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La Stampa Rassegna Stampa
11.04.2019 Elezioni Israele 2019: le parole pretestuose di Sergio Mattarella
Commento di Ugo Magri

Testata: La Stampa
Data: 11 aprile 2019
Pagina: 9
Autore: Ugo Magri
Titolo: «L'invito alla prudenza di Mattarella»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/04/2019, a pag.9, con il titolo "L'invito alla prudenza di Mattarella", il commento di Ugo Magri.

Riferendosi alla dichiarazione di Benjamin Netanyahu in campagna elettorale a proposito di una possibile parziale annessione dei territori contesi da parte di Israele, Sergio Mattarella in visita in Giordania ha dichiarato: "Da parte italiana non sarebbero accettate mutazioni dei confini unilaterali, che non fossero il frutto di un dialogo". Perché Mattarella si interessa dei problemi interni di un Paese diverso da quello di cui è Presidente della Repubblica? Come Mattarella, molti politici europei si premurano di intervenire esprimento opinioni su che cosa Israele dovrebbe e non dovrebbe fare: si tratta di interventi pretestuosi che cercano di influenzare le scelte politiche di uno Stato indipendente e democratico.

Ecco l'articolo:

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Ugo Magri

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Sergio Mattarella

La sorte ha voluto che, proprio all’indomani del voto in Israele, Sergio Mattarella incontrasse il re di Giordania. Abdullah II è un personaggio influente nel mondo arabo anche per via del suo ruolo di custode dei luoghi santi musulmani a Gerusalemme. Inevitabile che il discorso cadesse su Netanyahu e su quanto la sua vittoria (festeggiata con un tweet di «buon lavoro» da Matteo Salvini) potrà significare per l’intero Medio Oriente. All’Italia la questione interessa parecchio. Per dirla con le parole del ministro Enzo Moavero, presente al colloquio, «la stabilità in quell’area riguarda direttamente la nostra sicurezza nazionale», qualunque cosa accadesse laggiù ne pagheremmo le conseguenze. Secondo re Abdullah, tuttavia, è presto per giudicare. Certo, lo spostamento a destra in Israele c’è stato. Ed è vero che prima del voto Netanyahu aveva promesso l’annessione di parte dei Territori. Ma una cosa è dirlo in campagna elettorale, altra cosa è farlo. Nell’attesa di capire le mosse del leader israeliano, meglio tenere i nervi saldi e accertare in che consiste l’«accordo del secolo» annunciato da Donald Trump: aiuterà la pace e il dialogo, oppure consisterà in un pacco di miliardi destinato soltanto a tacitare i palestinesi? Nella reggia di Amman il realismo si sposa con la prudenza.
Mattarella è sulla stessa lunghezza d’onda. Considera fondamentale «ricucire gli strappi», anche se «creati da altri». In chiave europea, un’annessione pura e semplice dei Territori verrebbe giudicata inammissibile. Lo ha confermato a re Abdullah: «Da parte italiana non sarebbero accettate mutazioni dei confini unilaterali, che non fossero il frutto di un dialogo». Se Israele procedesse nella logica del fatto compiuto ne deriverebbero enormi tensioni. Le parti faranno bene a negoziare e, intorno a un tavolo di trattative, andrà individuata la soluzione pure su Gerusalemme, città simbolo di tre religioni monoteiste dalla quale nessuno potrebbe escludere le altre fedi. Non potevano mancare grandi e meritati elogi di Mattarella per come la Giordania si sta prodigando con i profughi dalla Siria. A titolo di contributo, l’Italia ha staccato un nuovo assegno di 88 milioni. Ma il presidente si raccomanda che, una volta terminata l’emergenza, tutti i rifugiati ritornino a casa loro. Non dev’essere l’Europa la destinazione finale, e re Abdullah II condivide in pieno.

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