e dirigenti della Goethe Gesellschaft di Weimar. Un destino comune con Hegel o Nietzsche, giudicati precursori del nazismo, come perfino il romanticismo, typisch deutsch, e quindi a sua volta responsabile (ma Goethe non amava i romantici). E non era un nazista a sua insaputa Heinrich von Kleist? I registi contemporanei amano mettere in scena il suo «Principe di Homburg» con la divisa delle SS. Il principe obbediva agli ordini paterni, e da Homburg si finisce a Auschwitz. Der faustische Pakt, il patto faustiano, è il titolo azzeccato del saggio di W. Daniel Wilson (Dtv editore, 367 pagine, 28 euro) appena tradotto, sul passato ambiguo della società goethiana durante la dittatura. Primo colpevole, il presidente Hans Wahl, nominato direttore dell'archivio dal Granduca alla fine della Belle Epoque, nel 1913, biondo, sottile, affascinante, 28 anni appena, come un novello giovane Werther.
Wolfgang Goethe
Rimase in carica fino alla morte, nel 1949. La strada dove si trova l'archivio della società, portava fino a poco tempo fa il suo nome. Non è certamente un caso che l'autore del saggio sia uno studioso americano. Perché rievocare uno scomodo, recente passato? Ora, la Goethe Gesellaschaft ha cominciato lo studio e la valutazione di circa duecento documenti dagli Anni Venti alla guerra. Wahl cercò sempre di mantenere buoni rapporti con il potere, dall'ultimo Grossherzog ai socialdemocratici durante la Repubblica di Weimar, al nazismo. Ancor prima della vittoria, quando si spostava in auto da Monaco a Berlino, Hitler non mancava di far sosta all'Hotel Elephant, a pochi metri dall'archivio, dove Goethe fa dormire la sua Lotte. Nel giudicare Goethe in rapporto all'antisemitismo bisogna tener conto della sua epoca. Nella Francoforte dove nacque e visse da giovane, gli ebrei erano numerosi e influenti, e molti erano in contatto con la sua famiglia. Il giovane Goethe frequentava il quartiere ebreo, e la Judengasse, la via degli ebrei, senza alcun atteggiamento negativo e parlava lo Judendeutsch, il dialetto della comunità a Francoforte, che trovava un po' barocco e patetico. Basta per accusarlo di antisemitismo? E il poeta ricorda in Dichtung und Wahrheit, poesia e verità, come sia stato sempre ben accolto nelle famiglie ebree. Doverlo sottolineare tradisce un pregiudizio? Wahl ottenne la tessera del partito nel 1937. Era vicepresidente della società, e insieme con il presidente Julius Petersen, si sforzò con saggi e articoli di trasformare il poeta in un nazionalista, un difensore dei superiori ideali tedeschi, quelli apprezzati da Hitler e Goebbels. In altre parole, un antisemita. Grazie a nuovi soci allineati con il partito, rafforzarono il loro potere all'interno della società. La Goethe Gesellschaft aveva numerosi membri stranieri, in Europa e in America, e quindi poteva sostenere un ruolo sottile e importante per presentare il Reich in una luce più accettabile. Come ritenere pericoloso chi ama Goethe? Nel 1938, dopo il pogrom di novembre, furono espulsi i membri ebrei, come l'antiquario berlinese Firtz Homeyer, il professor Arthur Levinstein, o il giornalista Max Osborn. Ma non tutti. Si agi con prudenza, sempre per non provocare reazioni all'estero. Dopo la caduta del Reich, Hans Wahl potè vantare che decine di soci erano rimasti nonostante fossero ebrei. Un alibi. Ad esempio, la Deutsche Shakespeare Gesellschaft non espulse neanche un socio ebreo.
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